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Ricordando l'Home Festival 2015: intervista al cantautore Dente

A una settimana dalla chiusura dell'evento musicale dei record, TrevisoToday pubblica una serie di interviste con i protagonisti del festival trevigiano

TREVISO E' uno dei cantautori più apprezzati nel panorama della musica indipendente italiana. Giuseppe Peveri, in arte Dente, è stato uno dei protagonisti della serata inaugurale dell'Home Festival di Treviso, l'evento musicale che ha fatto registrare cifre record nel corso di tutte le sue serate di programmazione. Alla fine del suo intimo e affollatissimo concerto eseguito con voce e chitarra acustica l'abbiamo intervistato per rivolgergli una serie di domande sulla vita e sul suo modo di intendere la musica:

-Nella tua musica emerge sempre molto chiaramente l'importanza e la passione che metti nello scrivere i testi che compongono le tue canzoni. E' nata prima la tua passione per la musica o per la scrittura?
Io prima di tutto sono un cantautore e come tale non posso immaginare la mia musica senza l'esistenza della parola. I testi hanno da sempre un'importanza fondamentale all'interno della mia musica, ma non c'è mai stato un momento in cui una delle due componenti ha avuto la meglio sull'altra. Si sono formate e sviluppate quasi all'unisono, crescendo e completandosi a vicenda. Da ragazzino ero un attento ascoltatore di dischi, mi piaceva spaziare in moltissimi generi, mentre la mia passione per la letteratura nasce intorno ai 13/14 anni leggendo i tantissimi libri che avevamo nella libreria di famiglia. Queste due passioni, crescendo, sono poi andate a determinare quella che oggi è la mia musica.

-Per te le parole hanno più importanza all'interno delle canzoni o anche nella vita di tutti i giorni?
Probabilmente nella musica, ma ogni giorno penso che mi piacerebbe un sacco essere una persona che agisce un po' di più, dando meno importanza alle parole. A volte ci costruiamo inutili paranoie perché finiamo con l'interpretare in maniera sbagliata le parole che ci dicono le persone che ci circondano. In molti casi servirebbe essere persone pratiche e d'azione, dimenticandoci delle parole.

-Ti è mai capitato di scrivere una canzone triste anche quando non lo eri?
In genere no, non è una cosa che mi capita molto spesso. Però nella mia discografia ci sono un paio di canzoni che parlano di tristezza che ho scritto quando non ero triste. Volevo provare a vedere se ero in grado di costruire artificialmente un sentimento e vedere se riuscivo a comunicare le emozioni allo stesso modo. I titoli dei brani non ve li posso svelare, altrimenti cadrebbe il mistero, ma diciamo che alla fine sono stato soddisfatto del risultato complessivo.

-Pochi mesi fa è uscito il tuo primo libro: "Favole per bambini molto stanchi". Perché secondo te bisogna ancora oggi continuare a raccontare delle favole?
Raccontare delle favole è giusto perché abbiamo bisogno di prenderci ogni tanto una pausa dalla vita reale. Le favole servono per raccontare quella vita in maniera diversa, con uno sguardo semplice, diretto e senza troppi complessi. Io non ho una favola preferita, ma ricordo che da bambino aspettavo sempre con ansia il momento in cui i miei genitori mi raccontavano una favola. Per questo penso sia giusto continuare a raccontarle anche alle generazioni future.

-La tua musica è fatta per essere suonata in spazi intimi e accoglienti. Com'è stato esibirsi in un palco come quello dell'Home Festival davanti a un così grande numero di spettatori?
Ho sempre un po' di timore quando presento il mio show acustico davanti a molta gente in spazi ampi e grandi. E' un modo tutto diverso di approcciarsi alla musica perché non sai mai se tutti riusciranno a essere coinvolti nello spettacolo, i problemi tecnici aumentano e poi si sa che la musica elettrica è la più adatta per essere suonata nei grandi festival all'aperto. Non mi sono preoccupato più di tanto e anche qui a Treviso il concerto è andato molto bene. Il pubblico era molto attento e coinvolto e sono contento che si riescano a fare iniziative come questa, in cui c'è una grandissima proposta musicale e si può portare la propria musica davanti a platee eterogenee e diverse dal solito. E' stata una bella esperienza.

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