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Cronaca

Praticava aborti clandestini su giovani donne: denunciato un sedicente medico

Si tratta del comunemente noto "Dottor Prince", 40enne nigeriano residente nella periferia di Treviso. L'uomo è stato fermato poco prima di compiere un'interruzione di gravidanza

TREVISO E' stato denunciato con l'accusa di esercizio abusivo della professione medica e di tentata interruzione di gravidanza con pratiche clandestine. Si tratta di P.B, 40enne residente nella prima periferia della città di Treviso, in zona Ovest. L'uomo, secondo la ricostruzione della squadra mobile della polizia, aveva adibito il soggiorno della sua abitazione in affitto a improvvisato ambulatorio medico, privo però di ogni accortezza sanitaria.

A indirizzare gli agenti nella casa di P.B, comunemente noto nell'ambiente come "Dottor Prince", erano state alcune segnalazioni da parte dei residenti della zona che da tempo ormai vedevano un via vai di uomini nei pressi della sua abitazione, tanto che le forze dell'ordine a lungo hanno pensato potesse trattarsi di un circuito legato alla vendita di stupefacenti. Proprio per questo motivo quindi e dopo accurati controlli, sabato mattina la polizia ha fatto irruzione nell'abitazione del 40enne trovandosi però di fronte ad una scena completamente diversa a quella immaginata. Distesa nuda su un lettino improvvisato era infatti presente una quasi 20enne nigeriana incinta, coperta solo parzialmente da un asciugamano e intenta a parlare con il presunto dottore. Dopo alcuni attimi di attesa e di valutazione della situazione, è stato così evidente che l'uomo si stava preparando a compiere un'interruzione di gravidanza clandestina nei confronti della giovane paziente. A quel punto gli agenti sono immediatamente intervenuti e hanno prima bloccato il Dottor Prince e poi hanno portato la giovane donna, accompagnata da un'amica, al pronto soccorso dell'Ospedale Ca' Foncello di Treviso dove gli esami hanno evidenziato come fosse in stato interessante da circa tre mesi. 

Successivamente però, durante un primo interrogatorio per cercare di capire le dinamiche di quanto stava succedendo nell'abitazione, le due donne si sono celate dietro un evidente mutismo e si è solo scoperto che entrambe erano di nazionalità nigeriana e provenienti in treno dall'Emilia Romagna, tanto che gli inquirenti sospettano possa trattarsi di un caso di gravidanza non voluta e legata al mondo della prostituzione. Purtroppo però anche il 40enne denunciato non ha voluto lasciare dichiarazioni, oltre al fatto di dichiararsi medico ma senza che alcuna documentazione appropriata e legale possa confermare tale tesi. Inoltre, nell'ispezione dell'appartamento dell'uomo, sono stati ritrovati strumenti chirurgici, siringhe, canule di plastica, pinze e garze, il tutto lasciato semplicemente sotto acqua corrente in un secchio altrimenti usato per le faccende domestiche. "Nulla veniva quindi sterilizzato o protetto in alcun modo, fatto che da solo avrebbe potuto portare a pericolose setticemie nelle pazienti" ha poi dichiarato il Dott. Marco Sartore, Medico Capo della polizia di Treviso.

E' probabile però che il sedicente dottore, ufficialmente operaio-magazziniere nel veneziano e regolare sul territorio italiano da dieci anni e con famiglia all'estero, abbia praticato tali "operazioni" più volte nel corso del tempo, anche perchè il suo nome è molto conosciuto nell'ambiente africano della Marca trevigiana, ma trattandosi di interventi clandestini non possono a tutt'oggi ancora esserci dati certi.

Complimenti alla squadra mobile di Treviso: è stata scoperta una vera e propria clinica degli orrori, con annessi e connessi, compresa l’aggravante che il ‘giro’ delle sventurate ‘pazienti’ appare essere troppo ampio per poterlo considerare un fatto locale. Non si può e non si deve tollerare che la clandestinità, già grave di per sé, possa estendersi anche a pratiche sanitarie tanto delicate sia dal punto di vista medico che da quello umano e psicologico. Mi auguro che le indagini dei nostri poliziotti possano fare piena luce su una realtà che già in questi termini appare allucinante. Se le nostre forze dell’ordine – conclude Zaia – avessero a disposizione più uomini e più mezzi, cosa che chiedo pressochè quotidianamente, chissà quante altre situazioni come queste potrebbero essere scoperte e debellate”. Con queste parole il Presidente della Regione del Veneto Luca Zaia ha commentato l’operazione della Questura di Treviso.


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