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Omelia contro Salvini, la diocesi: «Basta con le paure»

In una lettera pubblicata nelle scorse ore, la diocesi di Treviso si è schierata con le parole di Monsignor Gardin che, nell'omelia di Ferragosto, aveva criticato il Ministro dell'interno

Dopo le polemiche di Ferragosto, continua a far discutere l'omelia di Monsignor Gardin pronunciata durante la Festa dell'Assunta con un chiaro riferimento al Ministro dell'Interno, Matteo Salvini. In tantissimi avevano criticato le parole del sacerdote ma, in tutta risposta, la Diocesi di Treviso è voluta intervenire in prima persona per schierarsi al fianco di Monsignor Gardin con un'importante lettera in cui condanna femamente il clima d'odio che ha intaccato negli ultimi tempi il mondo della politica e delle istituzioni. Qui di seguito il testo completo della missiva:

Da tempo, soprattutto a causa di una continua e martellante propaganda, pare che i valori della bontà e della speranza non debbano essere più praticati.

La paura come sentimento e la forza come auspicio sembrano ormai i tratti distintivi di questa società. Soprattutto perché ogni giorno molti vengono convinti, sovente senza alcun motivo valido, che come cittadini siamo minacciati da molte cose, soprattutto dallo straniero. Numeri alla mano questa minaccia non esiste, ma questa evidenza conta poco per chi è convinto del contrario e non sente e non vuole sentire ragioni, anche perché martellato da mattina a sera da giornali, emittenti radiotelevisive, siti internet e social network, che parlano la stessa lingua tesa esclusivamente a seminare straniamento e paura. Si stanno così facendo strada, tra i cittadini, convinzioni che stanno trasformando il carattere e i tratti che storicamente hanno caratterizzato, in positivo, le nostre popolazioni. Questi territori che sempre sono stati operosi, accoglienti, disponibili all’aiuto si stanno sempre più chiudendo in sé stessi, al punto che sempre più frequente si avverte la paura degli altri (chiunque), accompagnata dall’auspicio che intervenga qualcuno che risolva tutto con “forza”.

Così diverse componenti delle nostre comunità ecclesiali e non solo, quali le Caritas parrocchiali, le associazioni di volontariato, le cooperative e tanti movimenti espressione della dottrina sociale della Chiesa, vivono una sorta di imbarazzo. Da una parte la fedeltà ai valori del Vangelo, con la loro forza e profezia, e dall’altra il sentire diffuso che sempre più offusca la limpidezza delle parole di Gesù che in Matteo 25,31-46 ci ricorda: “ho avuto fame, sete, ero straniero, nudo, malato, in carcere”. Che risponderemo a queste domande? Potremmo giustificarci adducendo scuse dalla coda di paglia? Parlando di invasione silenziosa o di posti di lavoro rubati o di case date ad altri e non ai nostri figli? In questo misto di chiusura e individualismo non dobbiamo sottovalutare, inoltre, quello che chiamiamo “inverno demografico”. Esso sarà sempre più evidente mano a mano che la nostra popolazione locale, inesorabilmente, invecchierà senza ricambi di nuove generazioni che possano riaprire a speranze e nuove prospettive. Tale situazione oggettiva, purtroppo destinata a non cambiare in tempi brevi, peserà sempre più sulla fiducia nel futuro, tratto fondamentale, più di ogni altro indicatore economico, per ogni ipotesi di sviluppo. Di questo è bene che ognuno di noi, e principalmente chi ha responsabilità, sia pienamente consapevole. È auspicabile che ognuno a voce alta chieda la fine di questa stagione di semina di paura, la quale certamente rischia di creare seri problemi sociali e, in prospettiva, avrà ripercussioni pesanti sullo sviluppo anche economico di questo territorio. Sviluppo possibile quando può mettere radici sulla fiducia nel futuro, sull’intraprendenza di molti instancabili imprenditori e lavoratori e non di pochi potentati. Sulla capacità della politica di saper accogliere e fare sintesi delle richieste della gente, e in quella delle comunità civili e religiose di essere guida e di indicare e testimoniare i valori “universali della comunità”. Papa Francesco nella Laudato si’ (n. 178) scrive: “La grandezza politica si mostra quando, in momenti difficili, si opera sulla base di grandi principi e pensando al bene comune a lungo termine. Il potere politico fa molta fatica ad accogliere questo dovere in un progetto di Nazione”. Tutto questo oggi è in grave difficoltà. I grandi principi sembrano quasi essersi arresi di fronte allo sbraitare di paure, spesso artificiose, e all’agitare simboli, purtroppo anche di fede, come feticci identitari. Auspichiamo si concretizzi un argine civile e “mite” a tutto questo, prima che la poca fiducia che circola si spenga definitivamente per lasciarsi dominare dalla paura e lasciare spazio alla richiesta della forza. E che riprenda vigore la volontà di costruire un futuro migliore per tutti attraverso le vie della solidarietà, del rispetto, della bontà verso l’altro. Si tratta di un compito di tutti.  Delle forze politiche, economiche, delle comunità civili e di noi cristiani, ai quali il Vangelo chiede di essere sempre profezia, anche in questo nostro tempo.

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