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Cronaca

Spedizione punitiva contro i bagnini: «E' stato istintivo difendere il nostro amico»

In una lettera la versione di uno dei giovani protagonisti della rissa di Jesolo di domenica scorsa

Sono un ragazzo di Treviso e ho assistito alla rissa di Jesolo che sta ormai venendo divulgata in ogni sito web o notiziario. Ci tengo a raccontare come veramente sono andati i fatti, non per giustificarmi o per “salvare la pelle” a me e ai miei amici, ma perché come noi abbiamo sbagliato e ne abbiamo pagato le conseguenze, così è giusto che anche i bagnini siano puniti. Come è già stata diffusa la notizia, un nostro amico si era addormentato sul pontile e faceva fatica a risvegliarsi, nonostante i bagnini provassero a farlo spostare. In seguito hanno iniziato ad aggredirlo fino a farlo sanguinare e mi sembra più che naturale che dei ragazzi che vedono un loro amico in tale situazione intervengano.

Si è vero, siamo intervenuti nella maniera più scorretta possibile perché si sa, con la violenza non si risolve nulla, ma ammetto che è stato un atteggiamento istintivo e determinato dal fatto che già questo nostro amico stesse venendo aggredito. I bagnini poi, furbi, si sono spostati verso le zone più affollate per sembrare le vittime della situazione e far passare noi come i vandali che girano per le spiagge solo per fare del male, usare violenza, o scatenare risse per divertimento. Io non frequento il ragazzo che è stato aggredito ma è un mio amico a prescindere e sono intervenuto in suo aiuto. Il mio scopo, e quello della mia compagnia, era quello di passare una bella serata a Jesolo e divertirci, quel che è successo non fa parte del nostro comportamento e a nome di tutti, mi scuso, ma essere offeso, attaccato, o considerato al pari di quegli uomini che di notte nelle spiagge fanno cose molto gravi, non lo permetto. Ripeto, noi abbiamo sbagliato, ci siamo comportati da immaturi e irrispettosi, ma non bisogna colpevolizzare solo e soltanto noi.

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