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Oltre cento capolavori di Antonio Canova in mostra a Napoli

Tra questi ci sarà anche il "Paride" esposto e conservato nel museo civico di Asolo. Una grande esposizione dedicata all'immortale artista trevigiano dal 28 marzo fino al 30 giugno

“Canova e l’antico” sarà questo il titolo della grande mostra che porterà, dal 28 marzo al 30 giugno al Museo Archeologico di Napoli, per la prima volta dodici grandi marmi e oltre 110 opere (grandi modelli e calchi in gesso, bassorilievi, modellini, disegni) del sommo sculture considerato ultimo degli antichi e il primo dei moderni. 

Tra i 12 marmi ci sarà anche il Paride, conservato nel museo civico di Asolo. La statua fu donata al borgo trevigiano nel 1836, dal fratellastro Monsignor Giambattista Sartori Canova: “mi fo un piacere di offrire in dono al Comune di Asolo un Paride in marmo statuario di Carrara della prima qualità, figura intera semi-colossale”, così scriveva Giambattista Sartori Canova nel giugno 1836. Un nucleo eccezionale di ben sei marmi provenienti dall’Ermitage di San Pietroburgo, che vanta la più ampia collezione canoviana al mondo arricchirà la mostra di Napoli: in arrivo L’Amorino Alato, L’Ebe, La Danzatrice con le mani sui fianchi, Amore e Psiche stanti, la testa del Genio della Morte e la celeberrima e rivoluzionaria scultura delle Tre Grazie - ma anche l’imponente statua, alta quasi tre metri, raffigurante La Pace, proveniente da Kiev e l’Apollo che s’incorona del Getty Museum di Los Angeles. 

«Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli dove si trova la grande statua canoviana di Ferdinando IV di Borbone - spiega il direttore Paolo Giulierini - era il luogo ideale per costruire una mostra che desse conto di questo dialogo prolungato tra il grande Canova e l’arte classica». Qui infatti si conservano le pitture e sculture ercolanesi che Canova vide nel primo soggiorno in città (che definì Paradiso) nel 1780; quindi i marmi farnesiani, studiati già quand’erano a Roma in palazzo Farnese. A questi si aggiungono capolavori che hanno entusiasmato scrittori come Stendhal e Foscolo, riuniti ora nel Salone della Meridiana: la bellissima Maddalena penitente da Genova, il Paride dal Museo Civico di Asolo, la Stele Mellerio. Straordinaria la presenza di alcuni delicatissimi grandi gessi, come il Teseo vincitore del Minotauro e l’Endimione dormiente dalla Gypsotheca di Possagno (paese natale di Canova) o ancora l’Amorino Campbell e il Perseo Trionfante, restaurato quest’ultimo per l’occasione, e già in Palazzo Papafava a Padova. 

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