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Un racconto per ogni giorno di quarantena: ecco il libro “La stecca prealpina”

Il giornalista Giovanni Carraro e l’editore De Bastiani hanno deciso di dare alle stampe il materiale, anche inedito, pubblicato quotidianamente su web. Il ricavato sarà devoluto agli ospedali Covid-19

C’è chi conta i giorni che mancano alla fine della quarantena nello stesso modo dei militari, che segnavano i giorni mancanti alla fine della naja sulla “stecca”. E’ Giovanni Carraro, giornalista di Susegana con una grande passione per la montagna. Dal 12 marzo scorso ha iniziato a pubblicare sul suo sito e sulla pagina Facebook racconti, aneddoti ed episodi, anche inediti, raccolti durante le tante escursioni tra le vette dolomitiche e l’area prealpina. Un’iniziativa che ha raccolto molti consensi tanto da convincere l’autore, una volta finita l’emergenza Covid-19, a dare alle stampe il materiale con De Bastiani editore, sotto il titolo “La stecca prealpina. 55 piccoli racconti in tempo di quarantena”. Il libro sarà disponibile entro la fine di maggio; il ricavato della vendita verrà interamente devoluto alla raccolta fondi della Regione Veneto per i nostri ospedali.

«L’idea – spiega lo scrittore – mi è venuta pensando a come passare il tempo in queste giornate di quarantena. Il pensiero è andato a quello che facevano i nostri avi durante i filò d’inverno, al caldo della stalla. Ho pensato che fosse bello raccontare ogni giorno una piccola storia, anche semplice, che pesco dai miei libri a caso o dalle mie ricerche. Anche fatti inediti. Per chi come me ha fatto il militare, sa che c’era il conto alla rovescia dei 365 giorni da incidere quotidianamente sull’asticella di legno, la famosa ‘stecca’ della naja. Gesti, in questo caso racconti, per segnare lo scorrere del tempo».

Dal 13 marzo Carraro ha iniziato a pubblicare sul suo sito web (www.giovannicarraro.it) ogni giorno un piccolo racconto, svelando alcuni dei tesori nascosti di cui è ricco il nostro territorio. Come l’antico romitorio della Villa di S. Maria, lungo la via Maestra o Strada Vecia che fin dal medioevo collega Revine a Cison. Oggi è soltanto un rudere di un edificio citato in molti documenti locali. Oppure l’antico borgo di Collagù, in comune di Farra di Soligo, che il sindaco, Mattia Perencin, vuol recuperare all’antico splendore.

Il volume porterà in copertina l’immagine di Fioravante Segat, detto “Fiore Castel”, morto lo scorso aprile all’età di 95 anni. Una scelta che Giovanni Carraro spiega così: «L’ho conosciuto quasi per caso, a Borgo Olivi di Fais, un villaggio di montagna un po' difficile da capire. Mi sedevo al suo fianco quando tornavo dal Visentin in cerca di spunti e di sentieri. Personaggio unico Fiore, ha fatto la comparsa in uno dei miei documentari così come l’ha fatto per Bepi Taffarel quando si capottò la mussa con a bordo Jijo Tripoli, al secolo Luigi Segat perché fece la guerra di Libia. Leggerete di lui nel tredicesimo racconto e l’ho voluto anche in copertina perché è il simbolo di un patrimonio infinito, come quello di tutti gli anziani portati via dal virus». Un omaggio alla memoria che ne se va. Che in parte Carraro però riesce a tramandare con questo libro.

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