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Coronavirus, mascherine in Veneto con il contagocce: qualcosa si muove, la situazione

Difficoltà logistiche nel far pervenire le mascherine considerate dispositivo medico e prodotte prevalentemente in Cina. In alcuni ospedali prima lo stop, oggi si usano

E' partita nei giorni scorsi la caccia alle mascherine chirurgiche per proteggere bocca e naso dal Coronavirus. Una dotazione che permette ai medici negli ospedali e a tutto il personale sanitario di affrontare l'emergenza con le dovute precauzioni e alla popolazione di potersi proteggere in caso di uscita.

Situazione Cina-Italia

La quasi totalità delle aziende che producono questo tipo di dispositivi sanitari sono subissate di richieste e una buona parte delle aziende produttrici sono dislocate in Cina. Un quadro che, nella situazione di emergenza che è scoppiata in Oriente, mette in crisi anche il sistema di approdo dei prodotti nel nostro Paese. Secondo alcune fonti che lavorano direttamente con il colosso orientale il governo cinese per affrontare l'emergenza ha disposto in un primo momento il blocco nelle esportazioni dei dispositivi che serviva per affrontare la problematica interna. Attualmente in Cina risulta essere ancora in atto la quarantena ma l'emergenza sembra essere sotto controllo tanto che a Wuhan, epicentro dell'epidemia, si è registrato lunedì un solo caso di Coronavirus. Per questo motivo la situazione "mascherine" si è sbloccata e dalla Cina cominciano ad arrivare i primi rifornimenti, anche se filtrati dalla concorrenza dei Paesi UE, mentre anche nel territorio trevigiano alcune aziende che lavorano tra l'Italia e la Cina si stanno adoperando per far arrivare quanti più aiuti possibili. Ed è di queste ore l'indiscrezione secondo cui l'azienda Zero di Padova, che si occupa di garantire la razionalizzazione, l’integrazione e l’efficientamento dei servizi sanitari, socio–sanitari e tecnico amministrativi delle strutture regionali, ha dato finalmente il via libera all'acquisto di un primo milione di mascherine certificate CE, la cui vendita è stata fissata ad un prezzo che oscilla tra i 40 e i 50 centesimi a pezzo. L'ultimo scoglio, ora, è la questione dogane e trasporti: i blocchi e i controlli potenziati a causa del virus rendono difficile trasferire qui i materiali e i prodotti, mascherine comprese.

Proclami e proteste

Mascherine che andranno a coprire in parte il fabbisogno degli ospedali della Regione, compresi quelli della Marca Trevigiana che in alcuni casi fino alla settimana scorsa, nella confusione generale dei provvedimenti, non ritenevano l'uso del dispositivo necessario per medici e operatori sanitari, e che invece questa settimana hanno ricevuto direttive di utilizzo, mentre alcune farmacie, subissate di richieste da parte dei cittadini, si stanno attrezzando facendo rete per riuscire ad arrivare ad avere le forniture necessarie per sopperire alla domanda. Intanto in tutta Italia e anche in Veneto c'è chi riconverte la produzione della propria impresa per produrre mascherine, come accaduto nel caso di Grafica Veneta, iniziativa presentata in pompa magna dal presidente del Veneto Luca Zaia. Prodotti che, però, non possono essere assimilabili alle mascherine "chirurgiche" distribuite, con qualche giorno di ritardo, ai comuni. E' di oggi, ad esempio, il post social di Riccardo Szumski, sindaco di Santa Lucia di Piave, che scrive: «Devo tirare le orecchie a Zaia.. Quando si vuole fare scena con annunci eclatanti bisognerebbe aver prima già predisposto tutta la organizzazione per attuarla immediatamente... . Da ieri sia io che il comune siamo tartassati di telefonate e richieste di mascherine con intasamento di linee ed anche maleducazione... No saven un tubo de dove e co le riva!! Vèò capi?». Comunque un primo passo quello della Regione, che dovrà essere costante. Tempo qualche giorno, dunque, e si potrà capire se effettivamente l'emergenza delle mascherine introvabili sarà superata anche nel nostro territorio.

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