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Farmaco per una 77enne trapiantata solo in ospedale, il farmacista lo va a prendere personalmente

La storia raccontata dalla figlia dell'anziana: «Vista la situazione negli ospedali avevo chiesto se ci fosse stata una modalità diversa per ricevere i medicinali senza correre rischi di contagio ma dopo 5 giorni non ho ricevuto nessuna risposta»

«Non La ringrazierò mai abbastanza dottore per questo atto così spontaneo e affatto scontato in un momento delicato per tutti, dove però le istituzioni, nonostante i grandi sforzi che stanno affrontando, hanno clamorosamente mancato».
E' quello che una cittadina trevigiana, Claudia Pongiluppi,  ha scritto in una lettera al titolare della farmacia S. Martino di Treviso che si è recato personalmente alla farmacia ospedaliera per ottenere un farmaco necessario alla madre della donna, una 77enne trapiantata.

E' la stessa Pongiluppi a raccontare la vicenda. 
«Avevo segnalato qualche giorno fa via PEC a Regione, Direzione Sanitaria Usl2 e URP della stessa Usl2 - spiega la donna - il problema legato alla criticità per una persona nelle condizioni di mia madre di frequentare l'ospedale, chiedendo se ci fosse una modalità diversa per ricevere i medicinali senza correre rischi di contagio: a 5 giorni dalle mie missive nessuna risposta».
«Ho provato a contattare i numeri verdi divulgati dal Comune di Treviso ogni dove - prosegue -  per assistenza e consegna a domicilio dei farmaci: numeri di dubbia utilità dove cade immancabilmente la linea dopo aver ascoltato il messaggio di un robot. Ho dovuto quindi accettare a dita incrociate il fatto che mia madre si recasse su suggerimento del centro trapianti che la segue, autonomamente e a suo rischio e pericolo, prima dal medico di base per ritirare la prescrizione e poi in farmacia. Com'era facilmente prevedibile però, nemmeno la farmacia può dispensare farmaci ospedalieri pertanto lei dottore con grandissima umanità ancor prima che con grande spirito di abnegazione, si è proposto di andare personalmente al nosocomio a ritirare farmaci» .

«Non La ringrazierò mai abbastanza dottore per questo atto così spontaneo e affatto scontato in un momento delicato per tutti - sottolinea Claudia Pongiluppi - in cui però le istituzioni, nonostante i grandi sforzi che stanno affrontando, hanno clamorosamente mancato. La riprova di ciò arriva sotto forma di beffa quando, qualche ora dopo questo gesto così nobile, ricevo una telefonata da parte dell' URP in cui  mi comunicano che ad oggi non hanno ancora preso in considerazione una modalità diversa di consegna farmaci per i pazienti trapiantati e che  questi devono necessariamente recarsi in ospedale per il ritiro, aggiungendo che ci vorrà ancora del tempo per occuparsi della questione. Per fortuna esistono ancora persone come lei,  buone, disponibili, coscienziose, il mondo ne ha davvero un gran bisogno e, a voler ben guardare, il nome della farmacia, San Martino, a dir poco profetico in questo frangente, riflette appieno lo spirito di chi con tanta dedizione la gestisce».

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