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Cronaca Farra di Soligo

Omicidio di Tovena, i fratelli Stella rispondono agli inquirenti: "Sartor è caduto da solo"

Sarebbero Alberto e Francesco Stella i responsabili della morte del 45enne di Soller. Figli di Raffaello, proprietario della Stelbi Spa di Farra di Soligo, i due sono accusati di omicidio

Sarebbero due fratelli di 31 e 26 anni di Farra di Soligo i responsabili di quanto successo al 45enne Alessandro Sartor nella notte tre giovedì e venerdì al bar "Al Bakaro" di Tovena. Secondo infatti la ricostruzione della vicenda effettuata dai carabinieri, grazie anche alle testimonianze dei presenti, Alberto e Francesco Stella avrebbero colpito con dei pugni alla schiena il 45enne di Soller che, una volta caduto rovinosamente a terra sbattendo il capo, è poi morto in ambulanza prima dell'arrivo all'ospedale di Conegliano a causa delle gravi lesioni riportate alla testa. Figli di Raffaello Stella, patron della Stelbi Spa di Farra molto nota per essere da anni attiva nel mondo della produzione di materiale per la termoidraulica, la climatizzazione e l'idrosanitaria, i due fratelli avrebbero però rispedito al mittente ogni accusa. Secondo quanto riportano i quotidiani locali, infatti, entrambi avrebbero dichiarato ai carabinieri che effettivamente è nata una rissa nel locale, ma che poi Sartor è caduto da solo ferendosi mortalmente. 

In ogni caso, a prescindere dalle responsabilità, la vicenda ha totalmente sconvolto le comunità di Farra di Soligo e di Cison di Valmarino. Da un lato perché Sartor era molto conosciuto in paese per il suo impegno sociale e per lavorare come barista proprio al Bakaro, mentre i due fratelli, essendo rampolli di una nota famiglia della zona, erano soliti vedersi in città per divertirsi con gli amici dopo gli impegni lavorativi. Per Alberto e Francesco però, rispettivamente dirigente alla Stelbi Spa e manager presso la Weiss Stern Dimensione Acqua s.r.l (altra azienda familiare), l'accusa al momento è quella di omicidio preterintenzionale e rissa e per questo si trovano ora detenuti nel carcere di Santa Bona a Treviso. Contro di loro ci sarebbero difatti sia una decina di testimonianze di persone presenti sul luogo del delitto e persino alcune immagini di una telecamera di videosorveglianza. Insomma, una vicenda ancora tutta ancora da chiarire ma che potrebbe cambiare per sempre la vita dei due giovani imprenditori trevigiani.

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