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Cannabis light vietata dalla Cassazione: "Canapa-store" lascia Treviso

Il negozio del centro è stato costretto a chiudere i battenti. Lo sfogo del titolare Davide Bilora: «Ho perso 50mila euro». Resta aperto invece il Moksa che presto aprirà anche a Bassano

La sentenza della Cassazione contro la vendita della cannabis light in Italia si è abbattuta come una scure sul "Canapa-store" di Piazza San Vito, nel centro di Treviso, che in questi giorni ha dovuto chiudere per non rischiare di essere dichiarato fuorilegge e incorrere in pesanti multe e sanzioni penali.

Abbiamo raggiunto telefonicamente il titolare del negozio, Davide Bilora, che si è sfogato con queste parole ai nostri microfoni: «Siamo arrivati alla frutta - esordisce - Questa sentenza della Cassazione è una vera e propria "distrazione" di massa dai problemi reali del nostro Paese. Con tutte le questioni da risolvere che ci sono in Italia noi negozianti dei canapa store ci siamo ritrovati, da un giorno all'altro, a essere trattati peggio dei criminali. Sono senza parole per la velocità con cui è stata applicata questa sentenza della Cassazione nel Paese conosciuto per i tempi biblici della Giustizia. Siamo stati costretti a chiudere in fretta e furia per evitare il rischio di un sequestro penale che, oltre alla chiusura del negozio, ci avrebbe portato anche a dover pagare una maxi-multa e rischiare di ricevere una probabile denuncia per spaccio. E' una sentenza assurda, in controtendenza rispetto alla maggior parte dei Paesi in Europa e nel Mondo dove la cannabis light è stata ampiamente sdoganata da diversi anni». Bilora è un fiume in piena: nell'attività di Piazza San Vito aveva coinvolto tutta la sua famiglia e ora ha visto sfumare in poche ore i risparmi di una vita: «Quando ho aperto il negozio un anno fa lo Stato ha incassato dalla mia attività Iva, tasse, Inps e Inail. Ci credevo e ho investito i miei risparmi coinvolgendo tutta la famiglia nel progetto. Oggi ho perso 50mila euro dalla chiusura del negozio e non vedo soluzioni possibili per il futuro. Ad oggi, riaprire un'attività di questo tipo nel nostro Paese è impossibile. I rischi sono davvero troppi». E pensare che in pochi mesi il negozio di Bilora aveva attratto un numeroso gruppo di clienti che in questi giorni gli hanno inviato molti messaggi di vicinanza e solidarietà: «Dispiace davvero tanto anche perché il nostro negozio per l'80% era specializzato nella vendita di prodotti a scopo medico e curativo. I clienti erano seguiti da un dottore e da personale specializzato che li consigliava nella terapia più adatta ai loro bisogni». Bilora, padre di famiglia, dovrà ora ricominciare una nuova vita dopo la decisione della Cassazione e, come lui, molti altri venditori di cannabis light in tutta Italia si sono ritrovati in una situazione simile. Treviso perde uno dei suoi principali "canapa store" e i negozianti del settore non possono far altro che chiedersi che ne sarà del loro futuro.

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