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Villa Emo? «L'unica soluzione è l'acquisto del Ministero»

Le proposte di Italia Nostra per definire il destino della struttura vedelaghese

In merito alla questione della vendita di Villa Emo a Fanzolo di Vedelago, Italia Nostra precisa che la provocazione lanciata dalla Sezione di Treviso - perché di provocazione si è chiaramente trattato - ha il merito di aver richiamato l’attenzione mediatica su una questione al centro delle battaglie di Italia Nostra: come arrestare la devastazione del paesaggio veneto dovuta in generale ad un sistema economico basato sullo sfruttamento forsennato del territorio e in particolare alle “tre C” – cavatori, cementifici e costruttori. «È triste vedere che per farsi ascoltare si debba spararla grossa,» è il commento del Presidente Italia Nostra Veneto, Carmine Abate. I problemi del territorio sono noti a tutti gli addetti ai lavori e anche a una parte significativa di opinione pubblica sensibile a temi ambientali. Cemento in ogni sua possibile declinazione: cave che divorano intere colline; sviluppo di quartieri a bassissima intensità abitativa che hanno spalmato un micidiale strato di concrezione cementizia sulla campagna veneta;  villette e capannoni per lo più vuoti, sparsi ovunque senza soluzione di continuità; viabilità congestionata dall’uso forzoso dell’auto, cui nessuna pedemontana potrà mai dare sollievo.

Cercare di tutelare le Ville Venete da questo dissennato parossismo autodistruttivo sembra essere uno sforzo vano, come svuotare il mare con un cucchiaino. Contro il senso di scoraggiamento, Italia Nostra nazionale lancia una contro provocazione: demolizione del brutto e tutela assoluta del bello.  «E’ giunta l’ora di pronunciare questa fatidica frase,» afferma Mariarita Signorini, presidente nazionale dell’associazione. «Demoliamo i capannoni abbandonati che mortificano la vista della campagna dalle finestre delle Ville Venete e restituiamo il paesaggio ai cittadini. Si può e si deve demolire! Se ci si vuole rendere conto di come fosse quel paesaggio, ci si deve riferire a quello descritto dai grandi pittori veneti, da Giovanni Bellini in poi.»

Per quanto riguarda invece la Villa Emo, l’unica seria soluzione è l’acquisto da parte del MiBAC e la sua destinazione a uso pubblico. In generale, tra i due estremi suggeriti dalla provocazione della Sezione di Treviso – pubblico abbandono o privato centro commerciale - esistono molte soluzioni intermedie, più in linea con il grande valore delle Ville Venete e una loro valorizzazione culturale e sociale. Esplorare, suggerire e valutare queste soluzioni sarebbe il compito di una buona amministrazione locale, capace di coniugare sviluppo, valorizzazione e tutela. «Ribadiamo la necessità che il Ministero, tramite la Soprintendenza Regionale del Veneto, proceda a una revisione del dispositivo di vincolo, in modo da precisare e aggiornare in modo puntuale gli obblighi di tutela e fruizione pubblica», conclude Carmine Abate.

Mariarita Signorini

Presidente nazionale Italia Nostra

Carmine Abate

Presidente consiglio regionale Veneto Italia Nostra

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