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Erette al confine tra città e campagna sorgevano maestose le Porte di Treviso

Fonte di collegamento tra il centro urbano e la periferia le Porte della città rappresentano, ancora oggi, una delle tante ricchezze storiche con le quali il capoluogo della Marca si contraddistingue

Possenti e caratteristiche le Porte di Treviso fino ai primi anni del ‘900, erano la principale fonte di collegamento tra il centro urbano e la periferia. Porta San Tommaso venne eretta in direzione Nord, Porta Santi Quaranta in direzione Ovest e Porta Altina in direzione Sud.

La prima, Porta San Tommaso venne costruita sotto la podestà di Paolo Nani nei primi anni primi ’500, ad opera di Gugliemo D’Alzano di Bergamo. Posta sulla sommità della porta non vi è rappresentata la raffigurazione di San Tommaso ma bensì quella di San Paolo, questo perchè il senato veneziano impose al podestà di Treviso Paolo Nani, di dedicare la porta all’arcivescovo di Canterbury San Tomaso Becket ma egli decise invece di  far raffigurare l’apostolo suo omonimo San Paolo. A rimarcare la differenza tra la cultura aristocratica e qualla dei contadini la scritta in dialetto veneto riportata all'esterno  “Porta de San Thomaso” per le persone provenienti da fuori Treviso, nell’arco rivolto verso la città invece la stessa medesima scritta venne riportata in lingua latina Porta Sancti Thomae – Dominus custodiat introitum et exitum tuum.

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Posizionata in maniera strategica Porta Santi Quaranta rappresentava e rappresenta ancora oggi l’accesso a Treviso per coloro che provenivano da Ovest. Essa si presenta con la facciata in pietra d’Istria all’esterno dove spicca la raffigurazione del leone alato, simbolo del potere di Venezia sulla terraferma, la lastra in pietra durante l’occupazione francese di Treviso alla fine del '700, venne distrutta e in seguito rifatta su modello del precedente. Nella sua storia, Porta Santi Quaranta venne dotata di ponti levatoi, uno utilizzato per i carri ed uno per i pedoni, pronti ad essere ritirati in caso di un attacco nemico, in seguito con il passare del tempo il ponte mobile lasciò il posto ad uno realizzato in mattoni e decorato con pilastri e bordi in pietra d’Istria. L’intitolazione ai "Quaranta Santi" si ricondurebbe ad un fatto specifico ovvero quello di quaranta soldati che durante la persecuzione di Licinio in Armenia, rifiutandosi di riconoscere gli idoli vennero fatti assiderare e poi bruciare. Anche in questo caso per marcare la differenza tra l’aristocratico centro e la campagna fuori le mura, sopra l’arco centrale di Porta Santi Quaranta è leggibile la scritta indicante il nome in latino per chi usciva da Treviso, “Porta Sanctorum Quadraginta”, ed in dialetto per chi vi entrava “Porta Sancti Quaranta”.

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Terzo varco realizzato nei primi anni del 1500 a Sud di Treviso è Porta Altinia, dall'aspetto meno maestoso rispetto alle altre due Porte. Il nome “Altinia” deriverebbe dalla città verso cui era orientata, ossia Altino, città romana devastata dagli Unni guidati da Attila da cui deriverebbe  l’altro nome della porta ovvero Altilia, dalla fusione dei due nomi si sarebbe così giunti al nome di "Altinia". Unico passaggio rimasto della cinta di mura medievali la Porta venne inglobata nella cerchia cinquecentesca e quindi rinforzata ed innalzata, la sua funzione principale sarebbe stata quella di passaggio di tutte le merci da e per Venezia che non seguissero la via fluviale del fiume Sile, essa servì così per un lungo periodo sia come baluardo militare che come simbolo del collegamento di Treviso con Venezia, collegamento che durò fino alla fine del settecento quando l’esercito francese al comando di Napoleone occupò il Veneto interrompendo quel forte legame che aveva unito Treviso a Venezia.

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Invitandovi a continuare a seguirci vi segnaliamo la lettura di altre due bellezze storiche e artistiche che la città di Treviso vi offre, la sua cinta muraria ed i musei che al meglio la rappresentano...

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