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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Comprano e svuotano società, due arrestati per bancarotta fraudolenta

Due coniugi, amministratori di un'azienda di Montebelluna fallita nel 2011, sono stati fermati dalla guardia di finanza di Treviso. Negli anni avvrebbero acquistato e fatto fallire società in difficoltà, lasciando oltre un milione di euro di debiti

Acquistavano e facevano fallire società, trevigiane e non, svuotandole e lasciando dietro di sé centinaia di migliaia di euro di debiti. Per questo C.R. di 56 anni e la moglie M.V. di 36, amministratori di un'azienda di Montebelluna del settore dell'autotrasporto internazionale, sono stati arrestati dalla guardia di finanza per bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale.

L'azienda era stata dichiarata fallita il 22 aprile 2011, dopo sette anni di attività. Secondo le indagini i due avrebbero svuotato la società attraverso la distruzione della contabilità, danneggiando così i creditori per oltre 1 milione di euro, e distraendo significative poste di bilancio, come automezzi, arredo ufficio, crediti e liquidità, per oltre 1,9 milioni di euro. Come se non bastasse avrebbero ceduto, in cambio di nulla, un ramo d'azienda in favore di una terza persona a loro riconducibile.

L'azienda fallita nel 2011, però, non sarebbe stata l'unica a subire questo tipo di trattamento. Da più di dieci anni infatti i marito e moglie avrebbero sistematicamente acquisito aziende di autotrasporto, non solo trevigiane, ormai decotte, per portarle poi definitivamente sul baratro dell'insolvenza. La tecnica sarebbe stata sempre la stessa: distruzione preventiva della contabilità e conseguente vaporizzazione dei patrimoni aziendali.

In alcuni casi, secondo alcune confidenze fatte dai due indagati a terze persone, avrebbero anche denunciato furti simulati della contabilità per ostacolare la ricostruzione del patrimonio e degli affari delle aziende.

I coniugi tra l'altro, essendo già dichiarati falliti in passato, non potevano più ricoprire cariche sociali e tuttavia hanno continuato a gestire le società fallite, ponendo anche firme apocrife sui titoli di credito, avvalendosi di amministratori di diritto, le cosiddette "teste di legno", che spesso erano inconsapevoli di ricoprire cariche societarie.

Ora si trovano agli arresti domiciliari.

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