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E' boom della cannabis legale nella Marca: un nuovo settore per il rilancio del commercio

Uno dei primi a commerciare seriamente prodotti contenenti fiori di canapa è lo studio Van Gogh Tattoos di San Fior. Da novembre ad oggi la vendita continua a crescere

SAN FIOR Qualcuno nelle ultime settimane si è chiesto come mai ci fosse un continuo via vai di persone, oltre il normale, presso lo studio Van Gogh Tattoos di San Fior, in via Nazionale, e la risposta è presto data. A incuriosire la nuova clientela del negozio è infatti la vendita, tra i primi nella Marca, dei prodotti EasyJoint composti da varie tipologie di infiorescenze femminili di Cannabis Sativa L. selezionate per la massima qualità, coltivate in modo naturale, recise e trattate a mano. Insomma, fiori di canapa a basso contenuto di Thc, molto al di sotto dei limiti imposti dalla legge italiana. Tutto legale quindi, anche se per scelta i titolari hanno deciso di non renderne disponibile l'acquisto ai minorenni, anche se teoricamente non ci sarebbe alcun problema. 

Perchè però acquistare questi prodotti quando, in realtà, sono comunque ben distanti dalla cannabis originale e dalla cannabis terapeutica? Quale quindi il loro uso? Beh, pare che la maggior parte dei clienti decida di masticare il composto o eventualmente di fumarlo come uno spinello qualsiasi, o ancora creando dei piccoli e delicati infusi, il tutto per cercare di rilassarsi, magari per dormire meglio e scacciare cattivi pensieri. Ad oggi però, il settore della "cannabis light" ha avuto un vero e proprio boom, tanto che abbiamo cercato di capire il perchè con Luca Marola, storico proprietario del Canapaio Ducale di Parma e ideatore del progetto Easy Joint.

Come sono cambiate, nel corso degli anni, le ricerche relative agli utilizzi della canapa? 

"Non c'è nessun prodotto vendibile rispetto a quello che era nel 2002, ad eccezione della cannabis light e tutto quello che è legato ai cannabinoidi secondari. L'aumento delle ricerche e delle scoperte relative alla caratteristiche della canapa e dei suoi aspetti arrivano ad esserci prodotti nuovi. Il negozio l'ho aperto nel 2002, quando ancora non c'era la legge Fini-Giovanardi. Ho vissuto tutto il percorso che ha poi portato alla sua cancellazione. Da allora ad oggi sono avvenute due cose: la prima è che, anche dopo i processi che ho subito insieme ad 64 negozianti in giro per l'Italia, è stato stabilito che i negozi come il mio non fanno istigazione, anche durante la vendita di semi di canapa ad alto contenuto di Thc. E' lecito ed è legale vendere di cannabis".

"L'inchiesta iniziò nel 2010 e finì nel 2014. Il secondo aspetto è che c'è una consapevolezza maggiore delle persone rispetto alle altre proprietà della cannabis. Se all'inizio era un negozio che vendeva prodotti a consumatori di marijuna ora si è aperto a persone che cercano altre cose: i prodotti cosmetici a base di olio di semi, i prodotti alimentari a base di canapa, l'industria tessile è rimasta un pò al palo. Si sono conosciuti mezzi gli altri utilizzi della canapa". Il fatturato è sostanzialmente lo stesso, magari diminuiscono le entrate relative ai prodotti per fumare e per coltivare e aumentano i clienti che sono interessati ad altri, aumentano i settori merceologici. D'altra parte nel 2002 c'erano 14 negozi di canapa mentre ora ce ne sono 300. Poi ci sono anche negozi che chiudono: si può già parlare di cannabis business". 

Come procede il mercato della cannabis light?

"L'Easy Joint è stato ideato a Parma: l'abbiamo ideato e lanciato come risposta ad una mancanza della legge. Ad oggi la commercializzazione del fiore di canapa non è normato: non è vietato e non è permesso perchè comunque non esiste alcuna destinazione per il fiore: siamo in un limbo. Perchè questo progetto, anche politico, possa avere una sua storia, era necessario creare un'attenzione mediatica molto altra sull'infiorescenza a basso contenuto di Thc. Come azienda Easy Joint sta andando molto bene: siamo i principali venditori di fiori di canapa in Italia, lavoriamo con 56 aziende sul territorio nazionale".

"Vendute tra le 12 e le 14 tonnellate di fiori di canapa da maggio" 

"Complessivamente, da maggio, sono duecento le aziende agricole che stanno producendo fiori di canapa, sono poco più di 250 i negozi che stanno vendendo al pubblico: è un fenomeno che ogni settimana cresce. Per ora, dall'11 maggio, abbiamo commercializzato tra le 12 e le 14 tonnellate di fiore a basso contenuto di Thc: sono sei, otto stadi di San Siro come superficie di coltivazione". L'unico scopo della vendita è il fatto di arrivare al riconoscimento della commercializzazione del fiore di canapa a basso contenuto di Thc e vanga riconosciuto come il motore trainante della commercializzazione della canapa in Italia. Le aziende sono riuscite a rimanere in piede grazie alla produzione del fiore di canapa. Noi, di fatto, commercializzando un prodotto la cui commercializzazione è dubbia stiamo tenendo in piedi l'intera filiera della canapa. L'obiettivo è che si arrivi a vendere fiori di canapa come si vendono barbabietole". 

Quali sono le tipologie di clienti che acquistano la cannabis light? 

"I due mercati, quello della cannabis con alto contenuto di Thc e quello della cannabis con basso contenuto di Thc sono molto diversi: in negozio il cliente tipico di Easy Joint ha più di 25-30 anni, ci sono parecchi 40enni e 50enni, magari perchè gli ricorda il sapore delle canne che si fumava da giovane. Molti preferiscono questa che non ha quasi nessun effetto, oppure chi ha forme lievi di insonnia e di ansia. Si vende in barattolo: arrivano dei grossi quantitativi di easy joint da una magazzino nelle Marche e lì una cinquantina di lavoratori a contratto puliscono i fiori, tagliano i rametti e le mettono dentro i barattoli, attaccano l'etichetta, mettono il sigillo di garanzia e le spediscono".

Come è stato trattato il progetto Easy Joint e perchè qualcuno cerca di ostacolarne il mercato?

"Fortunatamente fino ad ora tutti i giornalisti hanno trattato il progetto in modo corretto e mai in modo folcloristico il progetto Easy Joint, tutti più o meno dicono la stessa cosa: nessuno parte da Bob Marley per poi arrivare a parlare di cannabis light. Avevamo commissionato ad un ricercatore della Sorbona una ricerca, che ha cercato di fare delle proiezioni sull'impatto del mercato della cannabis light nel sistema Italia: effettivamente si parla di 44 milioni di euro. Ora abbiamo dato un incarico ad un gruppo di analisti statunitensi: c'è un mercato enorme e potenziale ed è stupido ignorarlo e cercare di cancellarlo. Vogliono ostacolarlo perchè ricorda troppo la marijuana, la droga e per qualcuno ossessionato da queste cose anche soltanto l'idea della droga deve essere estirpata. Se un fiore di una stessa pianta, selezionata per non produrre Thc, è il fiore della stessa pianta della droga allora è meglio che non si veda, che non ci sia".

(Articolo originale su ParmaToday)

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