rotate-mobile
Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

I tanti nessi fra arte e patologia, fisica e mentale

Un convegno organizzato a Monastier dall'Associazione Calvani dr. Antonio ha ripercorso in modo originale la storia dell'arte, mettendo al centro la persona, con i suoi deficit e le sue sofferenze.

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TrevisoToday

Vincent Van Gogh, Luciano Ligabue, Francisco Goya, ma anche Evard Munch ed il grande Michelangelo Buonarroti, seppure in modo diverso per tipologia ed intensità, soffrirono tutti di disturbo mentale e psichico. Così come il violinista e compositore Arturo Paganini era affetto da una malattia rara, la sindrome di Marfan, che grazie a mani lunghe e sproporzionate, con una straordinaria elasticità delle articolazioni, gli consentì di raggiungere gli incomparabili livelli di virtuosismo riconosciutigli a livello mondiale.

Se ne è discusso sabato mattina a Monastier nel corso di un convegno interdisciplinare su "Arte e Patologia" promosso dal centro studi psicosociali Calvani dr. Antonio ed organizzato in collaborazione con l'Ordine dei Medici chirurghi e degli Odontoiatri di Treviso, della Fondazione Oderzo Cultura onlus, del Centro studi sociopsicogiuridici di Trieste, quest'ultimo alla sua prima uscita pubblica dopo la recente costituzione, con il patrocinio del Comune di Monastier.

Attraverso un approccio multidisciplinare - che ha messo a confronto tra loro esponenti di psicanalisi, psicologia, medicina, criminologia, architettura, storici dell'arte e della musica - si è cercato di esplorare il nesso esistente fra l'espressione artistica e la malattia, sia mentale che fisica.
"L'arte, come espressione di sé, consente di superare tutti i limiti, - hanno commentato Emanuela Calvani e Pierluigi Granata, rispettivamente presidente e responsabile dell'organizzazione scientifica del centro studi Calvani - poiché l'arte parla un linguaggio universale, che può arrivare ed essere compreso ovunque. Da qui, il nostro desiderio di approfondire una tematica che mette al centro la persona ed il suo benessere, prima ancora che il paziente e la sua malattia".

Giuseppe Guido Pullia (già direttore del Dipartimento Salute mentale di Treviso) e Rita Corsa (psichiatra e psicanalista) hanno spiegato come la frequenza all'autoritratto in pittori affetti da grave sofferenza psichica, ci parla dell'atto artistico come gesto riparativo. Dopo l'ingresso in manicomio, in quasi tutti gli internati si osserva un impoverimento del gesto artistico; privati praticamente di tutto, in quanto "in manicomio non potevano scegliere nulla di quello che facevano, ecco che gli individui finivano per assomigliarsi tutti, anche nei comportamenti e nel modo di porsi, che poi venivano letti come sintomi di patologia. Ad esempio, molti tendevano ad accumulare oggetti, a riempirsi le tasche di quello che trovavano in giro, come lo stesso Gino Rossi che fu ricoverato al Sant'Artemio di Treviso".

Francesca Valentina Salcioli (arteterapeuta e naturopata) ha invece approfondito l'importanza che l'arte riveste come aspetto terapeutico, intesa come un 'prendersi cura', anziché una 'cura' vera e propria della persona. Franco Basaglia, psichiatra e neurologo, compì una rivoluzione nella concezione moderna della salute mentale. "Si passò dall'arte come diagnosi, all'arte come espressione artistica, di per sé, a misura di persona, non di paziente". Che differenza esiste fra allucinazioni ed estasi? "A noi non interessa - ha ribadito Salcioli - a noi interesse il benessere della singola persona".

Raffaele Rizzardi (dottore in conservazione e gestione delle Belle Arti) ha trattato della dissociazione spazio-temporale in architettura analizzando il caso di Ludwig, re di Baviera, che fu deposto nel 1886 poiché dichiarato pazzo.

Infine, i relatori del convegno hanno più volte fatto riferimento alla musica e alla poesia come ulteriori espressioni artistiche in cui è impossibile tracciare un confine fra creatività, genio e follia. Ricordando, come diceva Proust, che: "Le opere, come nei pozzi artesiani, salgono più alte quanto più a fondo la sofferenza ha scavato il cuore".

www.centrostudicalvani.it

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

I tanti nessi fra arte e patologia, fisica e mentale

TrevisoToday è in caricamento