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Coronavirus: nella Marca è stop per il 61,7% degli studi di architettura

Secondo un sondaggio effettuato online, il 16,6% ha chiuso per rispettare la quarantena. In ogni caso, nel 62,9% dei casi gli studi erano comunque attrezzati per operare con telelavoro

Emergenza Covid-19, l'Ordine degli Architetti di Treviso fa sentire la voce della categoria. Il Presidente dell'OAPPCTV Marco Pagani ha indirizzato una lettera al CNAPPC (Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Architetti) Giuseppe Capocchin contenente gli esiti di un sondaggio, condotto via email e online, che fotografa in maniera chiara le difficoltà del settore.

Il questionario: la platea

Al sondaggio, aperto anche agli altri ordini professionali e somministrato via email oltre che online in meno di una settimana (dal 16 al 20 marzo) hanno risposto in 928: per la precisione 828 iscritti all'Ordine degli Architetti della Marca e altri 100 iscritti di altre provincie italiane. Di questi la maggior parte (828) nella provincia di Treviso e 100 residenti nelle altre province del Veneto (Padova 31; Venezia 11; Belluno 6; Vicenza 4; Rovigo 7) e in altre città italiane.

I problemi riscontrati con l'emergenza Covid

Tra i maggiori problemi riscontrati a causa del Covid19 il 61,7 per cento indica il blocco dell'attività di studio per limitare contatti con colleghi e clienti; il 55,4 il fermo delle attività di cantiere, il 48,1 lo stop delle trasferte, il 46,3 le difficoltà per l'arrivo dei clienti, il 41,6 per cento le difficoltà nei rapporti con la PA e il 29,6 per cento il rispetto delle scadenze contrattuali. Un dato pesante quello relativo alla quarantena: il 16,6 per cento dichiara di aver chiuso lo studio per rispettare i 14 giorni di isolamento.

Telelavoro e rapporto con i clienti

Sempre dal sondaggio emerge anche che nel 62,9 per cento dei casi lo studio era attrezzato per operare con telelavoro, il 67,7 ha compensato parte dell'attività con il lavoro da remoto, mentre il 52,3 per cento (la metà) dei clienti ha accettato modalità di confronto con conference call, e il 59, 2 per cento dei collaboratori hanno attuato modalità di lavoro a distanza con efficacia. Segue una lunga lista di problemi ed esigenze da segnalare tra cui difficoltà tecniche, di connessione, con i cantieri.

"Hanno risposto, in meno di una settimana, più di 900 iscritti, già questo dato partecipativo sembra un grido di allarme. Inserire il codice Ateco 71 - "attività degli studi di architettura e ingegneria" non è un riconoscimento per la nostra categoria – scrive nella lettera il Presidente dell'OAPPCTV Marco Pagani - Appare piuttosto palese che si tratta di un escamotage per non riconoscerci alcuna agevolazione futura: pensiamo alla cassa integrativa straordinaria, a futuri sgravi fiscali. È pur vero che ci sono molti colleghi che stanno volontariamente collaborando con le autorità per il collaudo di ospedali da campo e altre strutture realizzate in emergenza, ma questo non giustifica l'inserimento del nostro codice, bastava semplicemente legarlo ai codici delle filiere strategiche: sanitaria ed alimentare. Come possiamo permettere che, a fronte di 154 quarantene dichiarate nella sola nostra provincia (16.6% dei compilatori), non ci venga riconosciuto nessun ammortizzatore fin dall'inizio del lock down? Molti colleghi ci hanno già inoltrato i certificati dell'ASL, anche di quarantena in contumacia, che li ha costretti all'inattività. Ci ritroviamo nella situazione paradossale per cui gli studi sono aperti ma a chiudere però sono i cantieri ovvero il nostro principale luogo di lavoro.

Pagani elenca poi una serie di misure che potrebbero contribuire a risollevare il settore: "Più che un contributo di 600 euro al mese, aggiunge, aiuterebbero importanti investimenti in opere pubbliche – continua Pagani - In primis una serie di importanti sgravi fiscali per quegli operatori ed investitori che decideranno di partire entro i 12/18 mesi dalla fine della quarantena. Un altro intervento fondamentale sarebbe quello di facilitare e semplificare l'accesso ai BONUS già esistenti. Poche volte si riescono ad applicare quelli energetici nei centri storici o il sisma bonus. Sarebbe strategico perché riguardano anche microinterventi. Infine va chiesta una proroga anche dei temi su appalti pubblici se no si bloccheranno le imprese alla ripresa con contenziosi e saranno tutte concentrate nel chiudere quei lavori e non iniziarne di nuovi".

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