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Coronavirus, volontariato trevigiano scrive al presidente Zaia, Lanzarin e Laganà

Il Volontariato Trevigiano chiede alla Regione Veneto un chiarimento sull’interpretazione dei vari Dpcm che si sono succeduti in relazione all’epidemia da coronavirus, con una lettera al Presidente Zaia, all'Assessore alla sanità e servizi sociali Emanuela Lanzarin e al Prefetto di Treviso Laganà. «La difficile situazione che sta vivendo il Paese con questa emergenza sanitaria richiede le misure importanti che sono state attivate con tempestività e la richiesta di responsabilità rivolta a tutte le componenti sociali. – spiega Alberto Franceschini Presidente di Volontarinsieme – CSV Treviso -  Tuttavia in nessuno dei DPCM emanati si fa riferimento diretto al mondo del volontariato che, a sua volta, sta riscontrando molti problemi nel capire quali decisioni prendere per ridurre al minimo l'impatto delle scelte nel sistema sociale e sanitario già messo alla prova».

Nella provincia di Treviso sono attive 1.000  organizzazioni di volontariato e di promozione sociale con oltre 90mila volontari attivi. Le attività in cui queste organizzazioni sono impegnate vanno dall'assistenza sociale agli anziani, alle attività di dopo-scuola, al sostegno delle persone a rischio di emarginazione sociale, all'animazione sociale, culturale e sportiva. A seguito dei Decreti, già dal 24 febbraio, moltissime realtà hanno sospeso o fortemente limitato le attività. «Parliamo, solo per la nostra provincia, di migliaia d volontari e altrettanti beneficiari che non possono usufruire della vicinanza e dell'ascolto e del sostegno concreto dei volontari – prosegue Franceschini - Il senso di responsabilità ha fatto sì che in alcuni casi i volontari stessi siano riusciti ad attivare, in questi giorni, modalità alternative di sostegno, ad esempio con telefonate “amiche” o aiuti a distanza. Ci sono però attività di utilità sociale che difficilmente, proprio in questo periodo, possono essere sospese».

Tra queste segnaliamo la consegna di generi alimentari, di farmaci o di prima necessità a famiglie in situazione di disagio, l'erogazione di pasti o di vestiario a persone senza dimora, il trasporto sociale per motivi di cura tramite mezzi messi a disposizione delle associazioni rientrante nel progetto regionale denominato Stacco, i servizi di emergenza e protezione civile. «Per queste associazioni e per i loro volontari è fondamentale poter ricevere indicazioni precise, e non di buon senso, per capire se possono proseguire l'attività e, in caso positivo, come ri-organizzarla sulla base delle esigenze di tutela della salute di tutti. I volontari rientrano tra le persone che possono muoversi per “motivi di necessità? E' necessaria una indicazione regionale che solo Lei, come Presidente della Regione Veneto, può dare. Chiediamo pertanto di poter avere tempestivamente una presa di posizione che chiarisca in quale modo le persone impegnate a titolo gratuito e volontario attraverso le associazioni e organizzazioni del Terzo Settore attive nella nostra Regione, possono continuare ad operare».

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