Concorsi e corruzione: coinvolto un vigile del fuoco trevigiano
Tre persone arrestate dalla Guardia di Finanza di Benevento in un'indagine sui concorsi per l'accesso ai ranghi delle forze dell'ordine. Sospeso per 12 mesi dall'esercizio delle funzioni Alessandro Filippo Lupo, 56enne di Treviso
C'è anche un vigile del fuoco trevigiano nella lista degli indagati nell'inchiesta, coordinata dalla Procura di Benevento e condotta dalla Guardia di Finanza, supportata anche dall'uso di un trojan, su un giro di mazzette riguardanti alcuni concorsi per l'accesso ai ranghi delle forze dell'ordine. Si tratta di Alessandro Filippo Lupo, 56 anni, di Treviso, rappresentante del sindacato Uil e in servizio presso il comando provinciale di Venezia: nei suoi confronti è scattata la sospensione, per 12 mesi, dall'esercizio delle funzioni di vigile del fuoco. Le ipotesi di reato per i coinvolti nell'inchiesta vanno dall'associazione per delinquere, alla corruzione, alla rivelazione di segreti di ufficio.
Tre le persone finite in carcere su ordinanza firmata dal gip del tribunale di Benevento, Vincenzo Landolfi: Claudio Balletta, 65 anni, di Roma, vice prefetto, dirigente del Ministero dell'Interno presso il Dipartimento dei vigili del fuoco, Giuseppe Sparaneo, 51 anni, di Benevento, e Antonio De Matteo, 68 anni, di Benevento, funzionari dei vigili del fuoco. Il secondo è in pensione. Ai domiciliari sono invece finiti Antonio Laverde, 44 anni, originario di Benevento ma residente a Fonte Nuova, in provincia di Roma, maresciallo della Finanza in servizio al Comaando generale, e Vito Russo, 40 anni, di Benevento, carabiniere in forza a Roma.
Oltre a Lupo è stato sospeso per 12 mesi dal servizio un agente di polizia, Gianluca Galliano, 45 anni, nato a Benevento, residente ad Ardea. Infine, obbligo di dimora ad Apollosa per Eduardo Zolli, 66 anni, indicato come intermediario. In tutto sono ben 58 le persone coinvolte nell'inchiesta della Procura beneventana, guidata dal Procuratore capo Aldo Policastro. Decine le perquisizioni effettuate dalle fiamme gialle nel corso della giornata di oggi, venerdì 12 giugno.
I pubblici ufficiali sono accusati di intascare tangenti per favorire candidati di concorsi pubblici e/o loro genitori per accedere al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, nella Polizia di Stato, nell' Arma dei Carabinieri e nella Guardia di Finanza. L'indagine è stata denominata ''par condicio'': sono una cinquantina gli episodi corruttivi contestati. Sottoposte a sequestro preventivo, per equivalente, di somme di denaro pari a complessivi 370 mila euro circa, ritenuti il prezzo dei reati finora accertati, di cui 220mila riferibili all'attività dell'associazione per delinquere in provvisoria contestazione e oltre 150mila euro conseguiti dai vari indagati in concorso tra loro.
La "cricca" avrebbe operato su concorsi pubblici in corso o appena conclusi (segnatamente il concorso pubblico, per titoli ed esami, a 250 posti per la qualifica di vigile del fuoco nonché a quello per l'assunzione di 1.815 allievi agenti della Polizia di Stato, del 13 marzo 2019) nonché in relazione a concorsi di imminente pubblicazione (tra questi quello per Ispettori Logistico - gestionali nel Corpo dei Vigili del Fuoco). I tre, anche grazie alla funzione esercitata dal promotore dell'associazione e al possesso della banca dati dei quiz preselettivi - avevano già programmato di far accedere un numero di candidati non inferiore a 50, con potenziali profitti illeciti da conseguire - oltre a quelli per cui è stato richiesto e disposto sequestro preventivo, anche nella forma per equivalente- di svariate centinaia di migliaia di euro.
Per le indagini la Guardia di Finanza si è avvalsa di intercettazioni telefoniche, ambientali, servizi di Ocp e acquisizioni di immagini da sistemi di video-sorveglianza, e hanno consentito di ricostruire i vari passaggi di un consolidato modus operandi e di molteplici iter corruttivi, accordi illeciti in cui il Vice Prefetto, quale pubblico ufficiale, era in grado di influenzare direttamente, attraverso membri di commissione allo stato ignoti, la discrezionalità delle varie commissioni di concorso, anche a fronte di problemi fisici e oggettive difficoltà che nel corso delle prove concorsuali venivano riscontrate ai candidati da favorire illecitamente, mentre i due beneventani, previa indicazione da parte del Vice Prefetto del numero delle persone da poter contattare, si occupavano di reclutare nel territorio sannita i privati corruttori di stipulare con loro o con i loro genitori la promessa corruttiva e successivamente di ricevere ingenti somme di denaro, ammontanti anche ad oltre 23.000 euro, quale prezzo del reato, parte del quale veniva periodicamente portato a Roma per essere ripartito con il predetto Dirigente del Ministero dell'Interno e presumibilmente ulteriori funzionari infedeli.
In tale maniera il pubblico ufficiale non aveva e non ha alcun contatto con i privati corruttori, di cui conosce solamente le generalità e la data di convocazione per le prove concorsuali tramite i suoi intermediari: d'altronde tali elementi sono gli unici che gli vengono comunicati e che sono sufficienti affinché il funzionario corrotto si possa attivare per permettere ai candidati il superamento delle prove previste, mentre le trattative economiche si consumavano nel territorio Beneventano e venivano gestite esclusivamente dai funzionari pubblici sanniti. In molti casi, inoltre, nel corso delle prove emergevano problematiche anche gravi e tali da imporre l'esclusione dal concorso, ma proprio in quel momento -con l'intervento del Vice Prefetto - l'associazione dimostrava la sua forza, riuscendo a far conseguire in maniera insperata ai candidati le idoneità a prove fisiche o psico-attitudinali.
La stabilità e la forza del vincolo associativo, ma soprattutto la circostanza di poter contare sul Capo dell'Ufficio Affari concorsuali, veniva ostentata dagli intermediari beneventani nei dialoghi e nelle trattative illecite concluse con i candidati ed i relativi genitori: ad oggettiva riprova della serietà del pactum scleris, i ragazzi venivano a conoscenza delle date di convocazione e delle date di rinvio delle prove concorsuali giorni prima che le stesse venissero pubblicate sui portali telematici istituzionali.
I tre uomini, che per comunicare provvedevano anche ad attivare utenze mobili ''dedicate'', spesso intestate a cittadini stranieri o estranei
al proprio nucleo familiare, dal novembre del 2019 detenevano, con notevole anticipo ed in maniera illecita, parte della banca dati che avrebbe costituito la prova preselettiva di un concorso per l'accesso nel Corpo dei VV.FF. di imminente indizione: previo accordo tra gli associati, i quiz contenuti in un supporto pen drive venivano quindi consegnati -dietro pagamento somme di denaro - ad aspiranti candidati sanniti, in quello che è stato ribattezzato un vero e proprio ''mercato delle pennette''.
Per consegnare le pen drive, infatti, i due funzionari del Comando Provinciale di Benevento violavano, nel mese di marzo e aprile 2020, anche i divieti imposti dalla gravissima emergenza sanitaria in corso, ed in una occasione uno di essi si recava a tal fine a Napoli, unitamente ad altro alto funzionario dei Vigili del Fuoco, con una autovettura di servizio, facendo affidamento sull'impossibilità di essere sottoposti a controllo stradale. Attualmente il sodalizio era operativo e stava programmando di interferire su due concorsi per l'accesso nei Vigili del Fuoco di prossima pubblicazione.
Durante le indagini, inoltre, è stato accertato i due funzionari dei Vigili del Fuoco di Benevento destinatari di misura cautelare in carcere, grazie a pregressi rapporti di natura illecita e senza il contributo del Vice Prefetto, quali intermediari tra pubblici ufficiali corrotti e privati corruttori desiderosi di un impiego statale commettevano altri episodi corruttivi nell'ambito di concorsi pubblici per l'accesso nella Guardia di Finanza, nell'Arma dei Carabinieri e nella Polizia di Stato.
Per la Guardia di Finanza, ed in particolare nell'ambito di un concorso per Maresciallo, i due indagati si sono avvalsi della intermediazione illecita di un Maresciallo -destinatario della misura cautelare degli arresti domiciliari- in servizio a Roma presso il Comando Generale, a sua volta intermediario di un almeno un pubblico ufficiale corrotto allo stato ignoto, nonché di un cittadino di
Apollosa (sottoposto all'obbligo di dimora), legato a rapporti di parentela con militari della Guardia di Finanza, non indagati. Per l'Arma dei Carabinieri si avvalevano invece di un militare dei carabinieri - anch'egli agli arresti domiciliari- in servizio a Roma presso il Centro Nazionale Reclutamento di Tor di Quinto. Per l'accesso in Polizia di Stato, in due occasioni i due funzionari sanniti agivano in concorso con un Assistente Capo e un Funzionario dei Vigili del Fuoco, Segretario Generale di una sigla sindacale, entrambi sottoposti alla misura interdittiva della sospensione dall'ufficio pubblico.
La consistente mole indiziaria sopra sintetizzata ha permesso quindi di far emergere condotte perduranti, attuali e ben collaudate, che oltre ad aver già fruttato grossi profitti si ripromettevano di realizzare ulteriori e maggiori guadagni. Anzi, nel corso delle indagini numerose conversazioni intercettate consentivano di appurare che il sistema attuato andava avanti da almeno dieci anni nel territorio beneventano. E ancora gli inquirenti hanno scoperto che a Roma ulteriori pubblici ufficiali oltre a quello arrestato avrebbero ricevuto ingenti somme di denaro e utilità costituite da beni materiali come orologi per gli stessi motivi: sul punto è bene chiarire che trattasi non della stessa associazione per delinquere in contestazione, della cui operatività vi è evidenza a far inizio dal 2018, ma di compagni criminali diverse, con il coinvolgimento di altri pubblici ufficiali, delle quali gli arrestati erano intranei. La Guardia di Finanza ha attestato scambi di denaro con numerosi soggetti, tutti allo stato indagati, per un importo totale di 373.500 euro, oggetto di sequestro preventivo anche per equivalente.
Le perquisizioni domiciliari effettuate in mattinata fornivano oggettivo riscontro a quanto finora accertato e quanto evincibile dalle captazioni, visto che nell'abitazione dei soggetti destinatari della misura custodiale venivano rinvenute ingenti somme in contanti, profitto dei delitti in esame, opportunamente occultate: in particolare, nell'abitazione di residenza del Vice Prefetto, a Roma, veniva rinvenuta una somma in contanti pari ad 45.000 euro circa, nascosta sotto il battiscopa di un mobile della cucina; nel garage dell'abitazione del funzionario attualmente in servizio presso i Vigili del Fuoco di Benevento, sita a Benevento, veniva ritrovata la somma in contanti di 48.000 euro circa, mentre in un armadietto del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Benevento, all'interno di un armadietto senza nome, veniva sequestrato l'importo di 156.000 euro circa in contanti, celati in un borsone in cui era sovraimpresso il cognome dell'arrestato; ed ancora, nell'abitazione di uno dei figli del funzionario dei vigili del fuoco in pensione destinatario di misura cautelare in carcere veniva sequestrata la somma in contanti di euro 35.000 circa.
I privati corruttori indagati, di ogni estrazione sociale, a fronte della possibilità di ottenere per sé o per un proprio congiunto un ''posto fisso'' nell'amministrazione statale non hanno mai manifestato disapprovazione, rispettando tutte le scadenze e gli accordi pattuiti con i funzionari dei vigili del fuoco, compresa l'adozione di cautele nelle conversazioni telefoniche. Sono state eseguite circa 60 perquisizioni finalizzate al rinvenimento delle pen drive oggetto di scambio corruttivo nonché di materiale utile alle investigazioni. Allo stato, molti candidati o aspiranti tali, indagati nel procedimento in esame, avrebbero spontaneamente consegnato il supporto informatico contenente la banca dati delle prove preselettive. Allo stato sono iscritti 118 indagati, tra i quali altri appartenenti a forze di polizia e dei vigili del fuoco. Le indagini sono in corso per individuare ulteriori pubblici ufficiali corrotti e analoghi episodi delittuosi. Nei prossimi giorni si procederà all'interrogatorio di tutti i soggetti coinvolti, anche di quelli non raggiunti da misura cautelare.