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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Tarzo

Cerimonia per il 120° di fondazione della Cassa Rurale e Artigiana

Il 12 aprile 1984, 46 tra agricoltori e piccoli artigiani unirono le loro gettando le basi della CRA. Sabato mattina la cerimonia

TARZO - "Sono trascorsi 120 anni da quando, proprio il 12 aprile 1984, 46 persone, agricoltori e piccoli artigiani di Montaner, hanno voluto unire le loro forze per porre le fondamenta della loro Cassa Rurale e Artigiana. Un passo importante per l’epoca di cui parliamo, che ha saputo nel tempo germogliare e fortificarsi, trasformandosi in una grande storia di cooperazione: la storia della nostra Banca". Con queste parole il presidente di Banca Prealpi, Carlo Antiga, ha iniziato il racconto a tappe di un percorso storico oggi concretizzato nell'istituto di credito cooperativo con sede a Tarzo (TV).

Sabato mattina a Montaner, la festa per il 120° anniversario di fondazione della Cassa Rurale e Artigiana. Alle 10 la Santa Messa officiata da don Raffaele, che ha ricordato l'importanza delle idee e dello spirito di cooperazione di quei 46 "pionieri" che fondarono quella "banca della gente" che aveva come bussola la solidarietà. La cerimonia è poi proseguita nella sede degli Alpini con il saluto del presidente Antiga e l'intervento del sindaco di Sarmede, Eddy Canzian, che ha fatto un plauso al sostegno concreto della Bcc al suo territorio e alle diverse realtà dell'associazionismo e del volontariato.

Per capire l'importanza di quella cassa rurale e artigiana, bisogna tornare agli anni ‘70 del 1800, quando l’Italia e l’Europa furono letteralmente inondate dal grano proveniente dall’America. Una "globalizzazione" che condannò l’arretrata agricoltura nazionale ad una profonda recessione, origine di disoccupazione e fame. "Una situazione di allora che mi pare oggi avere una certa similitudine con la grande offerta di beni di bassa qualità e prezzo che ha portato le nostre produzioni a una forte crisi competitiva, origine dell'attuale disoccupazione e precarietà economica di tante famiglie", ha affermato Antiga. Per uscire da quella situazione di fine Ottocento, la prima risposta dei contadini italiani e dunque anche di Montaner, fu l'emigrazione. Ma qualcuno tentò altre strade. "Se l'altra soluzione era quella di immettere direttamente denaro liquido nel sistema o, almeno trattenere i risparmi e mobilitare le risorse già presenti sul territorio, l’unica strategia perseguibile era quella di trasformare gli stessi bisognosi di credito in banchieri, attraverso il meccanismo delle cooperative di credito - ha ricordato il presidente - nacque così nella Montaner di fine Ottocento la Cassa Rurale, una struttura economica basata sul solidarismo invece che sul profitto, che contribuì a migliorare la vita delle persone e a tenere viva la passione per la promozione della dignità umana".

Un modello d'impresa che ha resistito negli anni e che ha portato nel 1970 alla Banca di Credito Cooperativo delle Prealpi, ancora oggi cardine attorno al quale si alimenta l’imprenditorialità di queste terre. "Mantenere vivo il legame con le nostre radici è risvegliare quel senso di appartenenza proprio dei fondatori della nostra Banca - ha concluso Antiga - per essere ancora una volta, una Banca motore di sviluppo e rilancio del territorio, protagonista di un’economia che seleziona i mezzi in coerenza con le finalità, grata nella memoria del proprio passato e attenta al volto odierno delle persone". E che naviga, nelle acque tempestose del mercato, con solidità. A dimostrarlo un utile netto di 7.841.666 euro e lordo di 10.896.495, un patrimonio di vigilanza che supera i 213 milioni di euro e 6.652 soci (344 solo a Montaner), il 91,6 % in più in soli 6 anni. Dal 2008, 8 nuove filiali (aperte o acquisite), 59 dipendenti in più, un territorio di competenza che annovera 94 comuni (in aumento di 24 unità) e si estende in 4 province (Treviso, Belluno, Venezia e Pordenone), una crescita degli impieghi del 33,5 % e una crescita della raccolta globale del 44 %. Numeri, ma che nascono però dalle persone e dai valori della tradizione, seguendo un codice deontologico che impone prudenza e responsabilità verso i soci e il territorio di appartenenza.

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