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Cronaca Montebelluna

Regolamento di conti al bar con il rivale: prima della rissa avvisa i carabinieri

I duellanti si sono ritrovati in tribunale: sono un taglialegna 47enne, autore della telefonata di "rivendicazione" al 112, ed un 63enne, entrambi di Montebelluna

Prima ha avvisato i carabinieri che stava andando a cercare quello che a suo dire, lo tormentava da 12 anni, poi dopo che i due se le sono date di santa ragione in un bar ha richiamato i militari dell'Arma di Montebelluna per raccontare come era andata. «Sto andando a casa a lavarmi,sono coperto di sangue, questa volta gliele ho date anche io. Al bar c'è una pozza di sangue».

L'uomo, un 47enne di Montebelluna con un passato come imprenditore del settore tipografico e oggi taglialegna, è finito a processo con l'accusa di lesioni aggravate. Con lui alla sbarra anche il rivale, un 63enne anche lui di Montebelluna che, secondo la versione data dal più giovane dei due imputati, lo avrebbe "vessato" per oltre 12 anni, minacciandolo e picchiandolo ogni volta che si vedevano. Botte e dispetti, tra cui quello di andare a parlare male ai clienti del 47enne, in un crescendo che ha portato alla resa dei conti avvenuta in un bar del centro di Montebelluna un pomeriggio del maggio del 2014. Bilancio: il 47enne ha riportato la frattura del setto nasale e un dente rotto da un pugno, il 63enne è uscito dalla zuffa con una ferita profonda all'arca sopraccigliare. Si sono denunciati a vicenda e sono finiti a processo, in cui si sono costituiti parte civile uno contro l'altro.

La particolarità della vicenda, in cui non sono chiare le ragioni dell'acrimonia tra i due, è che il 47enne, prima di saldare i conti con l'altro, aveva avvisato i carabinieri di Montebelluna con una telefonata. «Sono 12 anni che quando mi incontro mi minaccia, mi insulta e mi mena -ha detto al militare che ha risposto alla sua chiamata, aggiungendo- Da 15 giorni non dormo, ogni volta che mi vede mi aggredisce. Adesso lo sto andando a cercare. Vado al bar, se lo trovo e mi tira pugni questa volta reagisco». Il carabiniere dall'altro capo del filo ha inutilmente cercato di far desistere l'uomo dai suoi propositi. Una volta incontrato il 63enne infatti sono partiti i cazzotti, i calci e gli sgabelli in testa. E il 47enne, secondo la denuncia dell'altro, avrebbe anche utilizzato un cacciavite che aveva nella tasca del giaccone che indossa quando lavora come taglialegna.

Poi, dopo la colluttazione, la seconda telefonata ai carabinieri. «Sono coperto di sangue, vado a casa a lavarmi». Il piantone che ha preso la chiamata ha raccontato durante la sua deposizione di aver invitato l'uomo a recarsi prima in caserma per chiarire i fatti. «No - ha risposto il 47enne - sono quasi arrivato. Prima mi lavo». Si torna in aula l'8 luglio per la sentenza.

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