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Sanità: “Allarme personale ignorato, i nodi vengono al pettine”

L’appello del sindacato Cgil: dalle istanze del territorio la Regione produca una buona programmazione

TREVISO “L’intervento sull’emergenza è più costoso, la sua risoluzione apre sempre a nuove emergenze o crea disagi dove non c’erano. La situazione che si sta drammaticamente verificando, e che investe pesantemente le strutture socio-sanitarie del nostro territorio, è frutto di scelte politiche tanto precise quanto pessime. Le stesse che guidano la mano di chi sta scrivendo la prossima programmazione sanitaria veneta”. Va giù duro Ivan Bernini segretario della FP CGIL di Treviso. “La Regione ascolti le istanze del territorio e produca una buona legge”.

“Forse per timore di creare allarmismo e una caduta nella fiducia verso il sistema sanitario, siamo stati a volte prudenti. Ma, comunque da anni ormai, denunciamo quanto le politiche regionali stiano strangolando presente e futuro della salute pubblica, sulla quale si sono operati tagli agli investimenti, alla formazione e al personale - afferma il segretario FP CGIL di Treviso -. Le attuali situazioni vedono gravi peggioramenti dove già c’erano problemi legati al servizio e al lavoro e ripercussioni preoccupanti dove le cose andavano bene. Ci hanno tacciato di demagogia quando abbiamo chiesto l’apertura del numero chiuso per le facoltà a indirizzo medico e sanitario e borse di studio, dato degli allarmisti quando abbiamo segnalato la mancanza di personale e chiesto un piano straordinario di assunzioni. E ora? Sono sempre gli stessi a dire che i problemi non sono frutto della loro responsabilità, ma che il personale medico e di comparto non si trova a causa della scarsità di offerta del mercato del lavoro. Gli stessi che autorizzano le Aziende ad assumere quando i “buoi sono scappati dalla stalla”. Non si trovano infermieri? Come mai ogni qualvolta si fanno rari concorsi si presentano in migliaia? È chiaro che finché le prospettive occupazionali si riducono a contratti a termine molti poi si rivolgono a strutture estere. E a questo si aggiunge che la Regione sceglie di centralizzare esclusivamente in pochi ospedali svuotando di fatto quelli periferici e non rendendoli più attrattivi per i professionisti”.

“In Veneto la programmazione di salute ha guardato alle risorse più che ai bisogni - continua Ivan Bernini - da un lato tutti si sono affrettati a dire che erano insufficienti, dall’altro si sono continuate a tagliare in nome del contenimento della spesa. Il risultato è quello che vediamo ogni giorno: a spese degli utenti, la sanità pubblica soffre e lascia spazi a quella privata, mentre le assicurazioni e le finanziarie fanno festa aumentando le loro casse attraverso l’assistenza sanitaria integrativa”. “La Regione, che nel chiuso del palazzo sta scrivendo la nuova programmazione, apra una riflessione con tutti i soggetti e le comunità del territorio. Raccolga proprio da quelle comunità, e - conclude Bernini - da chi lavora quotidianamente e paga le scelte sbagliate o mai attuate di questi anni, le istanze reali e produca nuove buone leggi”.

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