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Una ricerca inedita riporta alla luce la vicenda degli ebrei di Asolo

Due ricercatori dell'Accademia dei Rinnovati hanno ricostruito le vicende di 80 ebrei croati che risiedettero nel borgo tra il 1941 e il 1943 ospiti di famiglie asolane

Un viaggio nel tempo, nella Asolo degli inizi degli anni Quaranta, che il periodo bellico costrinse a trasformarsi da ospitale meta del turismo internazionale a luogo di internamento coatto: l’invito giunge dall’Academia dei Rinnovati di Asolo che domenica 24 febbraio alle 17 nella sala consiliare del Municipio di Asolo organizza l’incontro “Messaggi in bottiglia”, durante il quale sarà presentata in anteprima la ricerca  condotta dai soci Emmanuele Petrin e Vittorio Zaglia che approfondisce una pagina di storia locale ancora sconosciuta, quella che vede protagonisti 80 ebrei croati che vennero confinati nella città collinare.

Il titolo dell’incontro e della ricerca è ispirato da un episodio raccontato da Jasha Levi, che faceva parte del gruppo internato ad Asolo, che nel volume Requiem per una nazione (Editore Giuntina, 2011) narra di aver preso l’abitudine, nei mesi passati ad Asolo, di annotare i pensieri più intimi e segreti e le speranze per un futuro migliore, inserendo poi il foglio di carta in una bottiglia, che sotterrava in un prato. Lo studio è basato su documenti d’archivio finora inediti e su memoriali e racconti dei sopravvissuti, come quelli di Joseph Konforti (forniti dal figlio Amos) e di Alexandre Studeny Singer, "figlio di guerra", nato a Riccione nel 1946, che sarà presente all’incontro di domenica 24 febbraio assieme ad Amos Konforti, figlio di Joseph Konforti e Maya Neumann, che oggi vive a Tel Aviv, per portare la propria testimonianza sulle drammatiche vicende vissute dai suoi genitori prima e durante la seconda guerra mondiale. La ricostruzione storica prende le fila il 30 novembre 1941, quando ad Asolo arrivarono ad Asolo 80 ebrei, provenienti da Spalato. Molti di loro appartenevano a nuclei familiari imparentati fra loro, come la famiglia dell’avvocato Ziga Neumann di Zagabria e quella di Hugo Schwarz. Una coppia giunse invece da Lubiana, si trattava di Leopold Studeny e Charlotte Singer, lui austriaco e lei proveniente dalla Saar, che avevano vissuto terribili esperienze in diversi campi di concentramento in Croazia e per loro l’internamento ad Asolo significò quasi il ritorno alla vita normale, dopo anni di stenti e privazioni. C’era poi la famiglia Levi di Sarajevo, composta dal padre Michele, la madre Rosa Sumbulovic ed il figlio Jacob (chiamato Jasha), che – con la fidanzata Slava Spitzer e altri giovani, avviò una scuola per gli adolescenti del gruppo. 

Dallo studio emerge uno spaccato della realtà asolana nei primi anni di guerra, che parla sostanzialmente di una popolazione preoccupata per quanto stava avvenendo, ma al tempo stesso capace di dimostrare solidarietà a chi viveva il dramma dell’esilio dalla propria terra. La vicenda asolana degli 80 internati si concluse dopo l’8 settembre 1943, quando decisero di fuggire da Asolo e il gruppo più consistente si rifugiò a Bellaria, in Romagna, dove vennero accolti da un giovane albergatore, Ezio Giorgetti, che li nascose per circa un anno in varie località dell’entroterra. «L’obiettivo della ricerca - spiegano Petrin e Zaglia - è di risvegliare memorie ormai quasi dimenticate tra la popolazione di Asolo e non solo su un periodo della storia locale che è ai più sconosciuto. Ci siamo serviti di molti documenti rintracciati nell'archivio del Comune di Asolo e abbiamo utilizzato tutta la bibliografia relativa al periodo, composta dai volumi scritti da Daniele Ceschin, Emilio Drudi, Jasha Levi e Gianni Moriani. Abbiamo rinvenuto infine uno spezzone di documentario girato in Israele da Nicola Caracciolo, in cui compare e viene intervistata una delle internate ad Asolo. Particolarmente importante è stato il supporto di alcuni discendenti di quel gruppo, rintracciati in Francia, Israele e Svizzera, come Alexandre Studeny Singer, Amos e Nuri Konforti. Purtroppo, non siamo invece riusciti a contattare Anna Maria Schaffer, l’unica appartenente al gruppo nata ad Asolo nell'agosto 1942. Sappiamo che la sua famiglia si è trasferita a Queens, New York, dove la madre Emma Reich è deceduta nel 2010, ma i nostri tentativi di rintracciarla non hanno avuto ancora successo». 

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