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Stiga, in sciopero 70 dipendenti degli stabilimenti di Resana e Castelfranco

Nuova mobilitazione di 24 ore da parte dei dipendenti degli stabilimenti trevigiani dell'azienda che chiedono maggiori tutele sindacali e il ripristino dei contratti di lavoro

Nuovo sciopero per i lavoratori trevigiani di Stiga. Martedì 19 novembre 70 operai degli stabilimenti di Resana e Castelfranco hanno incrociato le braccia per 24 ore decisi a continuare la loro protesta contro i vertici dell'azienda. Qui di seguito le loro dichiarazioni:

«La nostra organizzazione sindacale non ha mai smesso di promuovere azioni legali e scioperi ed impugnazioni di accordi illegittimi e dannosi ai lavoratori. Stiga sta procedendo nel suo piano, ritardando “a singhiozzo” l’ingresso al lavoro (rispetto dei termini contrattuali) di moltissimi operai, sin dall'ottobre scorso, grazie ad accordi allucinogeni che sono stati siglati da Cgil, Cisl e Uil quest’anno, e che hanno “rinnovato” la gravissima politica di precarietà e flessibilità con licenziamenti “concordati” e utilizzo improprio della cassa integrazione straordinaria. Accordi fatti per scavalcare l’esito del referendum dell’autunno scorso, con la clamorosa bocciatura dei lavoratori e la soggettiva astensione di circa 60 operai, ossia del Cobas. Dallo scorso aprile i sindacati “confederali” hanno sostenuto l’impresa multinazionale Stiga nella sua pianificata operazione di ristrutturazione ed eliminazione della manodopera "storica": in un anno si impiegano 1.500 persone di cui oltre il 60% precarizzati. Circa 150/200 operai ed operaie, spesso immigrati da paesi lontani ma anche italiani-e, che da 15-20 anni vivono in una condizione di calcolata precarietà.

Sin dal 2008 - denunciano gli scioperanti - e anni successivi, questi lavoratori sono stati fatti passare complici gli accordi dei “confederali”, da contratti a tempo determinato “eterni” a contratti a part time verticale che erano stati concordati con la promessa di essere convertiti a 12 mesi man mano che i vecchi colleghi andavano in pensione. In effetti non è andata così. Man mano che i “vecchi” andavano in pensione (o a volte in “buona uscita”), quote di lavoro produttivo venivano delegate a nuove assunzioni a tempo determinato o con agenzie interinali. Le leggi disastrose che i Governi degli ultimi dieci anni hanno promulgato con il placet di una concezione politica elitaria, borghese e succube al grande capitale, ai danni dei cittadini della classe operaia e dei giovani, hanno infatti permesso alla multinazionale Stiga, di avviare e proseguire in una politica di assoluta e crescente precarizzazione. Va ricordato che a Castelfranco la stiga è sorta ed ereditata dalla storica ditta Castelgarden, di cui con rammarico gli operai immigrati ricordano particolari caratteristiche di umanità e rispetto per le minoranze etniche, del vecchio titolare. Ora siamo al “rinfresco” della manodopera, con l’invito ad andarsene con “buona uscita” rivolto a quanti danno fastidio nella loro lotta per la piena occupazione. Il 16 luglio 2019 Confindustria chiedeva convocazione del tavolo in Regione per procedura di licenziamento collettiva, con annessa cassa integrazione straordinaria per 53 (poi diventati 99, pare) lavoratori. Alle nostre successive contestazioni di mancata convocazione ci si rispondeva che “non si conosceva” la nostra presenza in stiga. Nonostante una manifestazione proprio davanti la Regione fosse stata fatta nel novembre 2015 (allora la società si chiamava ggp italy). Questo malcostume della limitazione dei diritti sindacali è all’ordine delle agende politiche delle varie formazioni economico-politiche che monopolizzano il parlamento, e oltre che essere antistorico, antidemocratico ed anticostituzionale, è invece portato avanti come fosse un diritto “divino” da quella classe di “cittadini eccellenti” che licenziano, chiudono, riaprono, richiudono, mettono in integrazione salariale, in “solidarietà”, e sempre con soldi pubblici. Che i fondi pubblici siano utilizzati per creare occupazione e difendere i posti di lavoro è una cosa, che li si usi, grazie alle leggi che i governi hanno fatto in barba alla costituzione repubblicana ed antifascista, per creare disoccupazione, emarginazione, “ritorno a casa degli stranieri”, crediamo sia inqualificabile ed insostenibile da qualsiasi forza democratica. Dopo quasi 5 anni di lotte e vertenze slaiprolcobas non ha ammainato le bandiere di fronte alla prepotenza datoriale ed alla complicità dei “soliti noti” confederali nonché della “politica veneta”. Il “pressing” cui si stanno sottoponendo i lavoratori in lotta la dice lunga sul “senso di umanità e rispetto” che il nostro paese rivolge ai lavoratori che per decenni stanno dando la loro vita al benessere del nostro Paese. Stiga non può pensare di evitare il confronto e di continuare in eterno con i soliti noti, che travalicano e negano i diritti dei lavoratori che dicono di rappresentare. Siamo contro ogni chiusura o riduzione di personale con la scusa della ristrutturazione. Lavorare meglio, ma tutti, e 12 mesi l'anno. La nostra organizzazione sindacale - concludono - ha annunciato che è stato presentato un esposto denuncia in Procura per diffamazione verso l’ex amministratore di Stiga. L’indagine segreta è servita a ritardare alcuni importanti processi sui part time verticali. Non accettiamo lezioni di legalità da chi sta tenendo tuttora in precarietà e senza sussidi ed aiuti nei mesi di inoccupazione, moltissimi lavoratori».

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