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Lettera di "Treviso Imprese Riunite" a Conte: «Abbiamo bisogno di un portavoce»

Nel testo, firmato da oltre 150 imprese in rappresentanza di 600 lavoratori trevigiani, alcune delle richieste per combattere la pesante crisi provocata dal contagio del Coronavirus

Treviso Imprese Riunite, l'insieme di ristoratori e aziende di Treviso, hanno inviato una lettera al sindaco Mario Conte accogliendo l'appello lanciato dallo stesso primo cittadino per recepire le istanze delle attività commerciali in questo difficile periodo di blocco per contenimento del Coronavirus.

“Egregio sindaco della città di Treviso si legge nella letteraIl suo appello di pochi giorni fa ha riacceso in noi una piccola speranza. La nostra voglia di combattere di certo non manca e accogliamo volentieri il Suo invito a tenere duro, ma il momento è difficile, per non dire drammatico. Ci vediamo tutti i giorni recapitare fatture per utenze che non saremo in grado di saldare, molti di noi lottano con il proprio locatore per riuscire a sospendere canoni d’affitto in questo momento inaffrontabili, le banche non hanno ancora chiare le procedure di moratoria o la disponibilità di finanziamenti agevolati garantiti dallo Stato, e nel frattempo riceviamo notifiche di assegni insoluti che, se protestati, vanificheranno ogni nostrapossibilità di accesso al credito. Abbiamo apprezzato il Suo grande impegno nell’aiutarci, mediando per conto nostro con l’Alto Trevigiano Servizi e Contarina (anche se non ci è chiaro se abbiate ottenuto una sospensione anche per la tassa di smaltimento rifiuti o qualche altra agevolazione in merito) e sospendendo Cosap e Tassa affissione, nonché la massima disponibilità dimostrata nel nostro incontro del 10 marzo, in cui ci è stato esposto un piano di ripartenza ricco e ben organizzato. Abbiamo però ora bisogno di un portavoce su scala Nazionale, per presentare quelle che secondo noi sono le direttive indispensabili per il sostentamento del nostro sistema economico e che vanno di pari passo con le richieste degli altri gruppi territoriali sparsi per tutta Italia, molti dei quali fanno parte, con noi, del direttivo nazionale del gruppo “Responsabili Italiani”.

Questi i punti per noi fondamentali richiesti:
-Abolizione della burocrazia per consentire a tutte le aziende accesso diretto al credito: abolizione degli oneri bancari connessi al credito per l'emergenza, tassi di interesse pari e non superiori allo 0,30%, modalità di rimborso coerenti con l’importo richiesto e con la capacità finanziaria dell’impresa, possibilità di valutare parte del credito a fondo perduto, in proporzione al fatturato annuo medio;
- Abolizione ISA (Indicatori Sintetici di Affidabilità, ex Studi di Settore);
- Abolizione delle accise su tutte le utenze, dalla data della chiusura fino alla data di riapertura;
- Previsione di un ammortizzatore sociale che consenta alle imprese che manterranno i livelli occupazionali di non pagare gli oneri sociali per tutto l’esercizio 2020;
- Invalidità delle eventuali richieste di sfratto per morosità a seguito del mancato pagamento dei canoni di locazione durante il periodo di chiusura causa “Covid-19” (se non corrisposte entro 36 mesi dalla data di effettiva riapertura);
- Sospensione di tutti versamenti fiscali e contributivi senza distinzione tra codici tributo, comprendente anche avvisi bonari, cartelle esattoriali ed eventuali rateizzazioni delle medesime, per tutto l’esercizio 2020, con previsione di un meccanismo di rimborso senza applicazione delle sanzioni e degli interessi in almeno 24 rate a partire da Gennaio 2021 e blocco del versamento della quota mensile del tfr dei dipendenti per tutto il periodo di inoperatività;
- Previsione della rottamazione dei ruoli per le cartelle notificate alla data del 28.02.2020, nonché rottamazione degli avvisi bonari notificati alla stessa data;
- Attribuzione del credito d’imposta sugli affitti ai locatori e non ai conduttori per permetterci di non erodere ulteriormente la nostra liquidità, da momento che potremmo versare solo il 40% del canone e il restante 60% entrerà al locatore sotto forma di credito d’imposta (fermo restando che ogni pagamento potrà avvenire solo dopo la riapertura delle nostre attività);
- Destinazione di un Reddito di Sussistenza dignitoso a TUTTE le partite IVA costrette a sospendere l’attività poiché anche noi titolari d’azienda, o professionisti iscritti all’ albo, abbiamo diritto a mangiare. Nel decreto Cura Italia invece si è creata insensata disparità tra le diverse figure titolari di partita IVA, oltre a una grande confusione su chi avesse o non avesse diritto alla miseria di 600 euro, dopo che molti di noi hanno scelto autonomamente e ben prima del decreto di chiudere, per responsabilità verso la salute pubblica e, nonostante tutto, risultiamo essere, come sempre, i meno tutelati.

Siamo sicuri che prenderà a cuore il nostro appello, e che si farà portavoce delle nostre difficoltà, così come noi ci impegneremo a far fede alla Sua richiesta di tenere duro per tornare presto tutti a rendere grande il nostro territorio.

TREVISO IMPRESE UNITE
420 iscritti ai nostri canali
150 aziende ad oggi censite
600 lavoratori assunti

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