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XXXVII Premio Gambrinus “Giuseppe Mazzotti”: vince la cadorina Erica Giopp

Il suo libro d’esordio, già vincitore nella sezione Esplorazione - Viaggi, si è aggiudicato il Super Premio La Voce dei Lettori assegnato dalla giuria popolare nel corso della cerimonia

In occasione della cerimonia finale della XXXVII edizione del Premio Gambrinus “Giuseppe Mazzotti” sabato al Parco Gambrinus di San Polo di Piave, sono stati assegnati due premi speciali: con votazione e spoglio in diretta la Giuria dei 40 lettori ha assegnato il Super Premio “La Voce dei Lettori” del valore di 3 mila euro a “Un anno in barcastop” della cadorina Erica Giopp, già vincitrice nella sezione Esplorazione - Viaggio (15 voti su 40; secondo “Non è triste Venezia. Pietre, acque, persone. Reportage narrativo da una città che deve ricominciare” di Francesco Erbani con 14 voti e terzo “La pozza del Felice” di Fabio Andina con 11), mentre il Premio Honoris Causa è stato consegnato a Nives Meroi, alpinista bergamasca d’origine ma friulana d’adozione, e “signora degli ottomila” che quest’anno celebra 40 anni di scalate assieme al marito e compagno di corda Romano Benet, con il quale forma la prima coppia al mondo ad aver scalato in cordata tutti i quattordici 8 mila metri, senza ossigeno e climbing sherpa.

Erica Giopp, 28 anni, originaria di Pieve di Cadore (BL), ai piedi delle Dolomiti, vince con un libro che ripercorre la sua avventura in mezzo all’oceano: un anno in barca a vela, come autostoppista del mare, ottenendo passaggi in cambio di aiuto a bordo. Non parte per ritrovare se stessa né tantomeno per inseguire l’avventura estrema. Lascia lavoro, fidanzato, amici e famiglia e scappa: dai doveri, dagli impegni e dai trent’anni che si avvicinano. Parte per 17 mila miglia, con un piccolo bagaglio, verso poche ore di sonno, molte di lavoro duro, intossicazioni alimentari, settimane di bonaccia, ma anche verso innumerevoli tramonti sull’oceano e verso uno stile di vita che, per forza, riporta all’essenziale. Il viaggio di Erica è un viaggio attraverso oceani, isole e persone che ci fa conoscere nei loro aspetti più crudi e grezzi, quelli primordiali che appartengono a tutti gli uomini, ma che sono veri come i legami che nascono nel mezzo del nulla, quando non si parla la stessa lingua, non ci si lava da giorni e si indossano sempre gli stessi vestiti sporchi. Lontano dal diario di bordo, questo è un concentrato di aneddoti e consigli: ironico e leggero, il libro trasmette messaggi universali senza la pretesa di ergersi a guida spirituale.

Erica torna un anno dopo con meno imbarazzi e più consapevolezza. Guarda la sua quotidianità con occhi nuovi, convinta che i veri eroi non siano quelli che mollano tutto per partire, ma quelli che vivono ogni giorno assaporando quello che per loro è l’essenziale. “Se non fossi montanara - ha detto la giovane autrice, visibilmente emozionata - non sarei riuscita a partire e nemmeno a tornare. Crescere con le cime davanti agli occhi ti pone sempre di fronte un obiettivo ma ti ricorda anche i tuoi limiti, aiutandoti a sviluppare la voglia di superarli”.

Dagli oceani alle cime più alte della Terra: la cerimonia conclusiva del Premio Gambrinus “Giuseppe Mazzotti” è stata anche l’occasione per la consegna del Premio Honoris Causa a Nives Meroi. Nives Meroi e Romano Benet, suo marito e compagno di cordata, celebrano quest’anno i 40 anni di scalate insieme, prima coppia al mondo ad aver scalato in cordata tutti i quattordici 8 mila metri, senza ossigeno e climbing sherpa, insieme, un passo dopo l’altro. Non solo, Meroi nel 2003 è stata la prima donna in assoluto a scalare tre ottomila (Gasherbrum II, Gasherbrum I, Broad Peak), in soli venti giorni  (la sua fu la seconda cordata al mondo a realizzare l’impresa).

Col tempo il loro amore per la montagna li ha spinti ad esplorare orizzonti sempre più lontani, a spingersi dove l’aria è rarefatta e, come dice Nives, dove “Ogni passo diventa uno sforzo di volontà”. Il loro è un alpinismo leggero e pulito, senza l’ausilio di bombole d’ossigeno, climbing sherpa e campi prefissati. Sono quattordici i Giganti della Terra che Nives e Romano hanno salito fino ad ora. L’11 maggio 2017 hanno infatti toccato la cima dell’Annapurna (8.091 metri).

Meroi e Benet vivono l’alpinismo come stile di vita e per loro sono forza di volontà, passione e umiltà i valori che portano al successo, mentre ogni sconfitta alimenta la voglia di ricominciare. Perché a Nives, più che il risultato, è sempre interessata l’esperienza e l’esplorazione di se stessi in contesti diversi. “Il gusto della scoperta – ricorda – non è un piacere ormai perduto: basta girare l’angolo per vedere l’altra faccia, quella nascosta e dimenticata della montagna”. All’inizio del 2019 è stato pubblicato il suo libro “Il volo del corvo timido” (Rizzoli Editore), in cui racconta l’ascensione dell’Annapurna,  una montagna difficile che per lei e per Romano Benet segna la conclusione di una fatica durata vent’anni.

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