rotate-mobile
Cronaca San Pietro di Feletto

San pietro di Feletto, danni delle ultime piogge 424.500 euro

Si tratta per lo più di dissesti franosi che necessitano di consolidamenti e opere idrauliche. L’ammontare non è elevato, rispetto ad altre realtà

SAN PIETRO DI FELETTO - 424 mila e 500 euro, di cui 39 mila e 500 per opere pubbliche di competenza del Comune: è stata questa la quantificazione dei danni a seguito delle ultime piogge e relativi eventi franosi, circa una quindicina di nuovi, effettuata dall’Amministrazione comunale di San Pietro di Feletto e inviata in Regione Veneto. Si tratta per lo più di dissesti franosi che necessitano di consolidamenti e opere idrauliche. L’ammontare dei danni non è elevato, rispetto ad altre realtà del territorio e vista l’ingente quantità di pioggia scesa tra gennaio e febbraio che ha concentrato da Natale a oggi 729 millimetri di acqua su una media annuale di circa 1250 millimetri. Tra le opere pubbliche di competenza del Comune danno il più consistente (pari a 25 mila euro) riguarda via Manzana con la necessità di ripristinare le condotte di scarico e mettere in sicurezza il versante di frana che minaccia la strada comunale.

Giovedì pomeriggio il sindaco di San Pietro di Feletto Loris Dalto, accompagnato dal geologo dott. Celeste Granziera, dall’ing. Maurizio Girola, che sta redigendo per conto dell’Amministrazione il nuovo Piano di Protezione civile, e dal responsabile dell’area tecnica del Comune geometra Livio Tonon, ha condotto i giornalisti di diverse testate locali sui principali dissesti avvenuti negli ultimi giorni e settimane: l’impressionante frana del bosco del Landron che ha cancellato il sentiero naturalistico omonimo e reso arduo l’accesso alla straordinaria grotta del Portego; la frana di via Galinera (case Varaschin) con il gigante masso caduto e i blocchi di roccia fatti cadere artificialmente per metterla in sicurezza; e lo smottamento di via Provera che interessa un fronte collinare di oltre cento metri, il cui scivolamento ha aperto fessure in tutto il prato antistante.

«Il territorio di San Pietro di Feletto è ha una struttura sfavorevole che lo rende poco stabile – ha spiegato il geologo Celeste Granziera -.  Esso infatti è formato da più strati sovrapposti di roccia e argilla: banconi rocciosi conglomeratici si alternano a livelli marnoso-argillosi. Questo fa sì che le rocce, molto permeabili per fessurazioni, carsismo e altre caratteristiche, quando piove assorbano molta acqua che penetra facilmente, arriva allo strato argilloso, lo imbeve, lo rende molle fino a scioglierlo. Lo strato roccioso sopra per la forza di gravità scivola e frana.  Inoltre, i banconi rocciosi in alcune zone sono fratturati e là dove le scarpate sono a vista c’è la possibilità che crollino massi come successo nelle scorse settimane in via Galinera presso le case Varaschin o, in passato, in via Guizza, presso casa Faldon o nel bosco del Landron. In questo territorio, insomma, ci sono le premesse naturali per il verificarsi di frane, smottamenti e crolli. Da sempre».

«Negli anni sono state effettuate mappature molto sofisticate, oggi conosciamo ogni palmo del nostro territorio – ha spiegato il sindaco Loris Dalto -. Con il PAT abbiamo introdotto vincoli importanti in funzione delle fragilità rilevate rafforzando quelli che già vigevano nel precedente PRG. Oggi a San Pietro non si possono effettuare ad esempio interventi di miglioramento fondiario per impianto di vigneti senza realizzare quelle opere idrauliche necessarie alla tenuta dei terreni e senza che tali opere, una volta autorizzate, siano adeguate seguite e controllate in corso di realizzazione da tecnici specializzati, tra i quali abbiamo previsto la figura del geologo». 

«La presenza dell’uomo nel territorio è un presidio – ha assicurato Granziera – L’abbandono del territorio, al contrario, è un pericolo». Un territorio incolto, lasciato a se stesso, dunque, è molto più pericoloso per chi lo abita. Basti pensare alla manutenzione e alla pulizia dei fossi e degli scoli: è quando non c’è il regolare intervento dell’uomo che la vegetazione copre gli scarichi e si provocano gli allagamenti. Così, gli interventi di miglioramento fondiario, se fatti secondo le regole, prevedono obbligatoriamente una serie di opere idrauliche per il drenaggio delle acque che raccolgono le acque piovane e le incanalano negli scoli fino a scaricarle nei corsi d’acqua. «La soluzione è proprio questa – continua Celeste Granziera -: riuscire a raccogliere le acque, evitare che penetrino nel terreno, e portarle in punti dove non siano pericolose per scaricarle poi a valle».

L’acqua dalla collina deve però scendere lentamente perché altrimenti il problema si sposta più a valle con gli allagamenti. I corsi d’acqua devono avere il tempo di poter assorbire l’acqua che scende dalle colline altrimenti esondano. Da qui l’importanza che le opere di canalizzazione siano realizzate a serpentina per rallentare il deflusso delle acque; o che siano previsti bacini di laminazione in grado di rilasciare l’acqua raccolta più lentamente. Si tratta sempre però di opere fatte dall’uomo. Che vengono realizzate contestualmente ad interventi edificatori o agrari per l’impianto di vigneti o di altre coltivazioni.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

San pietro di Feletto, danni delle ultime piogge 424.500 euro

TrevisoToday è in caricamento