rotate-mobile
Mercoledì, 24 Aprile 2024
Attualità

Treviso esce dalla rete "Ready" contro la descriminazione, Lgbte in rivolta

Riunisce a livello nazionale le pubbliche amministrazioni che hanno come missione il contrasto alle discriminazioni per orientamento sessuale. Il Comune: "Stop alla diffusione delle teorie gender, punteremo sulla famiglia"

Con una delibera della Giunta Comunale è stato definito il recesso dalla “Rete Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni Anti Discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere”. L’adesione a RE.A.DY era stata definita nel 2014 portando una serie di impegni e interventi vincolanti, anche sotto il profilo amministrativo, per il Comune di Treviso per la diffusione – anche nelle scuole - delle tematiche attinenti, fra le altre cose, al mondo gender. L’attuale Amministrazione, nell’orbita di un complessivo riesame del complesso delle politiche comunali – e, in via generale, relative ai temi della inclusione sociale, delle pari opportunità e non discriminazione per un equo bilanciamento delle iniziative a tutela delle varie istanze – intende infatti puntare sulla famiglia e sulla scuola quali strumenti adeguati e sufficienti a trasmettere i valori del rispetto e della diversità di genere.

La Regione Veneto, inoltre, garantisce già – attraverso organi qualificati – la tutela anche legale contro le discriminazioni. Con legge regionale del 24 dicembre 2013 n. 37 è stato infatti istituito il Garante regionale dei diritti della persona, al quale sono state attribuite funzioni di attività di informazioni e assistenza alle vittime di atti di discriminazione, segnalazione di violazioni e raccolta dati di interesse sulle fenomenologie attinenti alla discriminazione, in collaborazione con le strutture competenti della Regione.

LA REAZIONE Doccia fredda per il Coordinamento LGBTE di Treviso, attivo nel capoluogo della Marca ormai da sei anni. «Il recesso dalla Rete RE.A.DY rappresenta per noi un passo indietro rispetto alle politiche di inclusione che l’Amministrazione Comunale ha potenzialità di attivare all’interno del territorio di competenza - afferma Francesca Tacca, presidente del Coordinamento LGBTE di Treviso – non vorremmo fosse un primo segnale di esclusione che ci riporta a un tempo buio, quando la nostra città si distingueva per invettive e intolleranza nei confronti dei trevigiani lgbt». La Rete RE.A.DY. è una rete nazionale delle Pubbliche Amministrazioni che ha come missione il contrasto alle discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere in ogni ambito.

«Per noi l’adesione alla RE.A.DY ha rappresentato un passo avanti, un segnale di attenzione verso la coesione sociale della comunità trevigiana e un potenziale strumento nelle mani del Comune per attuare politiche antidiscriminatorie – ha spiegato Francesca Tacca, presidente del Coordinamento LGBTE Treviso –. La posizione assunta dalla Giunta Comunale nel recedere alla Rete ci rattrista non poco, in quanto in questi anni non ha rappresentato un ostacolo per il Comune nel promuovere politiche indirizzate alla famiglia, né un aggravio di spesa per le casse municipali. Anzi avrebbe dovuto essere maggiormente utilizzata per porre in essere iniziative concrete attingendo dalle buone pratiche che con essa vengono promosse. Non si può infatti sottovalutare il fenomeno del bullismo di stampo omofobico nelle nostre scuole tantomeno la necessità di ribadire che nella diversità delle istanze siamo tutti trevigiani, da tutelare, senza distinzione di orientamento sessuale. E per far questo è bene operare nel diffondere la cultura dell’inclusione, proprio al fine di prevenire atti di discriminazione e violenza. Sicuri di poter avviare un confronto puntuale e diretto con l’Amministrazione Comunale siamo in attesa di un incontro già richiesto al Sindaco che ci dia l’opportunità di illustrare le nostre iniziative e le progettualità in programma. Come trevigiani abbiamo molto da offrire alla nostra città».

«Non è una novità che da quando le destre sono al governo si stiano facendo dei passi indietro riguardo i diritti -afferma Michela Nieri, consigliere comunale PD di Treviso- ed era indubbio che anche nella nostra città la giunta avrebbe orientato il proprio comportamento per fare marcia indietro in tema dei diritti delle persone lgbt. Recedere dalla Rete Ready non ha alcun senso, l’adesione infatti è totalmente gratuita. L’obiettivo della stessa è quello di promuovere, a livello locale, politiche che sappiano rispondere ai bisogni delle persone lgbt contribuendo a migliorarne la qualità di vita e creando un clima sociale di rispetto e di confronto libero da pregiudizi. Il recesso dalla rete Ready è un ulteriore tassello del muro che le destre stanno costruendo contro chi appartiene a gruppi sociali non convenzionali. Il recesso, in questo momento storico, assume una valenza simbolica pericolosa, atta ad alimentare sentimenti di omofobia, razzismo e intolleranza nei confronti di tutto ciò che è ritenuto arbitrariamente diverso».

«A riprova della malafede del governo locale nell’esercitare il recesso, mi preme evidenziare le molteplici bugie addotte a giustificazione del medesimo. L’adesione infatti alla rete Ready non comportava alcun impegno od intervento vincolante per la diffusione nelle scuole della teoria Gender, che tra l’altro ricordo non esistere. La strumentalizzazione politica di alcuni temi è vergognosa -tuona il consigliere Comunale del PD - Vorrei piuttosto che chi è deputato a governare la città si interessasse ai fenomeni di bullismo omofobico, in crescita nelle scuole. Si dedicasse a proteggere e ad educare i nostri ragazzi al rispetto delle diversità».

«Penso, inoltre, che l’adesione del Comune alla Rete READY, che opera a livello nazionale, rappresenta un atto di civiltà e rispetto, che in alcun modo lede la famiglia o propaganda l’omosessualità, ma che arricchisce la città. Purtroppo – ha concluso la Nieri –  in un momento storico dove si sta ritornando indietro di cinquant’anni in tema di diritti e dove si è costretti a parlare di Decreto Sicurezza e DDL Pillon, sarebbe stato un miracolo la scelta dell’amministrazione di restare a far parte della Rete».

Sul tema interviene anche la  Consigliere Pd Liana Manfio, ex Assessore: «Consideriamo siano importanti le associazioni che si occupano di diritti civili e la rete Ready in particolare si occupa dei diritti delle persone LGBT. Io credo che se fossero sufficienti la scuola e la famiglia per insegnare il rispetto di ogni persona, anche delle persone con orientamento sessuale differente non ci sarebbero problemi. Purtroppo sono invece certa che questo non è sufficiente e che quindi anche le istituzioni si debbano attivare in tal senso. Questa era la ragione dell’adesione alla Rete. Ancora una volta rilevo come l’intenzione sia quella di distruggere ciò che è stato fatto dall’amministrazione precedente. Forse i leghisti non hanno gay nelle loro fila o forse preferiscono chiudere gli occhi e far finta che il tema non esista».

«Sinceramente risulta incomprensibile la scelta della giunta -ha sottolineato il consigliere comunale Stefano Pelloni, capogruppo PD- era importante aderire ad una rete di amministrazioni locali che ha l’obiettivo di tutelare i diritti civili  e di lottare contro le discriminazioni. Siamo per la tutela di tutte le famiglie. Chi amministra dovrebbe pensare ai problemi di tutti i cittadini, mentre il sindaco e i suoi sodali stanno solo abbattendo ideologicamente quanto realizzato da chi governava precedentemente, senza valutarne il merito».

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Treviso esce dalla rete "Ready" contro la descriminazione, Lgbte in rivolta

TrevisoToday è in caricamento