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Pronto soccorso di Monastier: interpellanza in Regione sulla sanità privata

Il coordinamento Veneto 2020: «Da quando la Lega gestiste la sanità veneta, un posto letto su cinque nelle strutture pubbliche è stato tagliato, nel privato sono aumentati del 16%»

«Con la scelta di attivare un pronto soccorso all'interno della casa di cura privata di Monastier, la Lega al governo della regione manda un messaggio forte e chiaro: non ci sono limiti alla privatizzazione della sanità. Perfino il pronto soccorso, la forma primaria di assistenza sanitaria, può essere consegnato ai privati. Il fatto che non si tratti del primo caso in Veneto, come ha ricordato il presidente Zaia qualche giorno fa, non è una attenuante bensì un'aggravante».

Con queste parole i consiglieri regionali del coordinamento Veneto 2020, Piero Ruzzante, Patrizia Bartelle e Cristina Guarda, che nella giornata di oggi hanno depositato un'interpellanza in cui chiedono alla Giunta Zaia, senza giri di parole, se abbia intenzione di dare vita ad una privatizzazione generalizzata dei pronto soccorso del Veneto. «Su questa storia di Monastier Zaia si arrampica sugli specchi. Prima dice che non c'è niente di strano, perché è la prima volta che accade in provincia di Treviso ma in Veneto ci sono già pronto soccorso privati. E quindi? Peggio ancora. È la conferma che questa è la direzione presa dalla Lega al governo della regione. Poi dice che il problema è che non ci sono medici da assumere, perché altrimenti se fosse per lui ci sarebbe un pronto soccorso in ogni paese. Ma allora la soluzione è far aprire il pronto soccorso al privato? Allora evidentemente i medici ci sono. Altrimenti chi ci lavora nei pronto soccorso del privato? Sorvoliamo poi sul fatto che la scelta di far trattare i codici bianchi e verdi dalla sanità privata va a smentire tutte le scelte di programmazione socio-sanitaria fatte negli ultimi anni, secondo le quali doveva essere la medicina territoriale, di base, a scongiurare gli accessi impropri ai pronto soccorso. Progetti che ci sono costati milioni di euro, buttati via solo per decidere di spendere altri milioni di euro, stavolta per finanziare il privato che gestiste la sanità al posto del pubblico».

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