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Carnevale Veneto: curiosità, aneddoti e molto altro sulle maschere della tradizione

Proposte per voi le icone meno conosciute della festa più allegra dell'anno, ideate nel nostro territorio e dalle origini molto antiche

Tra le tradizionali maschere che popolano il Carnevale, ve ne sono alcune di origine veneta, molte delle quali grazie al drammaturgo veneziano Carlo Goldoni, hanno trovato la loro consacrazione. Tra le principali troviamo il servo imbroglione Arlecchino, l'anziano mercante Pantalone, l'amante di Arlecchino Colombina, e Pulcinella, il servo di origine napoletana. Illustrate di seguito per voi, alcune maschere per secoli rimaste nel dimenticatoio... 

Facanapa è la prima che vi presentiamo, appartenente alla schiera dei vecchi, il personaggio venne creato dal marionettista Antonio Reccardini e portato in scena nei primi anni dell’Ottocento. Il nome trova corrispondenza con Fra Canàpa, un frate dalla corporatura piuttosto massiccia, la cui peculiarità è il naso dalle grandi dimensioni. Dal carattere gioviale, Fanacapa raffigura a volte il ruolo del servo, altre del padrone, di buon appetito e con una passione per il vino, il suo aspetto appare curato. Un'altra caratteristica del personaggio è quella di storpiare alcune lettere per ottenere un effetto comico nel suo parlato.

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Zanin, rappresenta un'altra maschera non molto conosciuta, il suo ruolo è quello del servo contadino, dai modi un po’ rozzi ma dal carattere astuto e sfrontato. Paladino delle ingiustizie e dello sfruttamento, con abilità e destrezza prende in giro da sempre la raffinata classe aristocratica. Il suo nome deriva dal significato di "Giovanni", attribuito alla maschera, che nel dialetto veneto viene appellato come  “Zuan” e “Zan”. Comune nei contadi settentrionali, nella Venezia del Cinquecento, il termine “Zanni” veniva usato come soprannome per indicare facchini e servi.

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L'ultimo personaggio che vi presentiamo è quella di Tabarino, dalle origini  molto antiche. La leggenda narra che il suo nome corrisponda a quello del comico veneziano del '500 Giovanni Tabarin. Caratteristico di questa maschera, il tabaro indossato da cui si riprende il nome e il curioso cappello di feltro nero al quale l’attore faceva assumere le più svariate forme. La maschera uscì dalla scena nel momento della morte dell'attore veneziano per poi ritornare intorno al '600 grazie al comico Giovan Battista Menghini, che riprese il personaggio facendolo diventare un esponente del ceto dispotico mercantile, spesso coinvolto in passioni amorose.

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Per continuare con lo spirito carnevalesco vi indichiamo ora una delle ricette che al meglio rappresenta la tanto attesa festivià, quella dei cròstoi. Per scoprirla... cliccate qui

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