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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Banca di Monastier e del Sile: inchiesta su buco da 45 milioni di euro

La Banca di Monastier e del sile è finita sotto inchiesta per un presunto buco di 45 milioni di euro. L'ipotesi è che il denaro sia stato distratto a favore dell'amministrazione

Terremoto alla Banca di Monastier e del Sile. La magistratura di Treviso ha aperto un fascicolo su un presunto buco da 45 milioni di euro. Sul registro degli indagati sarebbe stato iscritto l'ex vertice dell'istituto di credito tra gli anni 2007 e il 2010. L'ipotesi di accusa sarebbe quella di appropriazione indebita e distrazione di denaro.

L'INCHIESTA - L'inchiesta è stata avviata alcuni mesi fa dal pm Antonio De Lorenzi per verificare come l'istituto di credito, oggetto anche di un'ispezione da parte della Banca  d'Italia, abbia potuto accumulare un ammanco di tale entità. Il sospetto è che parte del denaro sia stato distratto a favore del vertice amministrativo.

Nel periodo preso in esame dall'inchiesta, ovvero gli anni dal 2007 al 2010, alla presidenza della Banca di Monastier e del Sile sedeva Claudio Bin, mentre direttore generale era Gianantonio Bianchin, affiancato da Michele Baseggio, in qualità di vice.

FINANZIAMENTI SOSPETTI - Secondo quanto si è appreso, il fascicolo della magistratura farebbe riferimento anche a concessioni di fidi e finanziamenti a società non integrate nel territorio e fuori zona di competenza della banca. Movimenti di denaro già da tempo sotto l'occhio della magistratura.

Si tratterebbe di molte società "svuotate", aventi tra i propri componenti alcuni nomi oggetto di indagini, da circa tre anni, da parte della procura di Aqui Terme per associazione a delinquere, truffa e riciclaggio.

CONFLITTO D'INTERESSI - Gli anni di gestione tra il 2007 e il 2010 sono ora passati al setaccio, per capire come sia stato possibile concedere finanziamenti, benefit - anche nel mondo dell'informazione e comunicazione - e fidi di cui avrebbe beneficiato anche uno degli indagati. I fidi, tra l'altro, sarebbero stati concessi anche oltre il tetto di affidamento, sebbene le società beneficiarie stessero per essere messe in sofferenza, per poi effettivamente fallire e portare perdite assolute alla banca.

Sembra inoltre che alcuni finanziamenti siano stati concessi a ditte, riconducibili a persone legate da rapporti di lavoro e di parentela con gli ex vertici della banca, infrangendo così gli obblighi previsti dal codice etico aziendale in materia di conflitto di interessi. E resta da chiarire se i finanziamenti siano stati dati dal vertice della direzione, senza che ne fosse a conoscenza il consiglio di amministrazione, e in taluni casi anche contro il parere dell'ufficio fidi.

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