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Cane ucciso con 100 pallini sparati da un fucile da caccia

L'animale è stato trovato senza vita in un fosso di via Battagello a Onè di Fonte. La proprietaria ne aveva denunciato la scomparsa lo scorso 3 ottobre. Indignazione sui social

Si chiamava Zeus ed era un cagnolone affettuoso e pieno di vita. Lo scorso 3 ottobre si era allontanato da casa, nella frazione di Onè, a Fonte. Una zona dove si vedono spesso molti cacciatori in cerca di prede.

La proprietaria dell'animale ha provato a segnalare subito la scomparsa di Zeus sui social nella speranza di vederlo tornare a casa ma il cane è stato trovato senza vita in un fosso di via Battagello, in località Le More. L'animale è stato ucciso da un centinaio di pallini da caccia che gli sono stati sparati contro con un fucile da caccia. Chi ha colpito Zeus l'ha abbandonato, ancora agonizzante, senza allertare nessuno. Quando la sua padrona l'ha ritrovato per l'animale non c'era ormai più nulla da fare. Un gesto di una brutalità disumana. I colpi sono stati sparati da vicino e in quantità spropositata. Impossibile pensare si sia trattato di un gesto accidentale. Grande l'indignazione sui social per la crudeltà con cui Zeus è stato ucciso. La padrona del cane, Desy Favretto, ha rivolto un appello sui social per provare a risalire ai responsabili di un gesto tanto brutale. 

«Chi spara a un cane domestico inerme, con centinaia di pallini, è un delinquente, una persona pericolosa che va assolutamente fermata. Chiedo agli inquirenti di fare tutte le verifiche del caso, individuarlo non dovrebbe essere troppo difficile». L’appello è di Andrea Zanoni, consigliere del Partito Democratico, commentando l’episodio accaduto a Onè di Fonte, nel Trevigiano, dove un cane, abbandonato agonizzante per 24 ore in un fossato dopo essere stato ‘impallinato, è morto per le gravi ferite riportate. «Sono stato contattato anche dalla proprietaria, Desy,  ovviamente disperata per l’accaduto. Il cane è stato colpito da vicino, quindi è improbabile pensare a un incidente. Mi auguro che il responsabile di questo gesto criminale sia rintracciato in fretta: il giovedì i cacciatori che escono sono una esigua minoranza, meno dell’1%, e sono presto individuabili perché fanno parte del locale Ambito territoriale di caccia, per il quale esiste l’elenco dei soci che hanno l’obbligo di segnalare l’uscita sul tesserino venatorio. Gli inquirenti dovrebbero controllare i tesserini dei residenti della zona e quasi sicuramente emergerebbe il responsabile. Inoltre mi appello agli stessi cacciatori: si conoscono tutti nella zona di Onè di Fonte, con ogni probabilità sanno chi è stato. Chi ha visto o sentito qualcosa, prenda le distanze e avverta i carabinieri e la proprietaria. L’autore di un’azione del genere rappresenta un pericolo per tutti e va individuato al più presto. Ricordo che l’uccisione di animali, ‘per crudeltà o senza necessità’ è considerato reato ai sensi dell'art. 544-bis del codice penale e prevede la reclusione da quattro mesi a due anni; il maltrattamento, invece, normato dall’articolo 544 ter, è sanzionato con la reclusione da tre a diciotto mesi o una multa da cinquemila a trentamila euro, con pena aumentata della metà se dal maltrattamento ne deriva la morte dell’animale, come in questo caso. Infine l’articolo 638 prevede che chiunque senza necessità uccida o renda inservibili o comunque deteriori animali che appartengono ad altri è punito, salvo che il fatto costituisca più grave reato, a querela della persona offesa, con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a trecentonove euro. Mi auguro per tutti noi che il responsabile avrà quello che merita, così in futuro ci penserà cento volte prima di sparare a freddo a un animale inerme».

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