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I nomadi protestano in piazza a Treviso: «Stop agli sgomberi»

Parla Marcello Zuinisi, presidente dell'associazione nazionale rom, sinti e camminanti, si appella al Prefetto e attacca il sindaco Mario Conte: «Istiga alla violenza»

Egr.Sig. PREFETTO

Siamo qui riuniti per testimoniare la nostra sofferenza per l'indifferenza che questo attuale governo ha nei nostri confronti: il popolo dei Sinti italiani.

I nostri padri sono reduci dai campi di sterminio e quelli che sono rimasti vivi ed hanno avuto la fortuna di non entrare nelle camere a gas si sono riuniti sotto in un'unica bandiera "LA FAMIGLIA". Questo avveniva quando i padri della prima Repubblica Italiana fondarono la Costituzione, trattato che ancora oggi regola il comune vivere civile ed istituzionale.

Siamo stati sempre un popolo errante che si trasferiva da un posto all'altro della penisola italiana, con carri dette" carovane" e cavalli fino ai primi anni '70, poi grazie alle leggi di quel periodo ci siamo stabiliti nei possedimenti detti "CAMPI ROM" per tutelare e mettere al sicuro la nostra famiglia, tutelare la nostra prole, permettendogli di accedere ai servizi scolastici.

Il popolo di ISRAELE è riuscito, dopo l'Olocausto, a raggiungere la terra promessa: è stato riconosciuto come popolo perseguitato, è stato riconosciuto il loro statuto.

Noi siamo ancora su una terra piena di rovi e spine chiamata indifferenza: non si vuole riconoscere il nostro statuto di minoranza etnica appartenente al popolo italiano, un popolo protetto dagli Stati vincenti del secondo conflitto mondiale. Qualcuno, tra noi, ha acquistato un pezzo di terra sulla quale sostare provvisoriamente su abitazioni dette "ROULOTTE e/o CASEMOBILI".

Altri hanno affittato appezzamenti di terre con la stessa motivazione ed altri ancora, poco fortunati in base al loro reddito, si sono fermati qua e la, dove venivano accolti con calore. Per aver adottato questo stile di vita siamo, ancora oggi, considerati un popolo di serie B e questo che ci fa stare male.

Ci siamo rimboccati le maniche per rientrare nella società ma abbiamo trovato tante porte chiuse. Ci siamo dedicati a lavori socialmente utili come il recupero di rottami e piccoli lavori artigianali. Poi a qualcuno, più fortunato, si e aperto un portone, dopo avere appreso gli strumenti del lavoro artigianale del cesello, grazie a persone che non concepivano differenze etniche e razziali ma un'unica fratellanza. Queste persone sono riuscite ad entrare nella società a testa alta. Purtroppo qualcuno non ha seguito le regole fondamentali del servizio civico, come succede in qualsiasi altro popolo, dove esistono differenze sociali.

Egr. Sig. PREFETTO dopo averle illustrato in breve lo stato di essere e la difficile vita condotta dai Sinti in generale LE CHIEDIAMO !!! una umile richiesta: il blocco totale degli sgomberi dai campi e riunire un tavolo per regolarizzare i campi stessi, con dovuti interventi e sovrintendenza degli organi comunali, visto che parliamo della vita di intere famiglie ed esseri umani.

Ringraziandola, rimaniamo in attesa di sue decisioni.

Consiglio Nazionale Rom Sinti Caminanti della Provincia di Treviso

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