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Cronaca

Bancarotta ed evasione per milioni d'euro: nei guai sodalizio criminale

Tre le persone interdette alla professione, quattro invece le aziende trevigiane nel mirino: erano tutte fallite nel 2013, ma ancora operanti

TREVISO Smascherato dalla Guardia di Finanza di Treviso, e punito con l’interdizione ad esercitare imprese e uffici direttivi, un sodalizio criminale collaudato e composto da tre imprenditori operanti nella Marca. A conclusione infatti di una complessa ed articolata indagine su ipotesi di bancarotta fraudolenta nei confronti di quattro aziende trevigiane, dichiarate fallite nel biennio 2013 e 2014 e tutte riconducibili ad un medesimo e noto gruppo internazionale di aziende con sede a Pieve di Soligo dagli anni '70 ed operante nel settore della produzione di recinzioni e pannelli metallici, gli investigatori del Nucleo di Polizia Tributaria di Treviso hanno eseguito tre ordinanze per vietare ai bancarottieri di operare ancora alla guida di imprese.

L’accusa è di aver sotratto rilevante patrimonio societario per 19 milioni di euro ed occultato le contabilità societarie in danno del'assetto creditorio esposto per oltre 49 milioni di euro, con un guadagno netto di almeno 8 milioni. I meticolosi accertamenti svolti dai finanzieri trevigiani hanno permesso poi di rilevare che gli indagati, agli inizi del 2013, nonostante una preesistente voragine finanziaria di circa 13 milioni di euro, avevano acquisito tutte le società del gruppo dalla precedente proprietà prospettando ai terzi creditori importanti investimenti e progetti di risanamento aziendale anche a tutela degli oltre trenta dipendenti. La realtà emersa nel corso degli approfondimenti investigativi è risultata assai diversa: insediatisi alla guida delle aziende appena acquistate, i tre soggetti hanno immediatamente posto in essere svariate e ripetute distrazioni di patrimonio attraverso trasferimenti di denaro infragruppo privi di giustificazione contabile, cessione di rami aziendali, di cespiti e di magazzino senza corrispettivo, ed avevano utilizzato ricevute bancarie fasulle per ottenere affidamenti dagli ignari istituti di credito, il tutto per un loro vantaggio personale a scapito della sanità aziendale.

Non nuovi a situazioni di bancarotta, gli indagati si dedicavano così all’acquisizione seriale di aziende in crisi, non solo nel trevigiano, per poi “svuotarle” fino a condurle definitivamente all’insolvenza. Tale spregiudicatezza imprenditoriale è stata vanificata dal tempestivo intervento delle Fiamme Gialle di Treviso che hanno acquisito le fonti di prova necessarie per l’emissione delle ordinanze delle misure interdittive da parte del Giudice per le Indagini Preliminari del locale Tribunale, ossia Silvio Maras. Nello specifico i tre interdetti, e attuali amministratori della società in questione, sono il 52enne C.L. di Caerano San Marco, il 64enne P.A. di Castelfranco Veneto e il 73enne Z.A. di Conegliano (tutti con precedenti alle spalle come "bancarottieri seriali"), mentre i due precedenti proprietari sono ora solo indagati e si tratta di marito e moglie sui cinquant'anni, rispettivamente D.V. e D.M.

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