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Coronavirus: il Vescovo Tomasi celebra messa per gli ammalati del Ca' Foncello

Una celebrazione per i contagiati dal Covid-19 e per tutti gli operatori: «Che il Signore vi doni fortezza, energia, perseveranza e coraggio»

Una messa nel cuore dell’ospedale Ca’ Foncello di Treviso, lì dove ogni giorno sono accolti malati bisognosi di cure, di attenzione, e dove tanti professionisti si spendono con dedizione e passione, anche a rischio della propria salute. Domenica pomeriggio il vescovo Michele Tomasi, che nei giorni scorsi aveva espresso al direttore dell’Ulss il suo desiderio,  ha potuto celebrare l’Eucaristia della quarta domenica di Quaresima nella chiesetta dell’ospedale, alla presenza di poche persone: il suo segretario, don Matteo Andretto,padre Felice Chech della cappellania ospedaliera, due religiose, il direttore generale dell’Ulss 2, Francesco Benazzi, il dott. Stefano Formentini, direttore dell’ospedale, il dott. Alberto Coppe, direttore dell’Unità Operativa Complessa dell’Ulss 2 e il dott. George Louis Del Re, direttore dei Servizi sociosanitari. Un momento vissuto privatamente, di preghiera e di vicinanza a tutta la comunità dell’ospedale, malati e operatori, famigliari, dirigenti, lavoratori che fanno funzionare la “macchina” della salute, messi a dura prova dall’emergenza dell’epidemia di coronavirus.

Mons. Tomasi ha raccontato che in questi giorni riceve molte preghiere dei bambini del catechismo, che continuano il loro cammino “a distanza”. E una, quella di Asia, ha voluto leggerla pubblicamente: “Gesù, tu che hai aperto gli occhi al cieco, liberaci da questo virus che sta invadendo tutto il mondo e ci impedisce di uscire di casa, siamo come il cieco che non poteva vedere. Secondo me il fango ora rappresenta i medici e il vaccino che potrà salvarci. Ti chiedo di proteggerci da questo virus per poter uscire da queste case e abbracciare le persone che amiamo”.

“Questa bimba – ha detto il Vescovo - ha espresso ciò che in tanti pensiamo, ogni volta che ci viene raccontato del vostro lavoro, della vostra esistenza in questo tempo difficile. Il Signore agisce nella storia, anche però dandoci mente e cuore, mani e talenti, studio, ricerca, conoscenza. Ci dà la forza per poter prenderci cura di chi ha più bisogno. Questo fango allora è fatto di terra, di esperienza umanissima e faticosa, impastato della saliva di Gesù, del suo soffio vitale, del suo Spirito di vita. Qui, per esempio, in questo luogo di speranza e di fatica, di lotta contro il male, di dedizione estrema, di rischio di solitudine, di incontro quotidiano con il limite, con la fragilità, purtroppo anche con la morte, in questo luogo può sembrare ancora più difficile proclamare la luce di Cristo. Eppure, a ben vedere, è proprio qui che essa splende più luminosa: nel Vangelo, nella buona notizia dell’impegno di tutti voi che non vi risparmiate, che non misurate lo sforzo, che non lasciate nulla di intentato per la salute dei vostri pazienti, mettendo a repentaglio la vostra stessa vita, anteponendo a tutto la vostra missione, il vostro lavoro. Il Signore guarda a voi, al profondo del vostro cuore. La Chiesa vi è vicina; vuole essere vicina a voi, agli ammalati, alle loro famiglie”.

“Proprio per collaborare al massimo all’impegno così massiccio per bloccare la diffusione del contagio, non possiamo celebrare le forme dell’accompagnamento delle persone che soffrono e che sono nel lutto, la preghiera e i sacramenti del congedo” ha aggiunto il Vescovo. La Chiesa – ha ricordato, citando il recente Decreto della Penitenzieria apostolica - concede l’indulgenza plenaria ai fedeli affetti da Coronavirus, così come agli operatori sanitari, i familiari e quanti, sull’esempio del Buon Samaritano, esponendosi al rischio di contagio, assistono i malati di Coronavirus. “Ogni vostro gesto, gli atti della vostra professionalità resi ancor più nobili dalla vostra compartecipe umanità; ogni sforzo che farete per gli ammalati, ogni parola buona e ogni speranza che saprete accendere in loro; tutto ciò che siete e fate può diventare, e diventa, strumento nelle mani di Dio per trasmettere e rendere concreto e vicino il suo amore per tutti e per ciascuno. Che il Signore vi doni fortezza, energia, perseveranza e coraggio. Che Dio vi benedica”.

Il direttore dell’Ulss 2 Benazzi ha ringraziato il Vescovo per la sua visita, “per essere venuto qui da noi: un grande segno di affetto, di amore. La nostra è una comunità di persone fragili, sia chi è ricoverato sia chi lavora perché è sempre esposto al rischio. Sentire la sua vicinanza e la forza della sua preghiera ci dà coraggio e ci fa andare avanti”.

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