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Manifestazione provinciale contro Salvini, l'appello della sinistra trevigiana

Lettera aperta a Articolo 1 MDP, Coalizione Civica, Partito Comunista Italiano, Partito Democratico, Partito Socialista Italiano, Possibile, Potere al Popolo, Rifondazione Comunista, Sanca Veneta, Sinistra Italiana, Verdi, ADL, CGIL, CISL, UIL, ACLI , ANPI, ARCI, Comitato No Pedemontana, Cso Django, Italia Nostra, Legambiente, Libera

TREVISO La denuncia contro il ministro Salvini per istigazione all’odio razziale è stata la prima iniziativa concreta di un percorso contro il clima di discriminazione e di intolleranza che sta avvolgendo il nostro Paese a causa di disegni politici imperniati unicamente sulla ricerca di facili consensi. L’ondata di insulti, offese e minacce scatenatasi sul web contro i firmatari della denuncia è, purtroppo, la migliore riprova di come stiano raggiungendo i loro obiettivi le strategie populiste che basano la ricerca del consenso sull’individuazione di presunti “colpevoli” del malessere di tanta parte della nostra società. Questo vero e proprio “avvelenamento” del dibattito pubblico sta facendo diventare drammaticamente “normali”, quotidiani, diffusi i sentimenti xenofobi e razzisti che non possono trovare legittimità e non devono trovare legittimità nel nostro Paese. Noi pensiamo che sia arrivato il momento di scendere in piazza, a Treviso come in ogni altro luogo del Paese, per dare voce a quella parte della nostra città, del nostro territorio, dell’Italia che è decisa a non sopportare oltre il dilagare delle parole d’ordine dell’intolleranza. Pensiamo che la presenza nelle strade e nelle piazze dei tanti cittadini che non condividono quei sentimenti sia un modo importante per segnalare che xenofobia, razzismo, sessismo, omofobia non sono patrimonio comune dei trevigiani, dei veneti e degli italiani.

Non ci sfugge che questo clima, oltre che servire alla raccolta del consenso, rappresenta una grande “arma di distrazione di massa” rispetto ai problemi che quotidianamente vive il nostro Paese e a cui l’attuale governo pare incapace di dare risposta, né con gli atti, né con i progetti. Anche il recente incontro di Salvini con l’ungherese Orban (noto per le sue posizioni di estrema destra) si inserisce in questa strategia in cui con annunci e dichiarazioni si tenta di calare una cortina fumogena sulla pochezza dei fatti. Mentre si attendono gli incerti effetti del cosiddetto “decreto dignità” sulla precarietà del lavoro non si vedono interventi del governo per il rafforzamento dell’economia, la flat-tax pare destinata a favorire i redditi più alti, la “pace fiscale” sarà, in realtà, un condono. Mentre, di fatto, conferma la realizzazione delle “grandi opere” (inutili e devastanti), a cominciare dalla Pedemontana, il governo non si occupa minimamente del problema del ripristino della sicurezza idrogeologica nei tantissimi luoghi del Paese in cui è stata compromessa. L’unica “riforma” che sta arrivando a compimento in Parlamento è quella dell’affido dei figli dei genitori separati, una riforma che riduce i diritti proprio dei figli (che in una separazione sono sempre la parte più debole).

In questo quadro il governo regionale si caratterizza, oltre che per la realizzazione della Pedemontana che devasta il nostro territorio, anche per iniziative come la proposta di legge per la reintroduzione della leva militare obbligatoria, una vera e propria “tassa sui giovani”, tanto anacronistica quanto inutile ed economicamente insostenibile per le casse dello Stato. A Treviso la nuova amministrazione ha come priorità la “sicurezza” e dispiega una azione meramente propagandistica che va dall’eliminazione dei cespugli perché utilizzati come nascondiglio della droga alle multe per chi si sdraia sulle panchine o sulle spallette dei ponti alla improbabile richiesta al governo di dotare gli agenti della polizia locale di taser e manganelli. Anche nella nostra città, insomma, le ragioni della propaganda prevalgono su quelle della buona amministrazione, sempre con le fasce sociali più deboli a farne le spese. E’ per questi motivi che riteniamo sia venuto il momento di scendere in piazza, per dare corpo e voce alla opposizione culturale, costituzionale, politica e sociale alla crescente ondata populista che vuole spazzare via le ragioni fondanti della nostra convivenza civile. A tutti i democratici proponiamo di costruire insieme questo appuntamento.

Luigi Calesso, Gabriella Casagrande, Marta Cassano, Said Chaibi, Renato Zanivan

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