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Cronaca Fonte

Domenica d'integrazione con il "Pranzo dei popoli": migranti e volontari a tavola insieme

Bellissimo momento di aggregazione nella giornata di domenica 7 gennaio al Cfp di Fonte. Al pranzo anche Monsignor Cevolotto che ha auspicato "uno sguardo nuovo contro la paura"

FONTE "E’ necessario cambiare lo sguardo su queste persone come ci ha detto il Papa. Dobbiamo cercare di vedere quello che possiamo recuperare dalla loro presenza in termini umani, culturali e religiosi. Altrimenti rischiamo di rimanere schiavi delle nostre paure".

Monsignor Adriano Cevolotto, vicario generale della diocesi di Treviso è intervenuto con queste parole, nella tarda mattinata di domenica 7 gennaio al pranzo “Natale dei popoli” nella sede del Centro di Formazione professionale (Cfp) Opera Monte Grappa di Fonte Alto. Ad organizzarlo lo stesso Cfp, la Caritas del Vicariato di Asolo e il consorzio “Restituire” di Treviso in collaborazione con le cooperative “Orchidea” di Montebelluna e “Pastelli” di Camposampiero. Presenti centoventi persone tra cui una quarantina di immigrati, operatori e volontari della cooperativa e della Caritas, alcuni sacerdoti, volontari delle parrocchie di Maser, Asolo, Onè, Monfumo e dei gruppi missionari.  «Proprio ieri in cattedrale – ha continuato mons. Cevolotto - a Treviso abbiamo celebrato l’Epifania, la festa dei popoli. Abbiamo vissuto la manifestazione di una condivisione di fede. Oggi qui celebriamo una condivisione nell’umanità, nella cura di queste persone».

Presente al pranzo anche il presidente del consorzio Restituire Antonio Durante: "Facciamo un lavoro di accompagnamento. La cosa più importante è inserire queste persone nel territorio con azioni sociali. Per quanto riguarda il lavoro come cooperativa facciamo da tramite con aziende del trevigiano con contratti brevi e limitati pagando noi direttamente i lavoratori". Il responsabile del progetto della casa di Onè di Fonte Lorenzo Biagi: "Nella casa  ci sono otto famiglie, sei mamme e otto bambini. Il nostro obiettivo è costruire una comunità interculturale basata non solo sul lavoro ma attraverso il lavoro riuscire a costruire, e lo dico senza retorica, un mondo nuovo". Il presidente del Cfp Opera Monte Grappa don Paolo Magoga ha sottolineato: "La missione di questa scuola fin dalla nascita è stata quella di essere un ponte tra l’Italia e l’estero preparando i ragazzi che negli anni ‘50 sarebbero poi emigrati. Oggi questa vocazione è indirizzata nei confronti di chi viene da noi per imparare un mestiere. Il pranzo di oggi è stata l’occasione per aprire le porte a chi si sta integrando". Sono molto significative le cifre sulla cittadinanza dei 546 allievi iscritti quest’anno al Cfp ben 20 le nazioni rappresentate. Dopo l’Italia (396 allievi) le altre sono Macedonia (45 allievi), Romania (19), Kosovo (15), Marocco (11), Albania, Cina e Senegal (7), a seguire con uno o due allievi Burkina Faso, Brasile, Croazia, Ghana, Costa D’Avorio, Moldavia, Pakistan, Portogallo, Serbia, Thailandia e Tunisia.

LA TESTIMONIANZA DI SYED

Una testimonianza e un grazie è stato anche espresso a nome di tutti gli ospiti da Syed Haider, pakistano, 27 anni, ospitato a Fonte con moglie e figlio di sette mesi. «Noi rifugiati non siamo persone pericolose. Siamo perseguitati senza motivo. Da quando siamo in Italia siamo più tranquilli. Per noi – ha detto tra l’altro Syed - è il Paese più bello di tutti. E lo posso dire avendo vissuto in altri quattro posti diversi». Syed ha quindi ringraziato tutti gli operatori per la grande umanità e per l’aiuto che riceve ogni giorno. «Siamo 30 rifugiati tutti con culture diverse. Viviamo insieme senza nessun problema grazie al modo in cui  è organizzata la casa».

DATI DELL’ACCOGLIENZA

Per quanto riguarda i migranti: la Caritas trevigiana ha attivato 10 case di accoglienza e dal marzo 2014 ha accolto 951 persone (uomini, donne e bambini). Le case sono a Treviso, Istrana, Frescada, Povegliano, Paderno di Ponzano, Olmi di San Biagio di Callalta. In questi anni sono state attivate anche a Maser e Onè di Fonte. L’accoglienza ha dato lavoro a 15 giovani (italiani e stranieri). Si è attivato anche il progetto Rifugiato a casa mia nel quale chi ha ricevuto un permesso ha la possibilità per un anno, in famiglia o in parrocchia, di continuare la ricerca di lavoro e casa. Si tratta di un’accoglienza diffusa che ha visto coinvolti 70 migranti accolti in 17 famiglie, 13 parrocchie e 3 ordini religiosi. «I risultati sono stati molto buoni – spiegano alla Caritas - perché quanti hanno fatto il progetto hanno trovato delle soluzioni per la loro vita». Nel Vicariato di Asolo sono presenti 21 parrocchie, unite in 4 collaborazioni pastorali, per circa 40 mila abitanti, sei gruppi Caritas, alcuni anche con esperienza di accoglienza di ragazzi immigrati. E’ presente anche un Centro di ascolto della Caritas che segue diverse situazioni di disagio e povertà e interviene con aiuti concreti sostenendo e assistendo famiglie di immigrati e non solo.

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