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Piano di Zona: «Per la Marca arriverà entro maggio 2020»

Iniziati mercoledì mattina, 18 settembre, i lavori di concertazione dei contenuti della nuova programmazione. Barazza: «Ancorare la programmazione a precise risorse economiche»

Oltre 300 persone, tra amministratori locali ed esponenti del Terzo settore, affollano da questa mattina alle 9.30 l’auditorium della Provincia di Treviso per la giornata formativa “I Piani di zona 2020-2022.

Una nuova prospettiva per la programmazione locale integrata” organizzata dall'associazione Comuni della Marca Trevigiana e il suo braccio operativo il Centro Studi Amministrativi, insieme all’Ulss 2 Marca Trevigiana. L’evento è stato coordinato dal direttore dei Servizi sociosanitari dell’Ulss 2 George Louis Del Re ed è il primo di una serie di appuntamenti che porteranno alla redazione del Piano di Zona 2020-2022 per la Marca che sarà pronto entro maggio 2020. Mercoledì mattina sono state illustrate ai presenti le linee guida regionali per la costituzione dei piani di zona socio-sanitari (delibera G.R. 426/2019) che prevedono un’ampia partecipazione e coinvolgimento dei diversi attori che sul territorio, a diverso titolo, si occupano di servizi socio-sanitari e sociali. In apertura del convegno hanno portato il loro saluto anche il consigliere Giancarlo Da Tos, in rappresentanza del presidente della Provincia di Treviso Stefano Marcon impegnato a Roma, e Gloria Tessarollo, in rappresentanza del sindaco di Treviso Mario Conte, anch'egli coinvolto in altri impegni istituzionali. «Se nel mondo sanitario, gli attori sono i medici delle strutture sanitarie e i medici di base, la complessità del mondo sociosanitario è superiore ed è pertanto ancora più fondamentale lavorare insieme in modo coordinato per sfruttare al massimo le opportunità che l’essere rete porta – ha detto il direttore generale dell’Ulss 2 Francesco Benazzi, nel suo intervento di introduzione ai lavori del convegno - La rete ci salva la vita ed è pertanto fondamentale riattivarla sul territorio, grazie all’occasione che ci offre la nuova programmazione. Treviso è una realtà di eccellenza per quanto riguarda i servizi alle persone, basti pensare che ci sono 171 strutture per anziani e 19 in programmazione, 23 per l’area minori e 2 in programmazione, 115 strutture per disabili, 11 per il trattamento delle dipendenze e 48 per la salute mentale.  Il nostro sistema è già un punto di riferimento a livello nazionale ma siamo chiamati a fare sempre meglio».

Le nuove linee guida regionali arrivano a dieci anni dalle precedenti, che risalivano al 2010, e chiedono che la nuova progettazione tenga conto delle grandi trasformazioni che in un decennio ha subito la società trevigiana e veneta. Il cambiamento riguarda la demografia, con l’invecchiamento della popolazione e il calo della natalità; le reti famigliari e primarie, che sono più deboli di un tempo a causa di famiglie sempre più “magre” e dunque della crisi del welfare famigliare; la disuguaglianze, che fanno sì che persone di classi sociali diverse abbiano opportunità di salute diverse; la tecnologia, che in ambito sanitario e sociale non viene ancora considerata una risorsa e utilizzata per ciò che può offrire; i nuovi cittadini, con il tema dell’integrazione delle “seconde generazioni”; l’esclusione sociale e le nuove povertà, che non rimandano solo alla povertà materiale ma all’esclusione o alla non possibilità di accesso in certi circuiti. «Tutti questi cambiamenti – ha spiegato Stefania Porchia del Centro Governance & Social Innovation della Fondazione Università Ca’ Foscari di Venezia - richiedono la necessità di avviare una nuova stagione di programmazione che faccia tesoro delle esperienze positive precedenti e sappia integrare ad esse le risposte innovative che vengono dalle comunità territoriali. Sarà strategico infatti riuscire a coniugare servizi consolidati e innovazione, basare la programmazione non solo sui bisogni evidenti ma anche sui rischi e le vulnerabilità e impostare un nuovo rapporto pubblico-privato che co-progetti le risposte da mettere in campo». Un ruolo di primo piano, nella redazione del Piano di Zona, lo avranno i Comuni, che sono il primo interfaccia con i cittadini più deboli e hanno una conoscenza molto capillare dei bisogni della propria comunità. «Il ruolo dei Comuni, che portano la prospettiva operativa di chi è a contatto quotidiano con i bisogni delle persone, è di essere co-protagonisti nella individuazione delle migliori risposte da dare ai bisogni della popolazione – ha affermato Mariarosa Barazza, presidente dell’Associazione Comuni della Marca Trevigiana - Ci auguriamo che la programmazione inserita nel Piano di Zona, a differenza del passato, sia ancorata a precise risorse economiche, altrimenti rischia di rimanere solo un bel libro dei sogni».

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