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"Bastione Camuzzi": Treviso Sotterranea riscopre un angolo nascosto della città

Un pezzo di storia della città potrebbe essere presto oggetto di importanti lavori, ma l'associazione cittadini, dopo averne controllato gli ambienti ipogei, critica tale scelta

CENNI STORICI - Il bastione poligonale del Castello, realizzato secondo le indicazioni dell'architetto Michele Sanmicheli, è stato costruito nel sito del vecchio castello medievale, da cui prende il nome. Lungo il lato orientale del bastione, in prossimità dell’attuale varco di via Roma, sono ben visibili le due cannoniere affiancate poste a difesa del tratto di mura fino al torrione dell’Altinia. Le due aperture si presentano oggi chiuse da un muro di tamponamento, ed erano parte di un impianto difensivo sotterraneo. Nelle piante della città del XIX secolo viene riportata con precisione l’ampia casamatta necessaria ad ospitare l’artiglieria difensiva. Tale struttura era priva di copertura per permettere la fuoriuscita dei fumi delle armi da fuoco, in analogia con altri sistemi difensivi realizzati nello stesso periodo, sullo schema delle piazza-basse dei bastioni poligonali degli inizi del XVI secolo.

Originariamente, quindi, il paramento murario doveva essere più basso nel tratto in corrispondenza delle due cannoniere, come comprovato dalla svolta ad angolo retto verso l’interno dell’ultimo tratto del cordolo in pietra d’Istria. Una simile soluzione era probabilmente prevista anche per il fianco opposto, a copertura del tratto di mura medievali. Le due postazioni d’artiglieria erano collegate da un’ampia galleria sotterranea che seguiva il perimetro murario del bastione. Tra la fine dell’800 ed gli inizi del secolo scorso, tratti di questa galleria sono stati riutilizzati come vasche di scarico per gli scarti di lavorazione del gasometro cittadino. In seguito alle opere di bonifica compiute nel 1996, l’Associazione Treviso Sotterranea ha potuto documentare e rilevare tali strutture, evidenziando il grande valore storico-architettonico di questi sotterranei. La galleria, che segue il corso poligonale del bastione, si presenta molto alta, con copertura a tutto sesto e saltuariamente rinforzata da un arco inferiore posizionato subito sotto l’imposta di quello di copertura. Ad intervalli regolari si aprono lungo il lato verso la fossa degli stanzoni voltati a botte dotati di botole di comunicazione con il piano sovrastante. Lo stato di conservazione della galleria risulta attualmente precario a causa del cedimento di alcuni tratti delle pareti laterali. L’equilibrio statico della struttura, garantito dalla presenza del materiale di riempimento nei tratti privi dell’originario arco di rinforzo, è stato alterato durante i recenti lavori di bonifica. Risulta a questo punto urgente un intervento di recupero atto a salvaguardare l’esistenza e l’integrità di queste importanti testimonianze dell’architettura militare cinquecentesca.

Oltre ad una delle due cannoniere murate chiaramente visibili da via Roma, si è potuto rilevare anche l’interno di un rifugio antiaereo risalente alla seconda guerra mondiale, l’unico ancora conservato all’interno del centro storico. Come se non bastasse, questo sito è tra i più importanti dal punto di vista archeologico, in quanto vi sorgeva il citato Castello di San Martino, chiamato poi di San Marco. Le fondazioni, i sotterranei, ma anche tratti consistenti di murature dell’antico castello, riutilizzato dai veneziani come deposito delle polveri alla fine del XV° secolo, potrebbero ancora essere conservati sotto la sopraelevazione del terrapieno di almeno sei metri effettuata in occasione dell’intervento sanmicheliano. Ulteriori recenti esplorazioni effettuate all’interno della cortina muraria del fianco orientale del medesimo bastione, hanno permesso di documentare il rinforzo strutturale compiuto nel cinquecento a ridosso della vecchia muratura perimetrale del castello, ormai cadente. Tuttavia, la deviazione a ridosso delle mura del canale della Polveriera operata nel dopoguerra, ha comportato un lento ma inesorabile degrado causato all’erosione anche delle fondazioni rinascimentali, per le quali urge un radicale intervento di restauro.

GLI AMBIENTI IPOGEI - L’associazione Treviso Sotterranea sta studiando l’area del bastione del Castello e monitorando le sue strutture ipogee da più di trent’anni. Nel corso di questo periodo le condizioni strutturali di tali ambienti hanno visto un graduale deterioramento che ne mette a rischio l’integrità. Le prime indagini dell’associazione si sono svolte negli anni ’80; in quell’occasione vi è stata la prima segnalazione alle autorità competenti del preoccupante grado di inquinamento dell’area. Dopo la parziale bonifica si è potuto esplorare anche gli ambienti ipogei e fare i primi rilievi. Le successive ricerche hanno portato al ritrovamento di altri ambienti e nel marzo del 2014, in accordo con la proprietà, si è proceduto a mappare, rilevare e fotografare tutti gli ambienti conosciuti. Tutte le esplorazioni sono state svolte attraverso tecniche speleologiche e in sicurezza.

CONTAMINANTI E CRITICITA’ AMBIENTALI - Il bastione del Castello è stato utilizzato per gran parte del XX secolo come gasometro cittadino e luogo di produzione del gas, realizzato attraverso reagenti e solventi. Le strutture sotterranee rinascimentali sono state utilizzate impropriamente come vasche di stoccaggio di svariati inquinanti. Le pareti perimetrali di queste strutture, non idonee al contenimento di tali materiali, hanno permesso la percolazione degli inquinanti attraverso la muratura fino a raggiungere il canale sottostante della Polveriera. Risulta fortemente contaminato tutto il terrapieno in adiacenza alle cavità, il terreno e le zone golenali. La parziale bonifica effettuata negli anni ‘90 si è limitata unicamente allo svuotamento del contenuto dei cunicoli-vasca, non ha in alcun modo sanato la situazione del terreno circostante, che attualmente si presenta ancora intriso di materiale nerastro fortemente maleodorante. Non è da escludere l’esistenza, nel sottosuolo, di ulteriori serbatoi-cavità abbandonati nel corso dell’attività del gasometro cittadino e non ancora bonificati.

Come evidenziato dallo studio/relazione effettuata nel 2004 dalla ditta Archeometra dal titolo “Intervento di rilievo e di indagine diagnostico-digitale del Bastione Castello” risultano evidenti problemi alla statica della struttura. Attraverso un’indagine approfondita con diverse tecnologie specifiche come il georadar, il rilievo termografico, l’ortofotogrammetrica 3D, laser scanner 3D, ecc. è stato possibile evidenziare le seguenti criticità: sconnessione della muratura e della presenza di un substrato più compatto; il tratto di muro in esame risulta affetto da uno stato di grave dissesto, che interessa non solo il paramento superficiale, ma strati profondi della muratura, nella quale sono state evidenziate sconnessioni significative; campione di muro, caratterizzato da un evidente fenomeno di spanciamento; scarsa coesione con il paramento retrostante evidenzia il profilo dello sganciamento murario.

Il quadro fessurativo della parete est del bastione è prevalentemente caratterizzato da lesioni ad arco di notevole ampiezza, che interessano tutto il paramento murario esterno, dalla fondazione al cordolo. In alcuni casi la lesione ha portato al completo distacco di interi tratti di paramento murario esterno, con visibili spostamenti verticali e rotazioni verso il canale. Altre lesioni subverticali, dislocate in prossimità dell’angolo sud-est del bastione, interessano l’intero paramento murario. Si noti che questo lato del muro presenta i minori sovraccarichi, come osservato in precedenza, pertanto sembra plausibile poter escludere le azioni verticali dalle cause possibili di tali lesioni. Inoltre, è poco probabile che eventuali dissesti delle strutture murarie sotterranee (cunicoli e camere) interferiscano con la statica del muro. Al contrario, le lesioni ad arco sono a nostro avviso dovute a cedimenti verticali e a rotazioni verso l’esterno della fondazione del muro. Una delle cause di tali cedimenti va ricercata, secondo noi, nell’erosione e nel dilavamento del terreno di fondazione dovuto alla corrente del ridossato Canale della Polveriera. Ricordiamo ancora che fino al XIX secolo il muro del lato est era dotato di una controscarpa in terra, esattamente come lungo il lato sud del bastione (area golenale). E’ possibile che la rimozione di tale cuneo di terreno abbia ridotto progressivamente la portanza del terreno di posa e di contenimento della fondazione, dando luogo al fenomeno osservato. E’ inoltreda sottolineare che l’esposizione prolungata della base del muro all’attacco dell’umidità ha sicuramente degradato i materiali, peggiorando ulteriormente la condizione statica dell’intera struttura.Le criticità riscontrate da Archeometra sono state confermate nell’ultimo nostro sopralluogo che in taluni casi ha evidenziato un globale peggioramento della situazione descritta.

Ad aggravare il quadro, numerosi sfondamenti nei piazzali sovrastanti il bastione, dimostrano un progressivo e graduale cedimento di strutture sottostanti, rendendo l’area instabile dal punto di vista statico e non agibile per la pubblica sicurezza. Anche le strutture ipogee ancora integre dimostrano uno stato di degrado tale da comprometterne la stabilità. Qualsiasi spostamento delle strutture sovrastanti il bastione, eseguito senza un preventivo studio analitico rigoroso, potrebbe causare irrimediabili danni alla struttura attualmente in equilibrio precario.

PROPOSTE D’INTERVENTO - Si parta con un consolidamento strutturale perimetrale del bastione. Risulta compromessa la stabilità del bastione, pertanto risulta necessario un consolidamento strutturale delle mura con particolare attenzione alle fondazioni che dovranno essere rinforzate e preservate dall’erosione dell’acqua del canale della polveriera. Solo successivamente si potrà provvedere al restauro e al risanamento del paramento murario esterno, consolidando distacchi e cedimenti. Poi una bonifica del suolo contaminato: il progetto di restauro non può non tener conto degli sversamenti, della contaminazione e dell’inquinamento del terreno dell’intero terrapieno. A maggior ragione se l’uso dell’area sarà destinata a parco pubblico, diventa necessaria e imprescindibile un’operazione di bonifica non solo superficiale ma anche degli strati più profondi. Senza l’intervento di bonifica richiesto, l’area non garantirebbe le caratteristiche di salubrità necessarie per diventare uno spazio di pubblico utilizzo. Poi, un ripristino delle strutture sotterranee e messa in sicurezza: come ampiamente dimostrato dagli studi condotti dall’associazione Treviso Sotterranea, il bastione presenta all’interno del terrapieno numerose strutture ipogee, alcune ancore integre, altre probabilmente irreparabilmente danneggiate, altre, ipotizzate attraverso le analisi del georadar, realizzate da Archeometra, ancora sepolte e da verificare. E' quindi anche auspicabile il recupero della piazza bassa in adiacenza alla rampa di eccesso. Questa struttura rappresenta, per la sua particolarità, un caso unico ancora conservato nel sistema bastionato della città di Treviso. Il recupero di tali strutture è indispensabile per garantire la stabilità del suolo del terrapieno, inoltre si deve garantire la conservazione e la valorizzazione dei manufatti sotterranei. Senza l’intervento richiesto l’area non presenta le caratteristiche di sicurezza per diventare uno spazio di pubblico utilizzo.

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