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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Valdobbiadene

Non ha rubato i dati dei clienti della sua ex azienda: imprenditore assolto in aula

Alla sbarra un 40enne di Valdobbiadene: era chiamato a rispondere delle accuse di accesso abusivo a un sistema informatico e di diffusione abusiva di codici d'accesso telematici

VALDOBBIADENE Era finito sotto processo per interferenza illecita nel sistema informatico dell’azienda concorrente e per la quale in precedenza lavorava. Secondo la procura di Treviso il suo obiettivo sarebbe stato quello di scoprire le generalità dei clienti dell’ex datore di lavoro e così contattarli. Il giudice Marco Biagetti, analizzate le prove a carico di un 40enne di Valdobbiadene, ha pronunciato nei confronti dell'uomo una sentenza di piena assoluzione.

L'imprenditore era chiamato a rispondere di due diversi capi d'accusa: il primo riguardava la violazione del comma terzo dell'articolo 615 del codice penale, ovvero l'accesso abusivo a un sistema informatico (reato per il quale lo stesso pubblico ministero aveva chiesto l'assoluzione), e del comma quarto dello stesso articolo, ovvero la detenzione e diffusione abusiva di codici di accesso a sistemi informatici (reato per il quale il pm aveva ipotizzato una condanna a 3 mesi e 800 euro di multa).

Stando a quanto contestato dagli inquirenti il 40enne, nel settembre 2011, si sarebbe introdotto abusivamente nel sistema informatico dello Studio Ulm srl, per scopi estranei a quelli che lo legavano contrattualmente all'azienda, chiedendo l'attivazione dal parte del centro paghe di un nuovo collegamento telematico all'archivio dello studio, che era protetto da misure di sicurezza idonee. In più, sempre secondo il capo d'imputazione, al fine di procurarsi un ingiusto profitto, in virtù del precedente rapporto di collaborazione con lo studio, si sarebbe abusivamente procurato una nuova password con cui accedere all'archivio dei dati dei clienti dello stesso.

A trascinarlo in tribunale, al termine delle indagini effettuate dagli uomini della Polizia Postale di Treviso incaricati dalla Procura di Venezia (competente per questo tipo di reati) erano stati i vertici dello studio Ulm che, con l'avvocato Alberto Mascotto, si erano costituiti parte civile per chiedere il risarcimento della danno.  

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