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Coronavirus, la sfida di Keyline: «Riempiamo la fabbrica con i disegni dei bambini»

Mariacristina Gribaudi: «Raccogliere i loro messaggi e i loro sogni per poi condividerli può esserci di grande aiuto ad affrontare quello che ci attende. Faranno parte della nostra storia»

Un appello di propri dipendenti perché raccolgano disegni o video che raccontino come i loro figli o nipoti stanno vivendo l’emergenza Corona virus. Lo ha lanciato Mariacristina Gribaudi, amministratrice unica di Keyline, l’azienda di Conegliano che produce chiavi e macchine duplicatrici. «Negli incontri che sto avendo in questi giorni con quanti dei nostri collaboratori sono al lavoro in fabbrica avverto come sia importante trasmettere positività e speranza. E chi meglio dei bambini può comunicarci tutto questo? I piccoli – spiega Gribaudi, che è madre di 6 figli – sono sempre stati per me maestri di resilienza. Raccogliere i loro messaggi e i loro sogni per poi condividerli in fabbrica può esserci di grande aiuto ad affrontare quello che ci attende. Faranno parte della nostra storia».

Nei prossimi giorni disegni, video o altro materiale che verrà raccolto per essere poi messo a disposizione di tutti nella bacheca e nei canali comunicativi aziendali. «L’idea mi è venuta osservando alcuni disegni, che conservo nel mio ufficio, realizzati dai figli o nipoti di nostri dipendenti che mi hanno conosciuto in occasione di qualche festa od evento aziendale. Mi sono chiesta: visto che stiamo scrivendo una pagina importante della nostra storia perché non lasciare traccia delle nostre emozioni affidandoci a chi ha sicuramente la capacità di cogliere quei dettagli che a noi adulti oggi magari sfuggono? Sono certa che i bambini sapranno stupirci». A proposito di stupore: Gribaudi racconta di essere rimasta sorpresa della grande solidarietà che è scattata in questi giorni in azienda e nelle sedi che Keyline ha all’estero. «Abbiamo avuto un cliente che, confermando il suo ordine, ha voluto pagarci in anticipo e un nostro collega della filiale di Shanghai che, ricambiando quanto avevamo fatto noi all’insorgere dell’emergenza in Cina, ci ha spedito duemila mascherine, pagandole di tasca propria. Sono piccoli gesti che ci commuovono e ti riempiono di motivazione».

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