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Gioco d’azzardo patologico: oltre 200 persone in cura nella Marca

Sono 500mila gli italiani con problemi di gioco d’azzardo, ma sono soltanto 15mila i giocatori in cura presso i servizi pubblici. Slot machine e Gratta e vinci creano più dipendenza

«Sgonfiare il fenomeno del gioco d’azzardo patologico, e attutire gli effetti nefasti della ludopatia sulla vita delle persone, è possibile con adeguate politiche pubbliche, come dimostra il caso del Piemonte, le cui azioni di contrasto, a livello regionale e dei singoli comuni, hanno ridotto di 1 miliardo di euro il giro d’affari dell’insano business».

Lo ha detto lunedì mattina, nell’ambito del convegno organizzato dall’Associazione Comuni della Marca Trevigiana insieme all’Ulss 2, il dottor Paolo Jarre, direttore del Dipartimento Dipendenze della Asl TO3, che ha evidenziato anche come l’attuale adozione a macchia di leopardo di provvedimenti di limitazione degli accessi nelle sale da gioco e affini da parte dei Comuni non aiuti a ottenere i risultati attesi. Il gioco produce a livello nazionale un giro d’affari di 102 miliardi di euro (dato 2018), in sensibile crescita di anno in anno (erano 95 miliardi nel 2016). Da questa attività privata, lo Stato italiano introita ogni anno circa 10 miliardi di euro. Ma quanti ne spende poi per guarire le vittime di tale dipendenza? Secondo il CNR sono 500 mila gli italiani che hanno problemi di gioco d’azzardo, stima che cresce a 1,5 milioni secondo il Ministero della Sanità. Ma sono soltanto 15 mila i giocatori in cura presso i servizi pubblici. Di questi, la sanità veneta ne ha in carico 1.903 e quella trevigiana 354 (dati 2018). Guardando i numeri degli anni precedenti, si capisce che il trend è, purtroppo, in lenta ma costante crescita. La fascia d’età maggiormente rappresentata è quella 45/59 anni e la seconda fascia è quella degli over 65. Si registra poi un incremento anche della popolazione più giovane. I giocatori maschi sono più numerosi delle giocatrici donne. La maggior parte dei giocatori presenta un livello d’istruzione a livello di scuola media-inferiore o di qualifica professionale. Vi è però anche una presenza significativa di diplomati. Il giocatore in carico al Servizio ha nella maggior parte dei casi un reddito proprio, da lavoro o da pensione. Non mancano tuttavia coloro che, per studio o condizione non lavorativa, devono far riferimento ai familiari per il proprio sostentamento. I giocatori sono prevalentemente coniugati/conviventi, ma il numero dei celibi/nubili è molto vicino. La presenza dei non coniugati sembra essere maggiore tra i maschi, tuttavia l’eterogeneità della popolazione dei giocatori ci impedisce di tracciare un profilo unico. La maggior parte dei giocatori riporta problemi prevalenti con una sola tipologia di gioco (slot machine e/o VLT). È noto che i giocatori, soprattutto quelli problematici, giocano però a più giochi e su piattaforme diverse (online, territorio etc). Il Gratta e Vinci si conferma come secondo gioco più popolare tra i pazienti in carico. A scattare la fotografia del fenomeno ludopatia nella Marca Trevigiana è stata la dott.ssa Michela Frezza, Direttore del dipartimento per le dipendenze dell’Ulss 2, che ha elencato anche tutte le attività di prevenzione e di presa in carico messe in campo dall’Azienda sociosanitaria trevigiana in questi anni. 

L’appello dell’Ulss 2

«Mi preme sottolineare l'importanza che tutti i soggetti istituzionali, compreso il Terzo settore, facciano rete, concordando politiche armonizzate in tema di prevenzione e contrasto del gioco d'azzardo - ha affermato il direttore ai Servizi Sociali dell’Ulss 2 George Louis De Re, intervenuto in apertura del convegno -  Rappresentano un'occasione in tal senso i nuovi Piani di Zona, che vanno nella direzione del mettere assieme tutti gli interventi finalizzati alla massima efficacia».

Il ruolo dei Comuni e la nuova Legge regionale 38/2019

L’Associazione dei Comuni della Marca Trevigiana ha un Gruppo di Lavoro, con la consulenza dell’avvocato Gigliola Osti, che da anni lavora per trovare percorsi fattibili affinché gli enti locali possano - senza il rischio di perdere costosi ricorsi alla giustizia amministrativa da parte dei gestori delle sale slot - introdurre limitazioni all’accesso ai posti dove si gioca a soldi per quanto riguarda sia la distanza che gli orari. In questi anni lo ha fatto in assenza sia di una legge regionale che nazionale. La legge statale ci sarà se il Parlamento approverà il disegno di legge presentato dalla senatrice trevigiana Sonia Fregolent che mira a dare copertura ai provvedimenti comunali. La legge regionale ora c’è, ed è la n. 38 del 10 settembre scorso (che entrerà in vigore il 28 settembre) “Norme sulla prevenzione e cura del disturbo da gioco d’azzardo patologico”, la quale presenta dei punti di forza e delle criticità. Tra i punti di forza c’è il provvedimento (che dovrà uscire entro 60 giorni dall’entrata di vigore della legge) relativo alle fasce orarie di interruzione quotidiana del gioco, il quale avrà il pregio di rendere omogenei gli orari su tutto il territorio regionale; c’è il divieto di collocare apparecchi di gioco a meno di 400 metri dai luoghi sensibili (scuole di ogni ordine e grado, strutture socio-sanitarie, impianti sportivi, luoghi di culto, etc.); e ci sono sanzioni immediatamente applicabili. Tra le criticità, va invece evidenziato che la legge non intervenie sulle sale da gioco e sugli apparecchi da gioco esistenti alla data di entrata in vigore della legge, e che subordina la possibilità per i Comuni di aumentare la distanza oltre i 400 metri e di inserire nuovi luoghi sensibili all’adozione di un piano comunale di riordino del gioco. 

Sulla base di queste novità legislative e della più recente giurisprudenza (che in genere dà ragione ai Comuni) l’Associazione Comuni della Marca Trevigiana ha  predisposto i nuovi schemi di ordinanza e regolamento per i Comuni che vogliano regolamentare l’attività delle sale giochi e affini (videolottery-VLT, sale scommesse, etc.) del proprio territorio e difendere i soggetti più deboli dalle conseguenze del gioco d’azzardo. Ciò avviene a due anni di distanza (era il 2017) dalla predisposizione dei primi schemi. In questi anni solo la metà circa dei Comuni trevigiani ha adottato questi provvedimenti. «È importante che ci sia omogeneità sul territorio e pertanto che i Comuni provvedano ad adottare questi provvedimenti e che impegnino risorse nella sensibilizzazione alla cittadinanza sulla periocolosità del gioco d’azzardo - ha affermato Mariarosa Barazza, presidente dell’Associazione Comuni della Marca Trevigiana - Il caso del Piemonte che da 28mila slot machine è passato a 10mila grazie all’azione sinergica delle politiche pubbliche a contrasto del gioco d’azzardo dimostra che queste limitazioni sono efficaci e possono contribuire a salvare la vita alle persone».

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