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Cronaca

“Come si uccide una persona?” Questo quanto cercava Savciuc nel cellulare prima di strozzare Irina

Le perizie disposte dal Pm confermano pesanti elementi di premeditazione

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TrevisoToday

"Le scrupolose indagini poste in atto dalla Procura di Treviso per fare luce su tutti gli aspetti di quest'atto criminoso confermano quanto abbiamo sostenuto fin dal primo momento, che Savciuc non ha perso la testa quando ha commesso l'omicidio, ma che al contrario sapeva bene ciò che faceva e che, anzi, si era persino documentato per portarlo a termine. Ora, dunque, attendiamo fiduciosi i provvedimenti da parte del Pubblico Ministero, certi che sarà fatta piena giustizia per Irina, per la mamma e per tutti i suoi cari". E' il commento dell'avvocato del foro di Treviso Andrea Piccoli, che assiste la famiglia della vittima, all'indomani del deposito delle varie perizie disposte dal Pubblico Ministero, dott.ssa Mara De Donà, titolare del procedimento penale per omicidio pluriaggravato e occultamento di cadavere a carico di Mihail Savciuc, il 19enne moldavo assassino reo confesso di Irina Bacal, la ventenne sua connazionale ed ex fidanzata, di Conegliano, incinta in sette mesi, trucidata domenica 19 marzo.

Alla luce delle risultanze, infatti, appare difficile pensare si sia trattato di un delitto d'impeto, essendo emersi numerosi e schiaccianti elementi a supporto della tesi della premeditazione, peraltro sostenuta fin da subito dalla stessa Procura trevigiana. L'avvocato Piccoli, con cui collabora anche Studio 3A, società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità in ogni genere di sinistro, a tutela dei diritti dei cittadini, allude in primis alla perizia sul cellulare del giovane affidata - unitamente a quella sui supporti informatici ed elettronici sequestrati presso la sua casa e a quella sullo smartphone della vittima - all'ingegner Nicola Chemello, esperto di informatica forense. Il consulente tecnico, nonostante il tentativo del 19enne di cancellare i dati, è riuscito a recuperare tutto il contenuto del suo Galaxy Note 3 appurando, tra l'altro, come a partire dalle 8.46 del mattino del 19 marzo, il giorno dell'omicidio, che l'esame autoptico fa risalire alla tarda serata, Savciuc abbia cominciato ad effettuare una serie di ricerche inquietanti con oggetto come si possa uccidere una persona.

Una delle navigazioni on-line, in italiano e nella sua lingua, riguardava espressamente come si uccide una persona a mani nude. Ricerca che fa riflettere, considerando che la perizia medico legale del dott. Alberto Furlanetto conclude che la morte di Irina è stata dovuta ad asfissia da compressione esterna delle vie aeree per strozzamento, che la vittima, prima, è stata colpita-tramortita almeno due volte con un corpo contundente voluminoso e irregolare (di qui la profonda ferita alla guancia destra) e che ha cercato disperatamente di sottrarsi alla furia del suo carnefice, essendo presenti nel cadavere segni di colluttazione violenta e tentativi di difesa. L'autopsia, inoltre, svela un altro particolare tutt'altro che secondario. Oltre ad aver stabilito che la giovane era incinta di un feto di sesso maschile di età gestionale pari a non meno di 29 settimane, in perfetta salute, che, come comprovato dall'esame del Dna, era effettivamente figlio di Savciuc, ha anche riscontrato che la morte non è avvenuta nel luogo in cui il cadavere è stato ritrovato tre giorni dopo, a Formeniga di Vittorio Veneto, essendovi evidenti segni di trascinamento del corpo attraverso le braccia.

Inoltre, grazie agli accertamenti tecnici e di laboratorio sui reperti sequestrati dalla Polizia Scientifica di Padova nella Renault Clio nuova fiammante di Savciuc, in particolare sul bagagliaio, affidati alla dott.ssa Luciana Caenazzo, del dipartimento di Medicina Molecolare dell'Università di Padova, in due formazioni pilifere e in due tamponi ematici è stato rinvenuto il profilo genetico di Irina, a cui tali reperti si possono dunque attribuire senza dubbio: la ragazza, pertanto (o il suo cadavere), in quell'auto acquistata da poco c'è stata. "Al riguardo, ci aspettiamo anche che l'indagato racconti finalmente tutta la verità sull'omicidio - conclude l'avvocato Piccoli -, perché ci sono ancora parecchi punti oscuri": l'assassino dovrà ad esempio spiegare il contenuto delle telefonate alla sorella e alla mamma fatte a cavallo della mezzanotte del 19 marzo, subito dopo l'omicidio.

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