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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Paese

Le dimissioni del Papa, i sospetti di don Floriano Abrahamowicz

La non motivazione delle dimissioni di Papa Benedetto XVI, secondo il lefebvriano don Floriano Abrahamowicz, desta sospetto. "Una notizia che lascia attoniti", ha commentato il governatore veneto Luca Zaia

La notizia delle dimissioni di papa Benedetto XVI hanno scosso il mondo intero. E anche dalla Marca arrivano le prime reazioni.

DON ABRAHAMOWICZ - A partire da Paese. "Non conoscendo le dinamiche della chiesa conciliare la notizia genera perplessità ma, soprattutto, sorprende l'aspetto della non motivazione", ha commentato don Floriano Abrahamowicz, il sacerdote lefebvriano balzato agli onori della cronaca, qualche anno fa, quando era alla guida della comunità della Fraternità "San Pio X" a Lanzago di Silea, per aver messo in dubbio l'esistenza delle camere a gas per gli ebrei.

Abrahamowicz, allontanato tre anni fa dalla comunità e ora animatore del "Domun Marcel Lefebvre", fa parte di un ambiente ecclesiale che non riconosce la legittimità dei pontefici quali successori di San Pietro e, tuttavia, ha osservato che l'assenza di giustificazioni palesi alle dimissioni di Benedetto XVI porta a una "destabilizzazione".

A questo proposito, don Abrahamowicz ha ricordato la visita, avvenuta nel 1987, da parte di due inviati di Giovanni Paolo II nella casa madre lefebvriana di Econ, in Svizzera, in cui era seminarista: "In quella circostanza - ha detto - mons. Camillo Perl, in seguito segretario della Commissione pontificia Ecclesia Dei, ci disse chiaramente che il 10 per cento dell'episcopato tedesco era ricattabile. Non ho ovviamente elementi per poter sostenere qualcosa di simile nei confronti di Joseph Ratzinger - ha concluso Abrahamowicz - ma oggi mi tornano in mente quelle parole".

LE DIMISSIONI - A rivelare in anteprima mondiale la notizia delle dimissioni di papa Ratzinger, prima di mezzogiorno, è stata l'agenzia di stampa Ansa.

Il pontefice ha annunciato di voler lasciare il pontificato dal 28 febbraio durante il concistoro per la canonizzazione dei martiri di Otranto.

"Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio - ha dichiarato Ratzinger in latino - sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l'età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino. Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando".

"Tuttavia - ha proseguito Benedetto XVI - nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di San Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell'animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato".

ZAIA - "Mai e poi mai avrei pensato di iniziare una conferenza stampa parlando del Papa. E' una notizia che ci lascia attoniti", ha commentato a caldo il governatore del Veneto, Luca Zaia, esordendo nella consueta conferenza stampa settimanale.

"Qualcuno mi dice che solo Celestino V si era dimesso e questo rappresenta l'autenticità di quanto accaduto - ha spiegato - E' stata scritta una nuova pagina di storia, rispetto alle scelte dei Pontefici. D'altro canto, una persona di così alto spessore, da tutti riconosciuto, ha dato un bel segnale, un ulteriore insegnamento. E' l'obiettività, da parte di una persona di così alte responsabilità, che bisogna avere di fronte alle proprie responsabilità e questo gli fa ancor più onore".

"Rappresento una terra e una comunità con radici profonde e visibili, al di là della professione di fede di ognuno di noi - ha concluso Zaia - perché qui sono inconfondibili i tratti delle radici cristiane, basta pensare al tema del volontariato".

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