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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Cromology, 15 dipendenti rischiano il posto di lavoro

Manca ancora il piano organizzativo-funzionale. Secondo i sindacati c'è la possibilità concreta che 15 dipendenti rischino il posto di lavoro nello stabilimento di Resana

«Il piano industriale c’è ma manca quello organizzativo che definirà meglio la riorganizzazione interna e le conseguenze occupazionali a cui si va incontro. In ballo il destino dello stabilimento». È quanto emerso nella giornata di giovedì scorso, 15 novembre, dopo il confronto tra sindacati di categoria e le delegazioni degli stabilimenti di Cromology Italia.

A rischio sono una quindicina dei 50 dipendenti dello stabilimento produttivo di Resana. La ditta leader nel campo dei prodotti vernicianti e dei coloranti con sede centrale a Porcari, in provincia di Lucca, ha subito gli effetti della crisi del mercato che starebbero incidendo negativamente sul fatturato che, stando a quanto emerso nel primo incontro tra azienda e sindacati, nel 2017 si era attestato sugli 88 milioni di euro, in calo di oltre 6 milioni rispetto all’anno precedente. E le previsioni per il 2018 vedono il fatturato fermarsi sugli 80 milioni. «L’azienda ci ha consegnato un piano industriale molto generico - spiegano Massimo Messina della Filctem Cgil di Treviso e Gianni Boato della Femca Cisl di Belluno Treviso - Sebbene ci sia una timida apertura che potrebbe portare a rivedere il numero di esuberi previsti, da Cromology ad oggi arriva solo la conferma a voler procedere con la riduzione del personale per abbattere i costi. Inoltre, non c’è stato ancora fatto vedere il piano organizzativo e funzionale, fondamentale per capire il taglio alla luce di un’analisi puntuale sulle professionalità considerate in esubero. E su questo abbiamo chiesto chiarimenti sulle prospettive occupazionali e contestato l’operazione di esternalizzazione che l’azienda mira ad attuare. La preoccupazione è dunque doppia - sottolineano Messina e Boato - perché riguarda sia la gestione degli esuberi, che il futuro dei lavoratori che rimarranno: o si cambia chi amministra la produzione nello stabilimento di Resana, che fino ad oggi ha dato pessimi risultati, o la sede aziendale di Resana non si riprenderà più». Il prossimo incontro è stato fissato per il 6 dicembre. «Vogliamo contenere il più possibile il numero di esuberi - concludono i sindacalisti - anche partendo dalla considerazione che finora l’azienda ha lavorato a pieno regime e senza fare ricorso alla cassa integrazione».

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