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Le ceramiche della collezione "Varo" in mostra a Castelfranco

Nel 2005 la signora Maria Varo, anziana insegnante residente in città, ha donato al Comune una collezione di ceramiche antiche, di proprietà della sua famiglia, costruita dal fratello Renzo, a lungo primario all’ospedale civile di Penne, in provincia di Pescara

CASTELFRANCO VENETO Nella sala Consiliare del Municipio il vicesindaco, Gianfranco Giovine ed il funzionario responsabile dell’Ufficio cultura Carlo Simioni hanno presentato la terza mostra dedicata alle ceramiche della collezione Varo. Nel 2005 la signora Maria Varo, anziana insegnante residente in città, ha donato al Comune di Castelfranco Veneto una collezione di ceramiche antiche, di proprietà della sua famiglia, costruita dal fratello Renzo, a lungo primario all’ospedale civile di Penne, in provincia di Pescara.  La collezione consta di complessivi 170 pezzi, tutti provenienti da paesi di produzione dell’Italia centrale: Deruta, Castelli, Penne, Bussi, Torre de’ Passeri, Rapino, Cerreto, Ariano Irpino.  

Tra il 2015 e il 2016 sono stati esposti, in due successive mostre, i due terzi del corpus espositivo, ed è stato pubblicato il catalogo con immagini e schede di tutti i pezzi che compongono la raccolta. Dal 2 giugno al 5 agosto 2018 verranno quindi esposti, nella Sala Mazzotti del Museo Casa Giorgione, una ottantina di oggetti molti dei quali non hanno trovato posto, per esiguità di spazio, nelle precedenti due mostre. Con questa terza iniziativa espositiva si adempie compiutamente al vincolo testamentario che prevedeva, oltre alla pubblicazione del catalogo, l’esposizione al pubblico dell’intera raccolta. Curatore dell’esposizione è Nadir Stringa, autore di indiscussa autorevolezza nel mondo degli studiosi della ceramica al quale dobbiamo anche il pregevole catalogo, in vendita al museo, che presenta la collezione nella sua completezza.

Madrina di eccezione di questa ultimativa iniziativa espositiva è Elena Agosti, Conservatrice del Museo della Ceramica di Nove, la cui presenza si pone a suggello dei buoni rapporti di affinità e amicizia che contraddistingue l’interloquire tra le due realtà museali. Visita alla mostra senza sovrapprezzo sul normale costo del biglietto di ingresso. A corollario di questa pregevole esposizione segnaliamo le altre due mostre, di illustri ceramisti contemporanei, che troveranno sede nei locali del museo.

EVENTI COLLATERALI: Dal 17 giugno all’8 luglio 2018, al Piano Nobile del Museo Casa Giorgione, mostra dell’artista/ceramista Antonio Bernardi. Cresciuto alla scuola d'arte di Nove, verso la fine degli anni ‘60 ha dato vita, con amici, al "Laboratorio Giallo": grafica, fotografia, e soprattutto disegno della ceramica che nel 70 ottiene il premio A. Palladio alla Fiera di Vicenza.Nel 1978 la svolta: Partecipa al Simposio Internazionale della Ceramica di Nove e Bassano e si converte all'azione artigiana. Negli anni a seguire, mentre continuava a guadagnarsi il pane insegnando, è invitato alla Biennale del Bronzetto a Padova e a mostre collettive nel Veneto.  "La mia ricerca è rivolta al vaso dedicato, promiscuo contenitore di semplici questioni umane. I rituali da compiere iniziano al tornio e proseguono coltivando itinerari lievi, ma più felicemente incidenti di lavoro. La terraglia tenera mi offre la mano, in due la strada si fa leggera, mi porta ad esplorare l'inconscio, nascono così, con rapide azioni plastiche, mezzi busti cavi che ospitano sentimenti, frammenti di storia e di rapporti, con lieve ironia. Plasmati a chiaroscuro, dopo la prima cottura incontrano poco colore: terra rossa, sostanza plastica antica e ossidi di rame e di cobalto".

Dal 15 luglio al 5 agosto 2018, al Piano Nobile del Museo Casa Giorgione, mostra dell’artista/ceramista Enrico Stropparo. Nasce nel 1953 a Tezze sul Brenta (Vicenza). Nel 1974 si diploma all’Accademia delle Belle Arti di Venezia, allievo di A. Viani. Nel periodo degli studi conosce la "filosofia” della ceramica lavorando nel laboratorio di Alessio Tasca, “respirando” la realtà ceramica di Nove. Attivo nel panorama artistico ed espositivo dal 1972, da questo momento va consolidando i suoi interessi per i materiali argillosi più grezzi, le tenui colorazioni dei toni naturali delle terre, l’esplorazione dei limiti delle possibilità plastiche e cromatiche delle terre.  In questo difficile esercizio tecnico modula sulle lastre geometrie e citazioni in chiave moderna dei caratteri storici dell’architettura veneziana, sensibile, per vocazione ambientale, al più tenue variare della luce. Le geometrie dei primi lavori si adeguano progressivamente, alla fin degli anni ’80, ai pezzi unici: le “porte”, le “sfere”, gli "altari” affrontano la tematica della scultura in ceramica a tutto tondo, una rivisitazione in "terra" delle emozioni della vita. Questa sorta di preziosismo tecnico e carica allusiva gli vengono riconosciute con il primo premio al Concorso Internazionale della Ceramica d’Arte di Faenza del 1989. Segue un periodo di riflessione e sospensione creativa, durante il quale ha continuato a meditare sul futuro della ceramica, “provocando” ancora le terre.

Nel 2006 riprende a lavorare le terre con nuova forza, partendo da una forma primaria, “la ciotola”, presentandosi nelle esposizioni con gruppi di opere sotto forma di installazioni tematiche. «Come Amministrazione -spiega il vicesindaco Giovine- con questa mostra stiamo dando seguito ad un impegno preso ed alle volontà testamentali dei donatori. La soddisfazione è quella di essere riusciti in breve tempo a proporre questa terza mostra completando così la conoscenza di queste opere. Ora cercheremo di dare una continuità espositiva permettendo così alla cittadinanza di apprezzarle durante tutto l’arco dell’anno».

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