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Diabete e retinopatia, il prof. Bandello: "Siamo all'avanguardia, ma ancora pochi screening"

A Treviso si è svolto il congresso internazionale dei medici oculisti. Grande ospite delle due giornate trevigiane il primario di oculistica al San Raffaele di Milano

Una delle protagoniste delle relazioni e discussioni a Retina2020, congresso internazionale di medici oculisti a Treviso svoltosi il 24 e il 25 gennaio, è sicuramente la retinopatia diabetica. Il Prof. Francesco Bandello, primario di oculistica al San Raffaele di Milano e grande ospite delle due giornate trevigiane, ci ha parlato di questa patologia. “La retinopatia diabetica è una complicanza a livello retinico dei problemi collegati al diabete. Le alterazioni a livello retinico appunto vengono classificate come retinopatia diabetica” - spiega il Prof. Bandello - La probabilità di avere una retinopatia diabetica è strettamente collegata alla durata della malattia: se il paziente ha sviluppato il diabete da poco tempo la probabilità che abbia delle lesioni retiniche è estremamente bassa. All'opposto se il diabete è presente da molto tempo, la probabilità cresce".

Si tratta dunque di una patologia che insorge in pazienti diabetici, sia di tipo 1 (insulino-dipendenti) che di tipo 2 (non insulino-dipendenti), che può portare alla perdita della vista se non tenuta sotto controllo. La retinopatia diabetica si trova nella lista stilata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità di malattie dell’occhio prioritarie che però possono essere prevedibili e trattabili. Lo scorso 14 novembre è stata la giornata mondiale del diabete e i dati non sono incoraggianti. Secondo Diabete Italia Onlus, sarebbero circa 3,7 milioni di diabetici in Italia e una persona su tre non sa di averlo. Numeri in continua crescita, che possono aumentare anche l’incidenza della retinopatia diabetica. L’importanza della prevenzione e dello screening per il diabete è vitale, sia per i pazienti insulino-dipendenti, che quelli non insulino-dipendenti. “La data di inizio del diabete è facile da stabilire nel paziente insulino-dipendente perché determina dei sintomi acuti e ci si rende conto di avere qualcosa che non va. Il medico fa gli esami del sangue e si trova la glicemia alle stelle. Così non è per il paziente non insulino-dipendente, pertanto in questo secondo gruppo di pazienti, che sono la maggioranza, è difficile stabilire quando è iniziata la malattia e quanto è probabile che quel determinato paziente abbia o meno delle lesioni retiniche quando lo si incontra per la prima volta" afferma il Prof. Bandello.

Per il diabete non insulino-dipendente bisogna stare attenti ad alcuni fattori di rischio, come un’eventuale familiarità, un alto colesterolo e trigliceridi nel sangue, l’ipertensione arteriosa, le cattivi abitudini alimentari, il fumo e la sedentarietà. “Quando la retinopatia si instaura c'è una fase di luna di miele durante la quale il paziente non ha sintomi e questa è la fase in cui bisognerebbe essere capaci di individuare il paziente, indirizzarlo verso le soluzioni di trattamento migliori possibili” spiega il Prof. Bandello. Da qui l’importanza delle campagne di screening per il diabete e per le malattie oculari ad esso collegato. “Gli esami sono diventati estremamente banali, ma sono in grado di riconoscere la presenza di lesioni e conseguentemente indirizzare il paziente verso delle soluzioni diagnostiche più avanzate e addirittura di trattamento laddove questo sia necessario” afferma il Prof. Bandello. L’Italia è all’avanguardia per quel che riguarda i trattamenti e le terapie contro la retinopatia diabetica. Ciò in cui siamo carenti secondo il Prof. Bandello è una generale campagna di screening.

“L'Italia è un paese che dal punto di vista oculistico è assolutamente all'avanguardia. Quello che non abbiamo è un programma di screening nazionale. Ci sono paesi in cui questo è stato fatto tipo il Regno Unito, dove più del 95% dei pazienti vengono sottoposti ad esame oculistico di screening e grazie a ciò è crollata la riduzione funzionale visiva dovuta alla retinopatia diabetica” spiega il Prof. Bandello. “L'invito per tutti i pazienti è di sottoporsi ad una visita oculistica anche in assenza dei sintomi. Solo così abbiamo grandi probabilità di arrivare all'accertamento della malattia nella fase in cui siamo più bravi a curarla” conclude il Prof. Bandello.

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