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Il sindaco accusa le Sardine: «Io insultato in piazza», la replica: «Noi contro l'odio»

Continua a far discutere la grande manifestazione organizzata sabato pomeriggio dalle Sardine trevigiane in Piazza Borsa. Alle accuse sui social è subito arrivata una replica

Insultato in piazza Borsa durante la manifestazione delle Sardine. L'accusa arriva direttamente dal sindaco di Treviso, Mario Conte, che domenica 1 dicembre ha voluto segnalare l'episodio in un post pubblicato sulla sua pagina Facebook.

Scrive il primo cittadino di Treviso: «A quella manifestazione c’erano: esponenti del Partito Democratico, tanti ex di questa o quella sinistra, i centri sociali. Capisco tutto, capisco il presunto apartitismo degli organizzatori, capisco la lotta all'odio. Ma gli insulti (non da parte degli organizzatori ma da parte dei soliti odiatori seriali che non perdono occasione per infiltrarsi) proprio no. Tanta amarezza!» Nessuna accusa dunque contro chi ha promosso e organizzato la grande manifestazione svoltasi nel tardo pomeriggio di sabato in Piazza Borsa. La replica delle Sardine trevigiane non si è fatta attendere: «Caro sindaco, siamo ragazzi trevigiani che studiano o lavorano come tanti altri coetanei, senza paura di avere idee e manifestare opinioni - esordiscono - Sabato la nostra piazza era bellissima: tantissime famiglie, tantissimi giovani e tantissimi anziani; una piazza plurale perché siamo convinti che nessuno si possa definire più trevigiano di altri. Una piazza piena di energia che avrebbe potuto contagiare anche te e forse ti saresti emozionato o avresti potuto sentire chiaramente come in nessuno degli interventi che sono stati fatti ci sia stato alcun tipo di insulto o attacco. Lo vogliamo ribadire, la politica dell'insulto non ci rappresenta. Faremo tesoro della partecipazione di tutti, siamo giovani e non possiamo fare altro che imparare da ciascuna delle persone che hanno costruito il bellissimo momento di sabato, dai bambini agli anziani. Anche oggi veniamo attaccati, c'è chi cerca di raccontare i cittadini di questa città come rancorosi e arrabbiati, non sono così. Ieri li abbiamo conosciuti, siamo stati con loro e abbiamo capito cosa significa sentirsi trevigiani:  ci siamo sentiti veramente parte di questa città condividendo l'amore per quel magnifico momento e non l'odio verso qualcuno. L’insulto non fa parte del nostro vocabolario - concludono - Che senso avrebbe manifestare per chiedere una politica fondata su dialogo e inclusione e contemporaneamente ingiuriare qualcuno? Una cosa però la vogliamo dire: non siamo d'accordo con chi fonda il proprio linguaggio su odio e rancore o non dice in maniera chiara da che parte sta e, a giudicare dalla serata di sabato, siamo in tanti a pensarla così».

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