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Nonna Vincenzina spegne cento candeline: nei suoi occhi i ricordi di un secolo di Storia

Compie cento primavere Vincenzina Berri, una nonna trevigiana la cui incredibile avventura umana ripercorre un secolo di Storia e di vita del Novecento. Meduna di Livenza in festa

MEDUNA DI LIVENZA Correva l’anno 1917 quando, pochi giorni dopo la disfatta di Caporetto, Vincenzo Berri e Elena Agnolon, in attesa della loro prima figlia, si trovano costretti ad abbandonare, a bordo di uno sgangherato carretto, la città in cui avevano sempre vissuto: Meduna di Livenza.

I due futuri genitori non avevano una meta precisa, il loro unico intento era quello di riuscire a mettersi in salvo dalla guerra facendo di tutto perché la loro bambina potesse venire alla luce. Dopo cinque giorni di viaggio, la coppia raggiunge il quartiere di San Ruffillo, a Bologna. Bussano a una porta sconosciuta e, con pudore e vergogna, chiedono ospitalità. Vengono accolti da una famiglia di cuore, che darà loro riparo e affetto. In quei mesi da profughi, il 19 marzo 1918, viene alla luce la piccola Vincenzina. La sua è una storia di nascita e di rinascita. Di una vita che si schiude tra i lutti e gli orrori delle due guerre mondiali che hanno sconvolto il Novecento. Dopo l’armistizio infatti, Vincenzina fa ritorno con i genitori a Meduna, tra le macerie di quel che resta della loro casa. Trascorre la gioventù in filanda dall’alba al tramonto, aiuta la famiglia e bada ai cinque fratelli minori, Paolo, Alma, Maria Rosa, Bruna e Aldo. L’undici maggio del 1940 sposa Ugo Panontin, detto “Nino”, con il quale condivide i valori del rispetto e della famiglia, ma in quello stesso mese, l’Italia entra in guerra per la seconda volta e la licenza matrimoniale sfuma. Dopo soli undici giorni di matrimonio, Vincenzina lascia il marito in mano alla Brigata alpina “Julia”, chiamato a combattere nella campagna di Grecia e Albania. Dopo quattro anni, Nino torna ferito e gravemente malato. Sarà trasferito prima a Venezia, poi all’ospedale di Pordenone. Vincenzina lo cura con devozione. Per oltre un mese lo va a trovare tutti i giorni in bicicletta sfidando gli eventi: “avevo gli aerei che mi volavano in testa, a volte mi nascondevo nel fosso per paura che mi buttassero una bomba”.

L'Italia esce prostrata dalla seconda guerra mondiale; gran parte del patrimonio nazionale è distrutto e ovunque si incrociano lutti e rovine. Non si intravede un futuro. Così nel 1952 Nino decide di partire per Thunder Bay, in Ontario, Canada. Vincenzina lo raggiunge nel gennaio del 1953 insieme ai figli Mario ed Elena. Un viaggio infinito di 23 giorni. Salpano con la nave “Atlantic” da Genova. Toccano Palermo, Gibilterra, attraversano l’Atlantico fino ad Halifax. Da lì, affrontano un nuovo viaggio in treno di tre giorni e tre notti, che li porterà “alla fine del mondo”. Vincenzina, in quegli anni americani, si rimbocca le maniche: lavora, accudisce i figli, gestisce la loro nuova casa americana. Ripensando a quegli anni oggi la donna ricorda che "eravamo felici. Avevamo un obiettivo da raggiungere tutti insieme: risparmiare i soldi per poter tornare in Italia". La famiglia rientra nel 1960: vanno a vivere prima ad Azzano X, nel 1968 a Milano, e finalmente, nel 1978 a Meduna, nella tanto amata casa, dove attualmente Vincenzina vive. Nonna “Cencia” (come la chiamano i parenti) ha compiuto da poco cento anni, festeggiando questo importante traguardo insieme ai suoi affetti più cari: i figli Mario ed Elena, i nipoti Cristiana e Gabriele, Fabio e Stella, Stefano e Marina, Silvia e Gianluca, Sara e Francesco, Dario e Alessandra. I pronipoti Chiara, Valentina, Alice, Maurizio, Margherita, Bianca e Livia. Presente ai festeggiamenti il Sindaco di Meduna di Livenza, il Parroco e varie autorità locali. Una grande e bellissima festa per omaggiare una splendida centenaria che ha attraversato un secolo di Storia portando sempre con sé i valori intramontabili di un'esistenza 

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