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Sabato, 20 Aprile 2024

«Basta con la didattica a distanza»: manifestazione degli studenti a Treviso

Il coordinamento Studenti Medi di Treviso: «Non possiamo più vivere la scuola attraverso uno schermo, che ci dissocia dalla realtà, ci allontana e non ci dà il diritto allo studio di cui abbiamo bisogno»

«Oggi ci siamo trovati davanti all’ufficio scolastico e al comune di Treviso -si legge in un comunicato emesso dal Coordinamento Studenti Medi di Treviso- con un messaggio chiaro: didattica online non è diritto allo studio e non ci deve essere propinata come tale. Il nostro messaggio vuole essere diretto alle istituzioni competenti per pretendere ora e subito nuovi finanziamenti straordinari. Da anni la scuola necessita di un cambiamento radicale. Bisogna mettere in sicurezza le scuole e aumentare il numero di aule, per arginare le classi pollaio. Bisogna rivedere i programmi, ripensare la didattica, incrementare il numero di cattedre. Questi bisogni non hanno trovato corrispondenza nei miliardi di fondi pubblici tagliati alla scuola per decenni e che vengono oggi, a causa della situazione emergenziale, paventati di nuovo. La didattica online esclude tantissimi studenti privi degli struementi informatici necessari, non permette il normale sviluppo delle lezioni e non può sicuramente essere definibile una soluzione a lungo termine: per questo non possiamo permettere che venga riproposta a settembre nella formula 50 a scuola 50 a casa. È necessario ripensare completamente all’istruzione in tutte le sue forme, ripartendo dai luoghi fisici e dalle persone che la compongono. A Treviso esistono ancora troppi problemi strutturali nelle scuole, col fenomeno del sovraffollamento delle classi già all’ordine del giorno prima del virus. Siamo qui per dire che gli spazi sono insufficienti per vedere riconosciuto il diritto allo studio a tutti e in sicurezza. Per contro, basta camminare pochi metri in città e vedere decine di buchi neri e spazi senza destinazione, che potrebbero essere recuperati, invece di investire in grandi costruzioni inutili che devastano il nostro territorio. Non vogliamo più sentire scuse, né vogliamo decreti che servono solo a temporeggiare. Vogliamo ora e subito poter esercitare il nostro diritto allo studio in salute».

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