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Chiesto il fallimento per il "Mille Lire", il titolare: «Una pugnalata alle spalle»

Lo storico proprietario del Mille Lire Albino Candelù  non ci sta e risponde a muso duro all'istanza di fallimento del locale simbolo della lap dance trevigiano presentato dalla Slc-Cgil

«Sono stato pugnalato alle spalle dai dipendenti, c'è l'accordo per riaprire il prossimo autunno». Lo storico proprietario del Mille Lire Albino Candelù  non ci sta e risponde a muso duro all'istanza di fallimento del locale simbolo della Lap Dance trevigiano presentato dalla Slc-Cgil.

«La situazione era critica già prima del Covid e affonda le radici negli anni - spiega il segratario della categoria Nicola Atalmi - Candelù, titolare dell’attività, ha affrontato il problema chiudendo il locale e dicendo alle dipendenti – non solo ballerine, ma anche cassiere e bariste – di stare tranquille perché avrebbero preso i soldi della cassa integrazione. La domanda per gli ammortizzatori sociali, però, non è mai stata fatta e non avrebbe potuto essere fatta perché Candelù non versava i contributi da settembre dello scorso anno».

«Di fronte a questa situazione -prosegue il segretario della Slc Cgil- abbiamo consigliato alle ragazze di dimettersi per giusta causa, dal momento che non ricevevano le retribuzioni ormai da tempo. Approfondendo la questione, poi, ci siamo accorti che c’è una gestione disordinata della società che va indietro di molti anni e quindi i risarcimenti da chiedere saranno di più rispetto agli ultimi stipendi. Per questo motivo procederemo con una richiesta di fallimento; abbiamo scelto la strada più rapida e sicura per riuscire a dare alle dipendenti quello che spetta loro. Speriamo di recuperare i soldi direttamente dal datore perché è lui che li doveva pagare».

«E' vero che la domanda per la cassa integrazione non è stata presentata -spiega Albino Candelù- ma per il semplice motivo che alle ragazze e agli altri dipendenti è stato detto di licenziarsi per giusta causa e di dichiarare che non avevano ricevuto la busta paga degli ultimi mesi. Del resto la cassa integrazione valeva solo per tre mensilità e con la crisi del settore soprattutto le ballerine non avrebbero trovato un latro posto di lavoro e così almeno tiravano avanti per due anni».

«Il problema maggiore - torna a dire - lo avevamo con il proprietario dei "muri", con il quale stiamo andando alla definizione delle pendenze. Per il resto tutti i fornitori sono stati pagati. E il commercialista, che secondo le accuse ci avrebbe lasciato, viene regolarmente saldato di volta in volta. E' stata un'autentica pugnalata alla schiena, il sindacato non mi ha neppure sentito. E tutti sanno che le ragazze prendevano una parte in "chiaro" e una grosso fetta in nero, che veniva saldato al termine di ogni serata. Quanto? La ballerina che incassava meno si portava a casa qualcosa come 4 mila euro al mese». 

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